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Azionario e Banche centrali, chi sono i 5 protagonisti

11/16/2021 | Lorenza Roma

Ad oggi, cinque titoli (Apple, Microsoft, Google, Amazon e Tesla) rappresentano circa il 25% della capitalizzazione di mercato dello S&P 500. Lo rivela il ceo di DPAM


Nelle ultime settimane, la maggior parte delle banche centrali dei paesi sviluppati si è allontanata dalla modalità di emergenza e dalla propria posizione super-accomodante in materia monetaria. Il ceo di DPAMPeter De Coensel, sottolinea che "con sorpresa di molti, quasi tutti i mercati obbligazionari si sono ripresi. I timori del tapering sembrano ora essere solo una vecchia storia. Sommando i bilanci delle 5 maggiori banche centrali (FED, BCE, BoJ, PBOC e BoE) arriviamo a poco più di 32 trilioni di dollari. Se espressa in percentuale di PIL globale, tale cifra terminerà il 2021 intorno ai 95 trilioni di dollari circa, o circa il 33%".

 

"Parallelamente alla crescita dei bilanci delle banche centrali, si è vista una simile inflazione nei principali indici azionari", prosegue il ceo. "Spesso leggiamo che entrambi si sono alimentati a vicenda e si sono mossi in sincronia, ma noi di DPAM crediamo che questa sarebbe una spiegazione troppo semplicistica. Il modello delle aziende di successo è cambiato negli ultimi 10 anni. Esse hanno caratteristiche simili in quanto prosperano e operano come ecosistemi digitali che fanno incontrare acquirenti e venditori. Questa tipologia di aziende e di modelli di business, che si contraddistinguono per bassi costi marginali e beneficiano degli effetti della rete, si stanno diversificando sempre più. White label come Upwork, servizi di reclutamento online, business model basati sul cosiddetto freemium come LinkedIn, l'approccio private label di Amazon, la monetizzazione delle API, l'emergere di modelli basati su token come Open Bazaar o la finanza integrata come Ant... la lista cresce sempre di più e anche la loro presenza nei diversi settori è destinata ad aumentare. Questo fenomeno ha avuto un profondo impatto sull'indice S&P 500".

 

"Ad oggi, cinque titoli (Apple, Microsoft, Google, Amazon e Tesla) rappresentano circa il 25% della capitalizzazione di mercato dello S&P 500. Tesla ha superato Facebook nelle ultime settimane.  Ovviamente, se consideriamo i modelli di business basati su piattaforme come un settore a sé stante, ci stiamo troviamo di fronte ad un nuovo universo di investimenti pubblici. Infatti, la composizione degli indici sta mutando rapidamente e questo influenza anche il loro profilo in termini di rischio-rendimento. Adottare modelli di valutazione del XX secolo per gli indici azionari del XXI secolo potrebbe essere una scorciatoia per una realtà in costante cambiamento. Per questo, sono necessari maggiori sforzi per comprendere meglio gli attuali eventi di mercato e le loro valutazioni", dichiara De Coensel.

 

"Per quanto riguarda i tassi, diamo un'occhiata ai 5 tassi decennali più alti e ai 5 più bassi nei paesi del G20. I tassi governativi decennali più alti espressi in USD provengono dalla Turchia al 6,30%, dal Brasile al 4,52%, dal Messico al 3,00%, dalla Cina al 2,88% e dalla Russia al 2,66%. In effetti, è sorprendente che la Turchia benefici di livelli di finanziamento esterni decisamente attraenti, data la dubbia posizione della sua banca centrale. La gestione del bilancio statale e una modesta tendenza al deficit delle partite correnti tengono sotto controllo il rischio di credito. Le obbligazioni brasiliane a 10 anni in USD sono finite sotto pressione a seguito di una riunione della FED a fine settembre, nonché di un aumento del rischio della politica fiscale. Messico, Cina e Russia si sono consolidati al 3,00% o appena sotto. Escludendo la Turchia e l'Argentina, i tassi a 10 anni dei membri del G20 oscillano in un range del 5%, da -0,30% a 4,5%. Nel complesso, la convergenza ha prevalso sugli episodi di divergenza. Il più delle volte, lo stress da divergenza è durato poco e ha attirato una base di investitori istituzionali alla ricerca di rendimento. Vi sono pochi indizi che un imminente orientamento meno accomodante della politica monetaria dei mercati sviluppati possa interrompere la tendenza di convergenza", puntualizza il ceo.

 

"La convergenza dei fondamentali economici e dei mercati finanziari potrebbe non arrivare domani. La rivoluzione dei modelli di business del XXI secolo si sta verificando proprio mentre la mano visibile delle autorità pubbliche cerca di promuovere la crescita inclusiva e la giustizia sociale. Inoltre, il sommarsi delle sfide del cambiamento climatico, che richiedono una risposta urgente, spaventa la leadership politica. Molti impegni sono presi grazie al G20 e alla COP26. Tuttavia, tali impegni si presentano con un pessimo curriculum. Le cinque grandi banche centrali che rappresentano il 60% delle emissioni globali di gas serra; Cina, Stati Uniti, India, Russia e Giappone, si sono impegnate ma in maniera piuttosto limitata. Tutto ciò comporta una maggiore, e non minore, divergenza tra la realtà economica e gli indicatori dei mercati finanziari in tutte le classi di attivi", conclude De Coensel.

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