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Mercati tra inflazione, tapering, Cina e varianti

9/3/2021

La lista dei driver in grado di impattare sull’andamento dei mercati azionari globali è lunga. La view di GAM (Italia) SGR e Natixis IM


La lista dei fattori che potrebbero impattare sull’andamento dei mercati nei prossimi mesi è lunga: tapering, restrizioni regolamentari in Cina, diffusione della variante delta e andamento dell’inflazione. Qual è la view delle case di gestione?

 

Secondo Esty Dwek, head of global market strategy, Natixis Investment Managers Solution, nonostante i driver siano numerosi non sembra siano riusciti a rallentare né il cammino di ripresa né il buon andamento dei mercati azionari.

 

Per quanto riguarda la politica monetaria americana, “le ultime minutes della Fed hanno lasciato intuire un tapering entro fine anno e, dal nostro punto di vista, non pensiamo che questo potrà rappresentare un problema vero, dato che non è una sorpresa per i mercati: gli aggiustamenti saranno graduali e ampiamente previsti” spiega Dwek. “La revisione al rialzo dei tassi non è prevista fino alla fine del 2022 o all'inizio del 2023. L'economia statunitense rimane ben posizionata nell’ambito di un solido percorso di recupero grazie all'abbondante liquidità e al sostegno di natura fiscale. Le ambizioni dei democratici sul fronte delle infrastrutture sta andando nella giusta direzione, dato che il Senato (controllato dai democratici) ha approvato sia il pacchetto infrastrutturale bipartisan da un trilione che il piano di bilancio da 3,5 trilioni che si concentra sulle infrastrutture "soft". Mentre il programma per le infrastrutture va avanti, la necessità di aumentare il limite del debito pubblico è diventata urgente per fine settembre”.

 

“Come per il 2020, anche quest’anno “sell in May and go away” si è rivelata una pessima scelta” commenta Paolo Mauri Brusa, gestore del team multi asset Italia di GAM (Italia) SGR. “L’Msci World da fine maggio a fine agosto è salito di quasi il 6%, l’S&P500 dell’8%, il Nasdaq dell’11% con un paio di brevi correzioni dovute ai timori legati alla crescente inflazione, al tapering da parte della Fed e, recentemente, anche della BCE. In effetti l’indice dei prezzi al consumo, sia negli Stati Uniti che in Europa, ha fatto segnare in questi ultimi mesi i valori più alti dell’ultimo decennio superando le attese degli analisti. Powell nel recente discorso a Jackson Hall ha ribadito, però, che l’inizio del tapering è subordinato al miglioramento del mercato del lavoro e alla stabilizzazione della situazione sanitaria, e comunque totalmente scollegato dalle decisioni legate ai tassi d’interesse. Questi ultimi, infatti, verranno ritoccati solo quando sarà nuovamente raggiunta la piena occupazione, quindi verosimilmente non prima del 2023. Il mercato azionario, dopo la correzione di metà agosto durata due sedute, ha ripreso la tendenza rialzista che dura ormai da un anno e mezzo, mentre le curve governative americana ed europea negli ultimi giorni sembra stiano cominciando a risalire, dopo essere tornate vicine ai minimi dell’anno a fine luglio”.

 

Guardando all’Europa, “i Paesi hanno ricevuto le prime tranche da 800 miliardi di euro dal Recovery Fund a sostegno della ripresa post-pandemica e progettati per favorire una più decisa transizione green e sostenibile”. Quanto invece all’andamento della pandemia, prosegue Dwek, “i contagi sono aumentati in tutto il mondo a causa della diffusione della variante delta: fino ad ora le ospedalizzazioni sono rimaste contenute, ma le terremo sotto controllo perché sono comunque in aumento, in particolare negli Stati Uniti dove ci stiamo avvicinando a 100.000 ospedalizzazioni a settimana, un livello che non si registrava da gennaio. Non ci aspettiamo che questo porti ad ulteriori misure restrittive, poiché la percentuale di persone che hanno completato il ciclo vaccinale continua ad aumentare e sembrano essere più resistenti alla malattia”.

 

Venendo invece alla Cina, Brusa osserva che il proverbio “Sell in May and go away” si è rivelata invece una scelta azzeccata per gli investitori cinesi. “L’indice di Shanghai è andato in controtendenza rispetto ai listini occidentali, a causa della nuova regolamentazione che il Governo cinese intende applicare ai giganti della tecnologia per cercare di limitarne il crescente potere monopolistico. L’impatto sul segmento è stato devastante, con l’indice tech che in meno di tre mesi ha perso un quarto del suo valore e trascinato il resto del listino in territorio negativo. La discesa dei prezzi ha ovviamente ridimensionato le valutazioni dell’intero mercato, che al momento risulta il più conveniente a livello globale. Resta da valutare come verranno implementate le nuove restrizioni dalle Autorità cinesi e quale impatto avranno sulla crescita del settore e sui consumi nei prossimi mesi. Alcuni operatori hanno comunque già iniziato a riposizionarsi, ritenendo questa un’ottima opportunità d’investimento in un’ottica di medio lungo termine”.

 

Anche la view di Natixis è positiva sulle prospettive del gigante asiatico. “La revisione della regolamentazione cinese continua a fare notizia e a pesare sui mercati, specialmente i listini asiatici o i settori più sensibili a Pechino come ad esempio i titoli del settore lusso. Se all’inizio ha riguardato Alibaba e Jack Ma, ora si estende ad antitrust, produttività, controllo dei dati, disuguaglianza e istruzione. È ancora troppo presto per valutarne la portata, ma è probabile che il giro di vite normativo in Cina abbia ancora spazio per progredire. Tuttavia, le valutazioni si sono ristrette, creando interessanti entry point” conclude Dwek.

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