Nonostante negli ultimi giorni sembra si sia riversata un’ondata di pessimismo sui mercati azionari globali, e che il rally abbia perso slancio iniziando a vacillare, con gli indici che sono in fase di flessione rispetto ai massimi storici, è troppo presto per dichiarare un’inversione di tendenza. E’ la view di Lewis Grant, global equities senior portfolio manager per la divisione internazionale di Federated Hermes.

 

“I timori che la diffusione della variante delta stia limitando il ritmo della ripresa nella fase post-pandemica, combinati con la prospettiva di una riduzione degli stimoli fin qui messi in circolo dalle Banche centrali, ha portato gli investitori a porsi più di qualche domanda riguardo all'elevata valutazione del mercato” spiega Lewis. “Negli ultimi venti anni settembre è stato un mese relativamente impegnativo per l'S&P 500, anche se questa è una di quelle statistiche citate talmente spesso da rischiare di realizzarsi da sola”.

 

Nel Regno Unito, è stato annunciato un incremento della pressione fiscale, apparentemente per tamponare i danni causati dal virus, anche se il cronico sottofinanziamento del servizio sanitario e l'invecchiamento della popolazione erano sfide di lungo periodo già prima della pandemia” prosegue Lewis. “La BCE sta cautamente imboccando la strada del tapering fornendo al tempo stesso rassicurazioni sul sostegno a lungo termine per evitare qualsiasi timore da parte degli investitori. Il nostro indicatore di avversione al rischio da parte degli investitori ha segnalato volatilità negli ultimi mesi riflettendo anche una leggera inversione, anche se da un alto livello di risk-on”. Date queste premesse, osserva ancora il gestore, “in questo momento è troppo presto per dichiarare che i mercati sono ribassisti, e abbiamo già visto simili brevi pause in passato, ma si percepisce che i venti contrari sono in aumento. Anche se il virus può essere in fase calante, stiamo solo iniziando a comprendere gli effetti a lungo termine sui mercati e sulle economie”.