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FED, l’ambiguità di Powell ha un prezzo. I commenti dei gestori

8/27/2021 | Daniele Riosa

“Tapering possibile entro la fine dell’anno”. Il presidente della Federal Reserve, nel suo video-discorso al simposio di banchieri di Jackson Hole, ha spiegato che un intervento troppo prematuro potrebbe rivelarsi “molto dannoso”


“Tapering possibile entro la fine dell’anno”. Il presidente della Federal Reserve, Jerome Powell, nel suo video-discorso al simposio di banchieri di Jackson Hole, ha spiegato che un intervento troppo prematuro potrebbe rivelarsi “molto dannoso”, visto il clima di incertezza alimentato dalle debolezze dell'economia Usa e dalla proliferazione della variante Delta. Vediamo come i gestori commentano le parole del numero uno della FED.

Jeremy Lawson, chief economist di Aberdeen Standard Investments, rileva che “le banche centrali sono indubbiamente più trasparenti rispetto al passato. Ma il discorso di Powell è stata l'ennesima prova che trasparenza non significa chiarezza. E il vuoto lasciato dall'ambiguità della Fed ha un prezzo. Nonostante la schiera di funzionari della Fed che si sono allineati per dire che il tempo di ridurre il programma di QE si sta avvicinando, Powell ha continuato a tenere aperte le sue opzioni sulla precisa tempistica. Sebbene abbia riconosciuto che ‘ci sono stati sostanziali progressi per quanto riguarda l’inflazione’, è rimasto più ambiguo in merito all'occupazione. Il risultato è che non sappiamo ancora con certezza se il tapering inizierà quest'anno oppure no”.

"La Fed - prosegue il gestore - pubblica proiezioni sulla disoccupazione a breve e a lungo termine. Ma non intende definire il livello di massima occupazione, come Powell ha recentemente ammesso: ‘è molto difficile essere precisi a riguardo’. Senza un punto di arrivo, nessuno sa quando la Fed raggiungerà la sua destinazione. Gli obiettivi di inflazione della Fed sono probabilmente ancora più misteriosi. L'anno scorso la Fed è passata a un obiettivo di inflazione media. Ma non è stata definita la durata del periodo in cui viene calcolata la media. E non c’è chiarezza nemmeno sul grado in cui sarà permesso all'inflazione di superare l'obiettivo del 2%. Beh, sì, è così. Ma è inutile indicare alla gente la direzione di qualcosa se non si è disposti a spiegare cos'è. Al contempo, l’analisi della Fed sulle ragioni dell’aumento dell’inflazione di quest'anno è priva di sostanza. Si afferma che questa dipenda per lo più da distorsioni transitorie create dalla pandemia e dalla riapertura dell'economia".

Ma cosa si intende esattamente con il termine transitorio? Come si possono distinguere le pressioni transitorie su salari e prezzi da quelle persistenti? E se l'accelerazione dell'inflazione è davvero dovuta a una riapertura che già si aspettavano, perché le loro stime sono state così sbagliate? Per il manager “non ci resta che indovinare le risposte. Ci sono buone ragioni per cui la Fed possa volere un po' di ambiguità. Se tutto fosse molto chiaro gli investitori trarrebbero le stesse conclusioni, gli scambi si affollerebbero e i mercati diventerebbero più volatili nel momento in cui la Fed cambiasse inevitabilmente rotta. Una maggiore chiarezza poi indurrebbe gli investitori a fare affidamento su ogni parola della Fed ancora di più di quanto non facciano già. Analogamente, le decisioni della Fed sono condizionate da un futuro incerto, quindi un certo grado di vaghezza è essenziale. Ma se la Fed non fa chiarezza nemmeno sui suoi obiettivi e su come si comporterà in diverse circostanze, allora non fa altro che aggiungere incertezza all’incertezza”.

“Questo - rileva l’economista - costringe gli investitori a un gioco di indovinelli su quale strada potrebbero prendere, porta maggiore volatilità e spreca enormi quantità di risorse. Quando un'azienda comunica i propri risultati, non può prevedere con precisione tutte le variabili che influenzano i suoi guadagni futuri. Ma deve presentare una strategia aziendale coerente se vuole che gli investitori valutino le sue azioni in modo appropriato. Non sono molti i ceo che considerano una virtù lasciare che gli investitori indovinino da soli le strategie aziendali. Il gioco delle congetture è particolarmente nocivo a causa del ruolo della Fed”.

“La Fed –conclude Lawson - prende decisioni che influenzano il primo asset privo di rischio al mondo e, di conseguenza, la valutazione di ogni altro asset a livello mondiale. L'importanza della chiarezza e il costo dell'ambiguità è quindi maggiore che in qualsiasi altra area del sistema finanziario. L'ambiguità crea discrezionalità per le banche centrali. Ma questo ha un prezzo”.

Filippo Diodovich, market Strategist di IG, ricorda che “la settimana è stata caratterizzata da un po’ di nervosismo per l’attesa delle parole di Jerome Powell al forum di Jackson Hole nel Wyoming ma alla fine le borse hanno chiuso positivamente l’ottava. Powell ha confermato l’atteggiamento cauto e non ha annunciato l’inizio del processo di tapering. Nonostante i miglioramenti sul fronte occupazionale e le forti pressioni inflazionistiche è ancora troppo presto per ridurre gli stimoli monetari e sarà, inoltre, necessario valutare gli effetti della variante delta su ripresa economica e su occupazione. Rimaniamo con la view che nel prossimo meeting della FED di fine settembre assieme alla pubblicazione delle proiezioni macroeconomiche su inflazione, PIL e disoccupazione e al grafico dot plot ci sarà anche annuncio della riduzione degli stimoli monetari da effettuare da ottobre/novembre”. 

Diodovich prevede che “gli addetti ai lavori, la prossima settimana, guardano sempre agli Stati Uniti soprattutto per il dato sui non farm payrolls, altro dato significativo per convincere la Federal Reserve a cambiare le proprie strategie di politica monetaria. In Europa particolare attenzione alla pubblicazione degli indici PMI manifatturiero e dei servizi”.

Per Antonio Cesarano, chief global strategist di Intermonte, “il tapering (se tapering sarà) potrebbe arrivare tra novembre/dicembre, soprattutto virus permettendo, che a sua volta diventa cruciale anche per la dinamica del lavoro. Contagi in aumento si potrebbero infatti associare a minore ritorno al lavoro e quindi più lento recupero del tasso di partecipazione”.

Per l’analista “si conferma pertanto lo scenario di tassi mediamente bassi e curve in appiattimento per fine anno, salvo temporanee fasi di rialzo/steepening che potrebbero interessare in modo particolare settembre mano a mano che ci si avvicina alla riunione Fed del 22 settembre ed in base ai dati macro del mercato del lavoro in primis il prossimo 3 settembre”.  

Uno scenario, prosegue Cesarano, “mediamente favorevole per i mercati azionari per fine anno in media, beneficiando di: una buona crescita corrente con tassi mediamente bassi, della riserva mentale che se i tassi dovessero accelerare al rialzo/aumentassero rischi di varia natura (Covid, strozzatura della catena fornitura) la Fed non esiterebbe a rinviare la partenza del tapering o a tornare indietro sui suoi passi in caso di partenza del tapering o Powell stesso ha enfatizzato la prudenza sul timing di partenza del tapering dichiarando: ‘The ill-timed policy move unnecessarily slows hiring and other economic activity and pushes inflation lower than desired. Today, with substantial slack remaining in the labour market and the pandemic continuing, such a mistake could be particularly harmful’”.

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