Mercati emergenti, uno sguardo a rischi e opportunità
L’inasprimento delle politiche da parte della Fed può essere un ostacolo continuo, ma i mercati emergenti sono più resistenti rispetto all’ultimo ciclo di rialzo dei tassi. E' quanto emerge dall'analisi di Tom Wilson, head of emerging market equities e James Barrineau, head of global EMD Strategy di Schroders, che ci illustrano le previsioni per azionario e obbligazionario dei mercati emergenti nel 2022.
Wilson sottolinea che "i rischi chiave per l’outlook includono la geopolitica, le nuove varianti del Covid-19 in grado di eludere i vaccini, lo scenario in cui l’inflazione non si dimostri transitoria e il futuro percorso di regolamentazione in Cina". Nel complesso, le valutazioni dei mercati emergenti non sono a buon mercato rispetto allo storico. Tuttavia, ciò nasconde notevoli variazioni in termini di Paese, settore, titolo e stile d’investimento. Passando al 2022, potremmo iniziare a vedere un contesto più positivo. La politica monetaria ha anticipato un’inflazione più alta e i tassi reali sembrano interessanti. Se la pressione inflazionistica dovesse allentarsi, ciò potrebbe fornire spazio per un allentamento monetario. Nel frattempo, l’economia cinese ha potenziale per iniziare a migliorare", aggiunge il manager.
"Se l’inflazione si modera e torna vicino ai livelli target della Banca Centrale nel 2022, allora le prospettive per gli investitori EMD in valuta locale potrebbero essere molto brillanti", sottolinea Barrineau. "Le banche centrali più credibili, come quelle di Russia e Messico, saranno probabilmente le prime a frenare i rialzi. Altre in Europa centrale e in Brasile impiegheranno altri mesi per frenare le tendenze dell’inflazione. I paesi asiatici sono più vicini alla credibilità dei mercati sviluppati rispetto ad altre regioni dei mercati emergenti, e mentre i rendimenti locali sono più bassi, la volatilità della valuta è anche molto più contenuta. Nel corso del 2022, ci aspettiamo che praticamente tutta l’asset class abbia completato i cicli di rialzo e si ritrovi con tassi d’interesse reali ben al di sopra delle controparti sviluppate, forse con cicli di taglio dei tassi in vista", prosegue l'esperto.
"Le valute dovranno cooperare con una visione rialzista dei tassi affinché la maggior parte degli investitori sia invogliata a investire. Sul lato del debito in dollari, le prospettive sono meno brillanti. Nel debito IG dei mercati emergenti, lo spread rispetto ai Treasury statunitensi è storicamente basso, ma offre ancora un modesto aumento rispetto al debito sviluppato con rating simile, che ha ancorato la stabilità. Gli spread dei titoli dei mercati emergenti ad alto rendimento sono più attraenti di quelli statunitensi, ma mancano di un ambiente operativo stabile. Essere attivi e adottare un approccio selettivo è fondamentale. Alcuni crediti con rating più basso faticheranno parecchio con i requisiti di finanziamento e la necessità di una stretta fiscale (molti Paesi sub-sahariani e di frontiera). Altri potrebbero non essere candidati al default, ma dovranno confrontarsi con le politiche atte a riconquistare la sostenibilità del debito mentre la crescita e la spesa rallentano", conclude Barrineau.