Cina, l’anno della Tigre non fa paura

Nonostante il giro di vite normativo che ha spaventato gli investitori stranieri nel 2021, i gestori ritengono che le opportunità di investimento nel gigante asiatico non mancheranno
01/02/2022 | Paola Sacerdote

Secondo il calendario cinese il 1° febbraio 2022 è iniziato l’anno della Tigre, animale simbolo di forza, coraggio, e impulsività. Nonostante il giro di vite normativo che ha spaventato gli investitori stranieri nel 2021, molti gestori ritengono che le opportunità di crescita e di stock picking nel gigante asiatico non mancheranno.

 

“L'anno della Tigre, a nostro avviso, non si rivelerà così terribile per gli investitori come il suo predecessore” osserva Jimmy Chen, portfolio manager del fondo Comgest Growth China. “Il 2022 potrebbe essere l'anno in cui l'inflazione decolla in tutto il mondo. Se così fosse, la Cina potrebbe rivelarsi un rifugio, dato che l'inflazione rimane bassa e la politica monetaria si sta allentando. Ci aspettiamo anche che il ritmo della repressione normativa rallenti. La Cina resta la patria di alcune aziende incredibilmente innovative, ad esempio nei videogiochi, nella mobilità elettrica e nelle industrie biofarmaceutiche. Siamo convinti che il governo cinese continuerà la sua ricerca a lungo termine di innovazione e riforma. Ci sono molte opportunità in Cina e crediamo che il 2022 sia un buon anno per esplorarle. La Cina offre agli investitori internazionali una diversificazione rispetto ai mercati sviluppati. Con il p/e della Cina rispetto agli Stati Uniti vicino al picco del decennio e la forte crescita stimata degli utili, la bassa correlazione potrebbe giocare a favore delle azioni cinesi nell'anno della Tigre. La Cina richiede un atteggiamento un po' contrarian, dato che la Cina ha spesso avuto una forte performance quando sembrava essere in crisi”.

 

Anche George Gosden, gestore del fondo Threadneedle (Lux) Asian Equity Income, e Jin Xu, gestore azionario Cina di Columbia Threadneedle Investments, ritengono che il 2022 potrà essere un anno interessante per il mercato azionario cinese, data la promessa della People's Bank of China di utilizzare strumenti monetari per stimolare l'economia e la crescita. “Gli Stati Uniti e la Cina passeranno l'anno a divergere in tema di politica monetaria con, da un lato, la Fed che sta accelerando sui rialzi dei tassi, e, dall’altro, la Cina che ha appena iniziato un ciclo di allentamento. L'anno scorso, il reset normativo della Cina ha fatto notizia, insieme alla sua politica "zero Covid" e al deleveraging nel settore immobiliare. Ma crediamo che abbiano superato il punto di maggior sofferenza”.

 

Secondo i gestori di Columbia il ciclo normativo - iniziato alla fine del 2020 – sarà più prevedibile con le elezioni di quest'anno, con il Governo concentrato sul concetto di prosperità comune. “Riteniamo che lo smantellamento del settore privato (che rappresenta il 60% del PIL cinese e impiega l'80% della popolazione urbana) non sia l'obiettivo del Governo. Riteniamo che molti degli obiettivi politici siano, infatti, presenti nella "lista dei desideri" delle economie occidentali, come ad esempio, la tutela della riservatezza dei dati personali e il contenimento di pratiche monopolistiche. Tutto questo non può che rivelarsi positivo nel lungo termine, una conseguente riduzione della disuguaglianza economica e un aumento della classe media che, probabilmente, accelererà il riequilibrio economico e porterà a far crescere i consumi”.

 

“Il nostro obiettivo è quello di investire con il vento in poppa della politica cinese e crediamo che molti settori beneficeranno dell'agenda del Governo che si sta concentrando su temi quali la prosperità e la produttività” – evidenziano ancora gli esperti. “Uno dei temi principali nei nostri portafogli è il tema della decarbonizzazione - dato che la Cina cerca di raggiungere il picco delle emissioni di carbonio entro il 2030 e diventare carbon-neutral entro il 2060”.

 

Anche secondo Louis Luo, investment director, multi asset investment solutions di abrdn, l’anno della tigre inizia sotto i migliori auspici. “Prevediamo che le autorità si concentrino nuovamente sugli obiettivi di crescita a breve termine e prevediamo misure per stabilizzare la crescita, come una maggiore spesa per le infrastrutture, investimenti nel settore manifatturiero, un taglio delle tasse e uno stimolo per guidare la spesa dei consumatori. Questo dovrebbe coincidere con una svolta nel ciclo del credito”.  In tale contesto “siamo positivi sulle prospettive per le A-shares cinesi, sostenute da una crescita degli utili ancora positiva e da una rivalutazione delle valutazioni. Privilegiamo un'esposizione bilanciata tra titoli della new-economy con una forte prospettiva di crescita e partecipazioni della old-economy con una riserva di valutazione”.

La posizione di abrdn sulle azioni H cinesi è invece più sfumata. “Nonostante il calo della crescita degli utili e il leggero posizionamento degli investitori già prezzato nelle azioni offshore, aspetteremo catalizzatori da parte delle autorità o revisioni al rialzo degli utili prima di rientrare nel mercato”.

 

“Nella tradizione cinese, le tigri sono avventurose e coraggiose - qualità che gli investitori possono ammirare. La divergenza delle prospettive economiche e politiche aumenta l'importanza degli asset cinesi come fonte di rendimento non correlato nei portafogli globali. Una diversificazione che sia un po' avventurosa e coraggiosa potrebbe giocare un ruolo chiave per gli investitori globali nell'anno della tigre” conclude Luo.

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