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Sette avvenimenti che mettono paura ai mercati

10/29/2021 | Redazione Advisor

In vista di Halloween M&G Investments ha individuato dei rischi allarmanti per i mercati, da Evergrande ai costi delle spedizioni, al prezzo del metano, passando per le emissioni di CO2 a livelli impressionanti


Quest’anno i mercati finanziari hanno mostrato una notevole resilienza dopo le turbolenze del 2020, malgrado l’incertezza ancora persista. In vista di Halloween M&G Investments ha individuato sette elementi destinati a scuotere gli animi degli investitori.

 

In questi due anni, abbiamo visto i governi del mondo intraprendere importanti passi avanti nella lotta al riscaldamento climatico. Si tratta di un cambiamento epocale rispetto a cinque o dieci anni fa. I criteri ESG rappresentano oggi una componente imprescindibile di ogni strategia d’investimento. Ciò che preoccupa di questa transizione, per un investitore obbligazionario, è il rischio legato ai cosiddetti “stranded asset”. Altro aspetto allarmante: in una fase in cui il mondo ha disperatamente bisogno di ridurre le emissioni globali, queste in realtà stanno aumentando.

 

Uno dei fattori più angoscianti per gli investitori quest’anno è stato senza dubbio il paventato ritorno dell’inflazione. Benché per il futuro pochi si aspettino un’inflazione a doppia cifra, vi è il rischio potenziale di tassi più elevati rispetto a quelli osservati negli ultimi decenni. La pressione salariale, di pari passo di altre pressioni inflazionistiche, potrebbe gettare benzina sul fuoco traducendosi in un’inflazione più alta rispetto a quella cui siamo stati abituati ultimamente.

 

A proposito di inflazione, gli attuali prezzi del metano fanno rabbrividire chiunque debba riempire il proprio serbatoio questo trimestre. Molti hanno definito l’inflazione “transitoria”. Vi sono svariati motivi per crederlo, ma riflettere su tale eventualità non fa certo stare tranquilli. Oltre alle aziende che sono uscite dal mercato e quindi alla concorrenza in un quadro recessivo, i costi delle spedizioni continuano a rimanere elevati, esercitando ulteriori pressioni inflazionistiche sul fronte dell’offerta.

 

Guardando ai numerosi rischi macro all’orizzonte, gli investitori possono ancora fare affidamento sui beni rifugio tradizionali per proteggersi? Tradizionalmente, lo yen giapponese ha rappresentato una valuta a basso rischio, con una correlazione piuttosto bassa agli asset rischiosi e addirittura negativa alle obbligazioni High Yield, ai mercati emergenti e ad altri asset a beta elevato, su un orizzonte di lungo termine. Oggi però la valuta giapponese ha perso smalto mentre il dollaro USA si è rafforzato. Ci troviamo dunque di fronte alla strana combinazione di un contesto estremamente volatile con notevole incertezza ma una tesi di stagflazione o di dollaro USA più forte, che è negativa per lo yen giapponese.

 

Le valutazioni sui mercati obbligazionari sembrano molto contratte. Un esame più approfondito dei mercati del credito europei evidenzia l’esistenza di uno spread sorprendentemente contenuto tra le valutazioni di settori diversi tra loro. Ora, sulla scia della lenta contrazione degli spread creditizi durante l’anno, il mercato non sembra differenziare molto, con una dispersione che si è ridotta di cinque volte.

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