Tempo di lettura: 4min

Il debito in aumento non è un pericolo

11/17/2021 | Redazione Advisor

Garrett Melson (Natixis IM): “Sebbene da più parti l'alto debito lordo sia inquadrato come insostenibile, in realtà non vi è una indicazione precisa per definire quale sia un livello sostenibile”


Ironia della sorte, uno dei fattori chiave dietro la recente e significativa crescita dei livelli del debito è stata la mancanza di una spesa sufficiente in passato, dato che la politica fiscale ha di fatto preso il posto della politica monetaria come strumento macroeconomico chiave per gran parte degli ultimi 40 anni. Garrett Melson, portfolio strategist di Natixis Investment Managers, sottolinea che “anche la crisi finanziaria globale ha giocato un ruolo importante, sebbene non tanto direttamente attraverso la politica fiscale anticiclica, dato che la spesa fiscale in risposta alla crisi fu velocemente soddisfatta da misure di austerità, specialmente in Europa”.

“Ma - constata l’analista - quell'agenda di austerità, combinata con la sistemazione dei bilanci sia sul fronte delle famiglie sia delle società, insieme all'invecchiamento demografico, ha contribuito alla bassa crescita, alla bassa inflazione e al basso livello dei tassi. La confluenza di questi fattori ha portato ad una persistente mancanza di investimenti e spese in conto capitale che ha pesato ulteriormente sulla crescita negli anni precedenti alla pandemia. Non ci sorprende dunque che in questo contesto, con i tassi in bilico vicino ai minimi, le società abbiano attinto a finanziamenti a basso costo sui mercati del debito per finanziare le proprie operazioni o restituire il capitale agli azionisti. Un altro segno duraturo della grande crisi può essere visto chiaramente nella rapida espansione del debito globale negli ultimi 18 mesi in risposta alla pandemia. Non spendere adeguatamente in risposta alla crisi finanziaria portò al rallentamento della ripresa nel corso dell'ultimo ciclo”.

“Le autorità fiscali - prosegue l’esperto - hanno imparato la lezione e hanno agito rapidamente e con importi stanziamenti per prevenire ulteriori ricadute di natura economica. Come risultato diretto delle misure di emergenza da parte delle autorità monetarie, i mercati del credito sono rimasti operativi e aperti alle società che hanno raccolto fondi per tamponare potenziali interruzioni nel contesto dominato dall’incertezza durante il picco della pandemia. Ci chiediamo dunque quali possano essere i rischi per l’economia globale dinanzi a così alti livelli di debito. Sebbene da più parti l'alto debito lordo sia inquadrato come insostenibile, in realtà non vi è una indicazione precisa per definire quale sia un livello di debito sostenibile. La chiave è la perdita di fiducia, che dipende da molto più che il semplice rapporto debito/Pil”.

Inoltre, “poiché la maggior parte delle economie ha fatto ricorso alla spesa in deficit per erogare forme di supporto in fase pandemica, si potrebbe sostenere che il non spendere abbastanza sia il rischio maggiore in grado di rallentare il percorso di ripresa. Inoltre, mentre il debito lordo è aumentato, il debito netto non è aumentato quasi nella stessa misura. Sul fronte dei governativi, si è registrato un volume significativo di acquisti da parte delle Banche centrali. Lato corporate, gli elevati saldi di cassa nei bilanci riducono i livelli di debito netto, mentre la solidità della crescita che ha visto rimbalzare ricavi e profitti operativi ha riportato la leva finanziaria e i rapporti di copertura del debito su livelli registrati nel 2015, nonostante la crescita del debito lordo. Probabilmente il rischio maggiore negli ultimi 24 mesi è stato quello di non spendere abbastanza, non quello di una spesa eccessiva finanziata a debito. È assolutamente possibile che il debito globale continui a crescere, anche se ci aspetteremmo, e in effetti abbiamo già iniziato a vedere, un considerevole freno di natura politica”.

“Detto questo - rileva il gestore - sembra essersi concretizzato un cambiamento significativo rispetto alla politica fiscale anticiclica e sembra probabile che le crisi future saranno affrontate con un marcato supporto di natura fiscale finanziato dal deficit. Non abbiamo particolare timore per quanto riguarda i livelli di debito attuali nel contesto di oggi. La dinamica del debito globale potrebbe in qualche modo essere paragonato a quella di una marea, e sul fronte dei governativi, il ritardo rispetto agli omologhi globali può essere effettivamente visto come un risultato netto negativo derivante da una spesa non sufficiente, fattore che frenerebbe la crescita futura su base relativa. Inoltre, mentre il debito lordo ha continuato a crescere, il debito netto è diminuito dall'inizio della pandemia perché le società mantengono considerevoli saldi di cassa e hanno capitalizzato su massicci guadagni all'aumentare dei profitti. Continuiamo a credere che siamo ancora all'inizio di questo ciclo con un contesto di crescita robusta, una politica accomodante e condizioni finanziarie accomodanti”.

“I livelli di debito - conclude Melson - sono effettivamente aumentati, ma ciò è probabilmente legato alla cosiddetta nuova normalità con un punto di partenza dei livelli di debito che cresce, non necessariamente motivo di allarme. Infine, rimaniamo in un mondo con una carenza di beni rifugio. C'è semplicemente troppa domanda da parte dei risparmiatori globali e non abbastanza offerta, anche con il recente aumento del debito globale, e questo comporta una continua offerta di debito in un mondo alla ricerca di rendimento ovunque si possa trovare”.

Condividi

Seguici sui social

Advisor è la prima piattaforma interamente dedicata alla consulenza patrimoniale e al risparmio gestito con oltre 38.000 professionisti già iscritti


Accedi a funzionalità esclusive e migliora la tua esperienza di navigazione


  • Leggi articoli esclusivi
  • Salva le tue news preferite
  • Partecipa ad eventi esclusivi
  • Sfoglia i magazine in anteprima

Iscriviti oggi!

Hai già un profilo? Accedi qui

Cerchi qualcosa in particolare?