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L'oro resiste all'inflazione

1/31/2022 | Redazione Advisor

VanEck analizza i principali driver del mercato del metallo giallo nei prossimi mesi


"L’oro mostra una discreta tenuta. A dicembre, il metallo giallo è stato scambiato in un intervallo ristretto chiudendo il mese a 1.829,20 dollari l’oncia, con un incremento di 54,68 dollari (3,08%). Il 15 dicembre il metallo ha registrato il minimo mensile di 1.753,66 dollari in seguito alla riunione del Federal Open Market Committee (FOMC) in cui la Federal Reserve (“Fed”) ha creato le premesse per iniziare ad aumentare i tassi già dalla prossima primavera per contrastare la crescente inflazione. Tuttavia, la pressione di vendita si è rapidamente dissipata e il giorno successivo l’oro è salito a 1.800 dollari l’oncia. La tenuta dell’oro indica che la Fed potrebbe incontrare difficoltà a combattere l’inflazione". A rivelarlo, Joe Foster, portfolio manager, Gold Strategy di VanEck.

 

"Le maggiori società di produzione aurifera hanno seguito l’andamento rialzista del metallo, con il NYSE Arca Gold Miners Index1 (GDMNTR) in aumento del 2,18%. Nel frattempo, nel corso del mese l’MVIS Global Junior Gold Miners2 (MVGDXJTR) non ha subito variazioni. Tuttavia, malgrado l’apparente calma dei mercati dell’oro, nel quarto trimestre l’attività di fusione e acquisizione (M&A) ha registrato una forte ripresa", ha dichiarato il manager.

 

"Questo ciclo dell’oro segna una svolta nell’attività di M&A", ha aggiunto Foster. "Finora i produttori di oro hanno evitato le operazioni di M&A mirate a junior single asset per privilegiare le attività di esplorazione e sviluppo delle proprie miniere. Questo ha offerto opportunità di crescita organica che hanno consentito alle società di mantenere la produzione e di prolungare la vita delle miniere esistenti. Tuttavia, tutti i giacimenti minerari hanno una vita limitata e alla fine il ciclo produttivo entra nella fase di declino. Riteniamo che queste acquisizioni siano piani a lungo termine delle major tesi a compensare questo inevitabile tramonto".

 

"Lo scorso anno l’oro è entrato in un nuovo, più alto, intervallo di negoziazione. Il grafico mostra il vecchio trading range dal 2013 al 2019, con una media di 1.250 dollari l’oncia. La moltitudine di incertezze e di rischi generati dalla pandemia, assieme a politiche radicali in campo fiscale e monetario, hanno spinto l’oro su nuovi massimi favorito da investitori che erano alla ricerca di un porto sicuro. Dopo il crollo dovuto alla pandemia, a marzo 2020, l’oro è stato quotato in media a 1.817 dollari l’oncia. Lo stato di incertezza ha spinto l’oro su un nuovo e più alto intervallo di negoziazione", ha precisato il manager.

 

"Sebbene la domanda di investimenti in oro sia stata fiacca, quella rivolta al metallo fisico ha contribuito a sostenere i corsi auriferi nel nuovo, più alto, intervallo di negoziazione. La domanda delle Banche centrali è tornata ai livelli pre-pandemici grazie all’esigenza di una serie di paesi – tra cui Kazakhstan, Uzbekistan, Ungheria, Tailandia, Singapore e Brasile – di diversificare le proprie riserve valutarie acquistando oro", ha sottolineato Foster che ha aggiunto "coloro che ritengono che l’oro abbia perso il treno dell’inflazione hanno diverse ragioni per ripensarci. Negli ultimi 50 anni vi sono stati solo due altri periodi di inflazione. Il primo negli anni Settanta del secolo scorso; il secondo dal 2003 al 2008. In ciascuna di queste fasi inflazionistiche, l’oro ha sottoperformato le materie prime nella prima parte e sovraperformato nella seconda. Sembra che i mercati non prendano l’inflazione (o l’oro) sul serio fino a quando la situazione non sfugge di mano".

 

"Oltre all’inflazione, la svolta rigorista della Fed a favore di un inasprimento monetario nel 2022 genera un nuovo insieme di rischi che potrebbero essere determinanti per l’andamento dell’oro. La storia c’insegna che la Fed può mantenere politiche eccessivamente espansive troppo a lungo. Ciò ha creato problemi all’economia visto che sia la bolla tecnologica che quella immobiliare sono scoppiate. Questa volta abbiamo tutti gli ingredienti, bolla e inflazione. La Fed dovrebbe completare il programma di tapering entro fine marzo, spianando la strada ai rialzi dei tassi. Nel frattempo, sembra che vacillino i piani del presidente Biden di spendere miliardi di dollari per “ricostruire meglio”. Senza tutte le misure di stimolo i mercati sono a rischio, l’economia potrebbe traballare e i costi del servizio del debito impennarsi. UBS ha analizzato l’andamento dell’oro nei sei mesi che hanno preceduto e seguito gli ultimi tre rialzi iniziali dei tassi in ciascun ciclo – 1999, 2004 e 2015 – e ha scoperto che l’oro ha perso tra il 5% e il 10% nel semestre che ha preceduto ogni rialzo iniziale. Nel semestre successivo a ciascun rialzo iniziale, l’oro ha guadagnato tra il 10 e il 20%. Può darsi, quindi, che la debole performance dell’oro nel 2021 rifletta il normale andamento che precede un ciclo di inasprimento monetario. Il 2022 dovrebbe essere un anno interessante", ha concluso Foster.

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