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Le banche centrali vengono messe alla prova

12/2/2021 | Redazione Advisor

Secondo gli esperti di Candriam, solo il tempo ci dirà se la loro pazienza sarà stata ricompensata da crescita resiliente e stabilità finanziaria


Gli obiettivi delle banche centrali sono compatibili con la stabilità finanziaria in un contesto di inflazione più alta? A seguito dei recenti cambiamenti strategici nelle politiche monetarie e delle coraggiose risposte post-pandemiche, i policy makers stanno operando anche per bilanciare le disuguaglianze derivanti sia dal quantitative easing, sia dal loro ruolo nella lotta ai cambiamenti climatici. E' quanto emerge dall'analisi di Nicolas Forest (nella foto), global head of fixed income e di Céline Deroux, senior fixed income strategist, global bonds di Candriam.

 

"L'inflazione globale resta elevata a causa sia dei colli di bottiglia nelle supply chain sia della carenza di manodopera. Con il perdurare delle pressioni sui prezzi, i mercati obbligazionari sono diventati meno accomodanti e hanno già messo alla prova le funzioni di reazione delle banche centrali dei paesi sviluppati. In particolare, l'Australia ha eliminato il tetto sui rendimenti delle obbligazioni a tre anni", hanno sottolineato gli esperti.

 

"La Federal Reserve statunitense ha un duplice mandato, ovvero stabilità dei prezzi e piena occupazione", hanno precisato Forest e Deroux. "Dopo un aumento dei prezzi al consumo del 6,2% su base annua a novembre, gli investitori sembrano ora prezzare gli aumenti dei tassi da parte della Fed prima e in modo più aggressivo rispetto a quanto la Banca stia attualmente annunciando. Riteniamo che la Fed potrebbe procedere a due aumenti dei tassi nel secondo semestre del 2022, resta da vedere in che modo gestirà il suo bilancio sovradimensionato. Una riduzione attiva del bilancio potrebbe aver luogo prima, durante o dopo i primi rialzi dei tassi. Per il momento l'argomento non è stato affrontato, ma farà certamente parte delle decisioni politiche future, poiché potrebbe integrare gli strumenti della Fed nel percorso verso la normalizzazione della politica monetaria".

 

"In Europa, la BCE ha adottato un obiettivo di inflazione simmetrico e ha rafforzato la forward guidance. Inoltre, la Banca includerà fattori climatici nella valutazione della politica monetaria. La BCE prevede ulteriore inflazione a breve termine, che calerà nel 2022 prima di scendere al di sotto dell'obiettivo del 2% nel 2023. In termini di acquisti di asset, il Programma PEPP da 1.875 miliardi di euro proseguirà a un ritmo più lento, per concludersi a marzo 2022. Seguirà un programma di acquisto di asset più flessibile", hanno dichiarato gli strategist che hanno aggiunto "come negli Stati Uniti, le aspettative di un aumento di circa il 4% dell'Indice dei Prezzi al Consumo in Europa hanno alimentato le speculazioni su un potenziale rialzo dei tassi nel 2022. Questa opzione è stata ampiamente respinta da Lagarde nel corso delle ultime comunicazioni della BCE sulle decisioni di politica monetaria".

 

"Questo "approccio paziente” delle banche centrali dei paesi sviluppati contrasta nettamente con le recenti azioni delle banche centrali dei mercati emergenti. Ad esempio, il Brasile ha innalzato i tassi di 575 pb dall'inizio del 2021, in particolare con un aumento di 150 pb a ottobre, la mossa di maggior portata tra quelle adottate in una sola riunione negli ultimi 20 anni".

 

"Da un lato, le banche centrali dei mercati sviluppati corrono il rischio di rimanere indietro rispetto alla curva, che porterebbe a dover agire in modo aggressivo se le aspettative di inflazione dovessero schizzare in alto. L'inflazione rappresenta ora la principale fonte di preoccupazione per le aziende, mentre i consumatori risentono dell'impatto di prezzi più elevati. Anche le pressioni salariali vanno sorvegliate da vicino, in quanto potrebbero creare un circolo vizioso che potrebbe trasformare l'inflazione a breve termine in una caratteristica più permanente. D'altro canto, una risposta aggressiva a un'inflazione (potenzialmente) transitoria potrebbe mettere a repentaglio la ripresa economica e rischierebbe di innescare un brusco rallentamento, in un contesto caratterizzato da un debito, sia pubblico sia dei consumatori, più elevato a livello globale", hanno affermato gli esperti.

 

Forest e Deroux concludono dicendo che "i fattori trainanti dell'aumento dei prezzi - in particolare i colli di bottiglia nelle supply chain - dovrebbero persistere ancora per qualche mese, mentre lo shock energetico aggiunge incertezza alla traiettoria di crescita. In questo contesto, le nuove funzioni di reazione delle banche centrali saranno prontamente messe alla prova. Solo il tempo ci dirà se la loro pazienza sarà stata ricompensata da crescita resiliente e stabilità finanziaria".

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