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La settimana delle Banche centrali

9/24/2021 | Redazione Advisor

L’impatto sui mercati delle ultime decisioni di politica monetaria di Fed, BoJ, BoE ma anche Brasile e Turchia nell’analisi di Federated Hermes


Questa settimana è stata all’insegna della politica monetaria testimoniando che le Banche centrali sono sulla buona strada per ridurre gli stimoli di natura emergenziale. Silvia Dall’Angelo, senior economist per la divisione internazionale di Federated Hermes, analizza le ultime scelte delle principali autorità monetarie a livello globale ed il rispettivo impatto sui mercati.

 

E’ cresciuta la divergenza tra economie sviluppate ed emergenti proprio in termini di politica monetaria con alcune Banche centrali in America Latina che hanno già fatto ricorso allo strumento dell’aumento dei tassi per contenere l'inflazione e proteggere allo stesso tempo la loro stessa credibilità” osserva l’economista. “La Banca centrale brasiliana è stata un caso esemplare, poiché ha aumentato il proprio tasso d'interesse di un intero punto percentuale suggerendo ulteriori aumenti in futuro. Al contrario, l’eccezione degna di nota è stata la Banca centrale turca, che ha tagliato i tassi di 100 punti base cedendo alle pressioni politiche”.

 

Per quanto riguarda la Banca centrale statunitense, “il meeting della Fed ha confermato che il processo di riduzione del sostegno è ormai pronto a partire” prosegue Dall’Angelo. “Lo statement ha fatto riferimento all'inizio del tapering entro la fine di quest'anno e Powell ha suggerito che un annuncio formale avverrà probabilmente già a novembre, a condizione che il mercato del lavoro continui a migliorare in assenza di sorprese negative significative. La conferenza di Powell è stata un esercizio di bilanciamento, fornendo da un lato maggiore chiarezza sul processo di tapering - che dovrebbe essere più veloce rispetto all’esempio del 2014 - e dall’altro allo stesso tempo ha rassicurato che le condizioni monetarie rimarranno accomodanti a lungo. Tutto ciò è probabilmente specchio delle divergenze in seno al FOMC riguardo ad inflazione e mercato del lavoro”. La Fed è sulla buona strada per il tapering verso la fine di quest'anno, “ma tutto ciò potrebbe verificarsi in una fase imbarazzante, dato che la crescita, l'inflazione e lo stimolo fiscale hanno probabilmente superato i rispettivi picchi, mentre i rischi relativi all'evoluzione della pandemia non sono scomparsi. Inoltre, sono emersi nuovi rischi riguardanti le dinamiche politiche interne e gli sviluppi internazionali - in particolare, le turbolenze nel settore immobiliare cinese. Tutte queste considerazioni determineranno alla fine la traiettoria di rimozione del sostegno della politica monetaria - un processo che sarà probabilmente lungo e cauto” osserva ancora l’economista.

 

Guardando altrove, Dall’Angelo evidenzia che la Bank of Japan e la Bank of England non hanno cambiato rotta. “Il quadro dell'inflazione in Giappone è ancora ridotto, mentre la ripresa dalla crisi pandemica è stata lenta, riflettendo un contenimento del virus tardive. Ciò significa che la Banca centrale del Giappone non ha fretta di modificare le proprie politiche in nessuna direzione. Anche la Banca d'Inghilterra ha mantenuto invariate le proprie politiche, dovendo affrontare una situazione sempre più scomoda. La crescita ha mostrato alcuni segnali di rallentamento, mentre l'inflazione è in aumento, riflettendo principalmente le pressioni dei costi”.

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