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Cambiamento climatico, il ruolo cruciale dell’industria del risparmio

11/25/2021 | Daniele Riosa

Secondo Hans Stoter di AXA IM “le società di gestione del risparmio metteranno in campo il potere di circa centomila miliardi di dollari”


“Il settore finanziario può non essere la soluzione al cambiamento climatico, ma potrebbe rappresentare l’agente del cambiamento”. Hans Stoter, global head of AXA IM Core, spiega che “il nostro compito è quello di fornire capitali alle aziende, ai progetti e alle innovazioni che identifichiamo come i più adatti a sostenere e a trarre profitto da questa transizione”.

“Il cambiamento - continua l’analista - è uno sforzo collettivo, che va portato avanti insieme a governi, regolatori, aziende, banche e individui. Anche se i governi sono probabilmente gli attori con maggiore potere, non possiamo limitarci ad aspettare che siano loro a proporre la soluzione: il bene comune è una responsabilità comune. E in questo sforzo comune, le società di gestione del risparmio metteranno in campo il potere di circa centomila miliardi di dollari”.

“Questo potere collettivo - prosegue il gestore - deriva dalla capacità di decidere se allocare o meno il capitale. Deriva da un engagement efficace in grado di guidare il processo decisionale del management delle aziende, nel tentativo di favorire lo sviluppo di un'economia globale sostenibile. Ma il punto cruciale in questo momento è l'integrità di questo impegno. Tutti vogliamo porci degli obiettivi impegnativi e dimostrare che siamo dei pionieri coraggiosi sulla strada verso il Net Zero. Ma questa aspirazione è stata oggetto di critiche negative, con aziende e istituzioni finanziarie accusate di ‘greenwashing’, poiché hanno avviato la macchina del marketing green prima di essersi messi realmente al passo a livello operativo. Anche il nostro settore deve affrontare accuse simili, e questo crea due problemi evidenti”.

Quindi, che cosa dobbiamo fare? “Noi gestori patrimoniali dobbiamo mostrare al mondo che siamo seri riguardo la creazione di un vero cambiamento ed essere chiari sui motivi per cui lo facciamo. Dobbiamo essere aperti sui nostri obiettivi di investimento responsabile e sull'impatto che la nostra convinzione ha sulla selezione dei titoli o sull’asset allocation. E dobbiamo presentare buone argomentazioni, ancorate alla mentalità di transizione, quando decidiamo di tenere in portafoglio un’azienda che emette gas serra. Se vogliamo continuare a offrire prodotti d'investimento che forniscano rendimenti nei prossimi anni, non possiamo, in massa, abbandonare ogni asset che produce un kg di CO2. Non tutti i clienti si troveranno a loro agio nel passare dall’accogliente mondo dei servizi tradizionali o dei trasporti alle start-up più innovative nel campo delle energie rinnovabili”.

“Il ritmo del cambiamento - osserva il manager - deve essere gestito con sensibilità, le aziende migliori devono essere premiate, le aziende in transizione devono essere sostenute e il nostro approccio deve essere comunicato chiaramente. Naturalmente, forniremo il capitale utile a sostenere una nuova coorte di aziende Net Zero, ma finanzieremo anche le aziende esistenti visionarie e determinate ad adattarsi. Dobbiamo anche mostrare coraggio nel nostro engagement verso le aziende. Dobbiamo dimostrare un atteggiamento proattivo e obiettivo sulle leve che possiamo usare, come il diritto di voto, per influenzare il processo decisionale aziendale sul cambiamento climatico. Dobbiamo essere chiari sul fatto che un approccio di investimento più sostenibile fornirà rendimenti finanziari più solidi e duraturi negli anni e nei decenni a venire. E che con un cambiamento climatico significativo arrivano rischi significativi. Dobbiamo inoltre puntare a costruire prosperità a lungo termine, affrontando sfide di lungo termine, piuttosto che concentrarci sul rendimento percentuale del prossimo trimestre”.

“Tutte queste riflessioni - continua l'economista - indicano una serie di azioni da intraprendere ora, che includono l’engagement nei confronti dei maggiori responsabili delle emissioni di carbonio per spingerli a cambiare e a disinvestire se rifiutano o procedono troppo lentamente; finanziare la transizione delle aziende che si impegnano a costruire modelli operativi più sostenibili; utilizzare e continuare a sviluppare strumenti ESG per individuare rischi e opportunità; e prendere l'iniziativa, poiché abbiamo bisogno di una spinta a livello di settore per essere più efficaci”.  

“Il nostro settore - conclude Stoter - ha bisogno di grandi investitori che si impegnino oggi. Il rischio di greenwashing è reale. Ma se da un lato è giusto esaminare da vicino gli impegni delle aziende (e fare attenzione ai nostri), dall’altro non dobbiamo finire bloccati dall’inerzia mentre la marea avanza”.

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