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Cinque fattori che peseranno sull’euro

1/11/2022 | Redazione Advisor

Secondo UBP sta venendo a galla la debolezza strutturale della valuta comune, destinata a deprezzarsi nel corso del 2022


“La debolezza strutturale dell’euro sta venendo a galla”. E’ la view di Peter Kinsella, global head of FX Strategy, Union Bancaire Privée (UBP), secondo cui l’aspettativa di un indebolimento della valuta comune nel corso del 2022 riflette cinque fattori, il primo dei quali è l’apprezzamento del dollaro.

 

In secondo luogo, Kinsella cita la divergenza delle politiche delle banche centrali. “I mercati hanno prezzato due rialzi dei tassi da parte della Banca Centrale Europea (BCE) entro la fine del 2022, e pensiamo che questo sia altamente irrealistico. La BCE prevede che l'Indice complessivo (headline) dei prezzi al consumo (CPI) nel 2022 salirà a livelli superiori al 2%, ma ritiene che sia un fenomeno transitorio. Siamo d'accordo su questo punto e conseguentemente pensiamo che le aspettative del mercato sui rialzi dei tassi della BCE siano assurde. È probabile che la BCE sostituisca il suo programma PEPP con un'estensione del programma APP, e ciò evidenzierà la divergenza con la Fed. L'euro soffrirà di un allargamento del differenziale di rendimento a favore del dollaro, e l'inasprimento dei rendimenti USA a 2 anni porterà sicuramente il rapporto euro/dollaro verso livelli inferiori.

 

Un terzo fattore è il rallentamento della Cina: “Le esportazioni dell'Eurozona verso la Cina sono quasi il doppio di quelle degli Stati Uniti (in dollari), il che significa che se la crescita cinese rallenta, avrà un effetto maggiore sull'euro che sul dollaro” spiega Kinsella. “Il rallentamento della crescita cinese porterà a un calo del surplus commerciale dell’Eurozona, che a sua volta porterà a una contrazione del surplus delle partite correnti dell’Eurozona. Quest’ultimo è stato uno dei pochi supporti strutturali per l'euro, e se diminuisce, l'euro verrà scambiato a livelli inferiori”.

 

Il quarto fattore è la riduzione dei flussi di portafoglio. “I flussi di portafoglio sono stati uno dei più importanti driver marginali dell'apprezzamento dell’euro negli ultimi anni, e durante l'estate sono diminuiti notevolmente” prosegue lo strategist. “Il profilo di crescita sempre più desincronizzato implica che nel 2022 i flussi di portafoglio mostreranno di aver cambiato modello e, dato l'elevato beta dell’euro rispetto alla crescita globale, pensiamo che i flussi di portafoglio verso l’Eurozona faticheranno ad aumentare”.  

 

L’ultimo fattore che peserà sul dollaro è legato ai cambi di politiche dietro le quinte. “Crediamo che le elezioni tedesche saranno viste come un momento cruciale per l'euro” osserva ancora Kinsella. “Ciò implica che i politici ortodossi verranno sostituiti da politici più giovani che mostreranno una maggiore tolleranza per i deficit fiscali in Germania e un maggiore margine di manovra per i deficit fiscali in tutta l’Eurozona. Il corollario di ciò è che la BCE dovrà mantenere una posizione notevolmente allentata per assicurare che le condizioni finanziarie si mantengano regolari. Il prossimo Presidente della Bundesbank tedesca avrà probabilmente una posizione completamente diversa sull'inflazione rispetto al predecessore (Weidmann). La conclusione è che ci sono diversi sviluppi ciclici e strutturali che peseranno sull'euro”.

 

Venendo ai rischi per questo scenario, Kinsella ritiene che il rischio principale sia che la Fed non aumenti i tassi in linea con le aspettative del mercato. “Da un punto di vista idiosincratico, per l'euro, non ci aspettiamo che le dinamiche di crescita dell'Eurozona sorprendano al rialzo rispetto alle aspettative - e allo stesso modo, pensiamo che un rialzo dei tassi della BCE sia altamente improbabile, anche se l’inflazione nominale si attesterà a livelli superiori al 2,0% nel 2022” conclude lo strategist.

 

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