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I gestori si rifugiano nella liquidità

12/15/2021

I timori che le banche centrali adottino politiche più aggressive per fronteggiare l’impennata dell’inflazione spaventano gli investitori professionali. Il sondaggio mensile di BofA Securities


“Cash is back”. I gestori globali di fondi tornano difensivi nel loro posizionamento sui mercati, e aumentano la quota di liquidità nei portafogli, optando per un atteggiamento “wait and see” rispetto alle decisioni che la Fed prenderà nell’ultimo meeting dell’anno. E’ quanto emerge dalla consueta Global Fund Manager Survey mensile di BofA Securities.

 

Secondo il sondaggio di BofA, che si è svolto dal 3 al 9 dicembre e ha coinvolto 330 gestori con 968 miliardi di dollari di asset in gestione, a spingere i gestori alla prudenza sono i rischi legati al Covid e i timori che le banche centrali, in particolare la Fed, adottino un atteggiamento più aggressivo per fronteggiare l’aumento delle pressioni inflattive.

L'allocazione in liquidità degli investitori di questo mese è aumentata di 14 punti percentuali rispetto al mese precedente, con un sovrappeso netto del 36%, il più alto da maggio 2020, e hanno ridotto le loro posizioni sull’equity ai minimi da ottobre 2020, sebbene gli investimenti in azioni siano rimasti al di sopra della media storica.

Le  banche centrali “falco” sono ritenute dai gestori il più grande rischio di coda, per la prima volta da maggio 2018, seguite dall'inflazione e dalla ripresa dei contagi da Covid-19.

 

Nonostante il posizionamento su asset più difensivi a dicembre, secondo il sondaggio i gestori di fondi sono tutt’altro che nel panico. Al contrario, è aumentato l’ottimismo sulle prospettive di crescita globale e sugli utili aziendali, e gli investitori prevedono che gli aumenti dei tassi colpiranno l'inflazione senza danneggiare la ripresa economica, mentre la maggior parte dei partecipanti al sondaggio vede l'attuale impennata dei prezzi come transitoria. La maggior parte dei gestori intervistati (55%) vede ritiene che l'inflazione sia un fenomeno solo temporaneo, e solamente 6 su 100 si aspettano una recessione nei prossimi 12 mesi.


Tra le altre principali evidenze, la survey evidenzia che in termini di posizionamento assoluto, gli investitori sono "molto lunghi" di azionario, in particolare europeo e statunitense, con una predilezione a livello settoriale per healthcare, banche e tecnologia, mentre evitano obbligazioni, titoli difensivi e titoli dei mercati emergenti. Rispetto a novembre, l’allocazione all’equity statunitense è diminuita di 11 punti percentuali, attestandosi al 18% di sovrappeso, mentre l'esposizione alle azioni dell'eurozona è scesa di 2 punti percentuali, raggiungendo un sovrappeso netto del 31%; l'allocazione alle azioni del Regno Unito è aumentata di 4 punti percentuali con un sottopeso dell'11%.

 

I trade più “affollati” al momento sono ancora le posizioni lunghe su titoli tech, su Bitcoin, e titoli ESG, e le posizioni corte su Treasury Usa, azioni cinesi, e valute emergenti.

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