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Inflazione, nei prossimi anni salirà fino al 3%

8/31/2021 | Daniele Riosa

Sperb (Flossbach von Storch): “L’indice non sfuggirà di mano nell’immediato, ma siamo comunque convinti che nei prossimi anni sarà più elevata che in passato”


L’inflazione è un tema al momento molto sentito, sia nelle discussioni con gli investitori sia nei media, che finiscono così per condizionarsi a vicenda. In effetti, di recente i tassi d’inflazione hanno subito un’impennata, soprattutto negli Stati Uniti. La domanda sorge dunque spontanea: cosa accadrà nei prossimi anni? La tendenza proseguirà, magari con un’inflazione descritta talvolta nei commenti di mercato come ‘galoppante’ o è in arrivo addirittura un’iperinflazione? Walter Sperb, capital market strategist, Flossbach von Storch, parte da una premessa: “l’inflazione non sfuggirà di mano nell’immediato, ma siamo comunque convinti che nei prossimi anni sarà più elevata che in passato. Riteniamo plausibile un tasso del 2 o 2,5% o magari anche del 3%”.

Su che cosa si basano le stime? “Facciamo rapidamente il punto della situazione, osservando le tendenze sottostanti gli attuali dati inflazionistici. Importante in questo senso è il fattore tempo. Ecco perché operiamo una distinzione tra driver a breve termine di natura più ciclica, che condizionano l’andamento dell’inflazione, e fattori strutturali a più lungo termine. Cominciamo dall’inizio della linea temporale e quindi dalla pandemia di coronavirus e dalle sue conseguenze economiche. Probabilmente non sarebbe azzardato affermare che la crisi del Coronavirus, la recessione del 2020, è stata più una crisi dell’offerta che della domanda. Da un lato infatti, durante il lockdown, alcuni beni e servizi sono semplicemente ‘venuti meno’ perché non erano più disponibili o lo erano soltanto in misura limitata”.

Dall’altro lato, “ci sono stati massicci aiuti da parte di governi e banche centrali che hanno assicurato ai privati risorse finanziarie sufficienti, che finora però sono rimaste inutilizzate. La gente temeva infatti di poter perdere il lavoro o semplicemente non sapeva come spendere questi soldi (extra), visto che viaggiare o mangiare fuori non era più possibile. La situazione emerge molto chiaramente dal notevole aumento dei tassi di risparmio a livello globale, avvenuto praticamente in sincronia nelle varie economie. Nel corso della pandemia, anche il potenziale della domanda si è gradualmente ridotto, incoraggiando non da ultimo l’inflazione. Il denaro che non poteva essere speso per viaggiare o andare al ristorante è stato spesso investito nelle quattro mura domestiche: nuovi mobili, un televisore più grande, l’ultimo modello di notebook per lavorare da casa, senza dimenticare le innumerevoli cartucce per stampante o anche le piante da giardino o i fiori per i balconi. Questa tendenza si riflette appieno nei dati sulle vendite al dettaglio negli Stati Uniti, ma anche in Europa. Gran parte dei consumi è logicamente avvenuta online. L’ondata di denaro messa in campo da governi e banche centrali non si prosciugherà tanto presto...”.

“Tuttavia - sottolinea il gestore - non ci aspettiamo che la crisi del Coronavirus in quanto tale si traduca in una pressione inflazionistica duratura e sproporzionata, anche se la vita sta gradualmente tornando alla normalità: i ristoranti stanno riaprendo e si può di nuovo viaggiare e fare shopping, con un conseguente aumento dei consumi – e quindi dei prezzi (ad esempio per i voli). Al contempo, infatti, la domanda dei cosiddetti 'beni da lockdown' tornerà a calare. Chi ha comprato una casetta da giardino o un televisore, non lo farà più almeno per i prossimi cinque anni. Col tempo, quindi, entrambe le tendenze sono destinate a ridimensionarsi”. 

“In definitiva – conclude Sperb - le aspettative d’inflazione stanno sì crescendo, ma non dovrebbero tradursi in tassi eccessivi. A nostro avviso, questa visione ciclica e piuttosto a breve termine dell’inflazione, è ampiamente scontata dai mercati dei capitali. Più importante di questo scenario, che è legato a un periodo di tempo del tutto gestibile, è la prospettiva a lungo termine”.

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