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Europa, 6 motivi per l'aumento dell'inflazione e l’accelerazione della crescita

11/17/2021 | Redazione Advisor

Capital Group prevede che il prodotto interno lordo reale dell’Eurozona aumenterà al 5% circa nel 2021 e si attesterà al 4,5% nel 2022


La scuola di pensiero prevalente sostiene che le pressioni inflazionistiche si esauriranno dopo che le economie avranno superato la ripresa post Covid-19 e l’Europa sarà tornata al suo decennale modello di bassa crescita, bassa inflazione e bassi tassi d’interesse. Secondo Robert Lind, economista di Capital Group, la pandemia ha prodotto cambiamenti nel comportamento dei consumatori e nel clima politico che, associati alle trasformazioni secolari già in atto, porteranno nei prossimi anni a un probabile aumento dell’inflazione in Europa nell’intervallo compreso tra il 2% e il 3%. L'economista prevede che il prodotto interno lordo reale dell’Eurozona aumenterà al 5% circa nel 2021 e si attesterà al 4,5% nel 2022, con una crescita dell’economia britannica attorno al 7% nel 2021 e al 5% nel 2022. I mercati stanno scontando un rialzo previsto dei tassi dello 0,25% circa entro la fine dell’anno, con ulteriori rialzi attesi nel corso del 2022. Ecco sei ragioni per cui Lind prevede che nei prossimi anni l’Europa sarà interessata da un aumento dell’inflazione e da un’accelerazione della crescita.

 

1. I cambiamenti strutturali nell’energia manterranno i prezzi a livelli elevati: Il settore industriale sta registrando un boom in Germania e Regno Unito, e questo ha fatto aumentare la domanda di energia. Al contempo, fattori sia ciclici che strutturali hanno ridotto l’offerta. L’Europa ha bisogno di raggiungere una capacità di produzione di energie rinnovabili molto più elevata, ma servirà tempo. È dunque probabile che questo problema di approvvigionamento ci accompagnerà anche negli anni a venire. Ritengo che i prezzi attuali potrebbero essere eccessivi. Ma, anche se così fosse, i fondamentali della domanda e dell’offerta indicano che, sei mesi fa, i prezzi dell’energia erano davvero troppo bassi. Considerato che l’energia pesa per il 9% nell’indice dei prezzi al consumo dell’Eurozona, nei prossimi mesi questi rialzi dei prezzi faranno salire i tassi d’inflazione di base.

 

2. I consumatori sembrano ancora propensi a spendere: I risparmi delle famiglie sono aumentati sensibilmente, dato che i consumatori sono rimasti confinati in casa per gran parte degli ultimi 18 mesi. Ora questi risparmi stanno tornando in circolazione.  Il tasso di risparmio delle famiglie europee si è aggirato attorno al 12% dal 2008, per poi raddoppiare all’inizio del 2020 con l’ondata di lockdown che ha investito il continente e con il primo intervento di stimolo fiscale da 1,85 miliardi di euro della Banca Centrale Europea.

 

3. La carenza di manodopera potrebbe continuare: Alcune economie mostrano segnali sempre più evidenti di carenze di manodopera acute, e questo a sua volta aumenta la probabilità che un rialzo dei tassi d’inflazione di base possa dare impulso alla crescita dei salari.

 

4. Molti settori sono alle prese con strozzature dell’offerta: Sarebbe bello poter dire che le difficoltà sul fronte dell’offerta sono solo passeggere. Il fatto è che non sappiamo quanto tempo ci vorrà per superarle e, di fatto, molti mercati presentano un problema strutturale molto più profondo.

 

5. Ritorno a Keynes – le politiche fiscali continueranno a fornire sostegno: A mio avviso, siamo prossimi a un cambiamento del regime di politica monetaria che porterà a una totale inversione di tendenza rispetto alla politica dei primi anni ‘80 attuata dalla Thatcher e da Reagan.

 

6. Le banche centrali non vogliono aumentare i tassi al momento sbagliato: Le banche centrali hanno reagito alla crisi da coronavirus premendo a fondo sull’acceleratore e stampando moneta a ritmi mai visti. Se la BCE manterrà una politica troppo permissiva troppo a lungo, esiste il rischio che, prima o poi, ci troveremo di fronte a un problema d’inflazione molto più grande di quello che abbiamo ora.

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