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Dalla BCE un messaggio da falco. I commenti dei gestori

3/10/2022 | Daniele Riosa

Tassi ancora invariati e acquisti dell'Asset Purchase Program rivisti per i prossimi sei mesi. Questa è in sintesi la decisione presa dalla Banca Centrale Europea nella riunione odierna


Tassi ancora invariati e acquisti dell'Asset Purchase Program rivisti per i prossimi sei mesi. Questa è in sintesi la decisione presa dalla Banca Centrale Europea nella riunione odierna. Nello specifico, il tasso principale resta a zero, il tasso sui depositi a -0,50% e il tasso sui prestiti marginali a 0,25%. Nell’ambito App, gli acquisti mensili saranno di 40 miliardi di euro ad aprile, 30 miliardi a maggio e 20 miliardi a giugno.

Di seguito vediamo come i gestori commentano le decisioni prese dall'Eurotower

Ed Hutchings, head of rates di Aviva Investors, sottoliena che "la BCE ha lanciato oggi un chiaro messaggio da falco al mercato e agli investitori, affermando che intraprenderà tutte le azioni necessaria per adempiere al suo mandato. La notizia dell'imminente conclusione dell'Asset Purchase Program (APP), prima di un rialzo dei tassi, è stato anticipato dal mercato con un primo incremento dello 0,25% atteso per il mese ottobre 2022. Questo dovrebbe portare i rendimenti dei titoli di stato europei ad un ulteriore rialzo, in particolare nelle aree geografiche più periferiche come l'Italia e la Grecia, a cui in passato sono stati destinati i sostegni più consistenti”.

Per Filippo Diodovich, senior market strategist di IG Italia, “l’esito del meeting è stato molto più da falco rispetto alle previsioni della vigilia. I tassi di interesse sono rimasti invariati ma sono cambiate le strategie in merito al programma di acquisto di titoli. Sulla base delle valutazioni aggiornate dagli esperti della BCE e tenendo conto dell'incertezza legata soprattutto agli sviluppi del conflitto nell’Europa dell’Est, il Governing Council ha rivisto al ribasso gli acquisti di asset: 40 miliardi di euro ad aprile, 30 miliardi di euro a maggio e 20 miliardi di euro a giugno. Nel terzo trimestre i banchieri centrali del Vecchio Continente decideranno, dopo un’attenta analisi sulle pressioni inflazionistiche, come calibrare gli acquisti di asset. Precedentemente la BCE si era impegnata a comprare 40 miliardi di euro mensili di asset nel secondo trimestre, 30 nel terzo, 20 nel quarto. In parole semplici la BCE ha lasciato intendere che se l’inflazione continuerà a essere su livelli troppo elevati, terminerà il piano di quantitative easing e si preparerà a un rialzo dei tassi di interesse probabilmente già nel mese di settembre”.

Silvia Dall’Angelo, senior economist per la divisione internazionale di Federated Hermes, osserva che l’Eurotower “ha mantenuto una traiettoria graduale verso la normalizzazione della propria politica monetaria, concentrandosi in questa fase sul miglioramento del quadro inflazionistico interno. Nello scenario di base di Francoforte, gli acquisti netti si concludono nel terzo trimestre di quest'anno. Tuttavia, la guerra in Ucraina ha portato con sè una grande dose di incertezza rispetto a questo scenario base, al punto che l’istituto di Francoforte ha prodotto previsioni per uno scenario alternativo accanto a quello principale. Di conseguenza, Lagarde ha sottolineato l'opzionalità, la flessibilità e la dipendenza dai dati, dato che la BCE si sta muovendo in un panorama economico e geopolitico incerto ed in rapida evoluzione, dominato da un deterioramento del trade-off crescita-inflazione. Come minimo, l'incertezza legata alla guerra porterà la BCE a procedere con cautela e gradualità. Nel peggiore dei casi, è possibile che la BCE debba ricorrere ad un nuovo pacchetto di misure di emergenza e ritardare il rialzo, anche se sembra che le leve fiscali disponibili sia a livello europeo che nazionale dovranno fare il lavoro più duro in risposta alle conseguenze negative, e forse in peggioramento, della guerra in Ucraina”.

Secondo Antonella Manganelli, responsabile investimenti di Payden&Rygel, “due toni diversi sono trasparsi nella retorica della Banca Centrale Europea oggi. Il comunicato ha sorpreso in senso rialzista; la conferenza stampa è stata poi volta ad ammorbidire in qualche modo il messaggio. Il comunicato ha, infatti, lasciato presagire un termine del programma di acquisto di titoli già alla fine del terzo trimestre di quest’anno, ovvero tre mesi prima rispetto a quanto indicato nel corso dell’ultimo incontro. Nel corso della conferenza stampa, però, Christine Lagarde si è soffermata sulla differenza tra ‘accelerazione, inasprimento e normalizzazione’ della politica monetaria, chiarendo come sia proprio la normalizzazione, ad oggi, l’obiettivo della BCE. La presidente ha inoltre ribadito più volte la condizionalità di qualsiasi cambiamento nella politica monetaria rispetto all’andamento dei dati sul livello dei prezzi e sulle aspettative di inflazione. In linea con le attese di molti commentatori, ha infine cercato di lasciare alla BCE del margine di manovra, sottolineando come l’aumento dei tassi possa richiedere “del tempo” a partire dalla fine dei programmi di acquisto. La riunione di oggi sembra rendere improbabili aumenti dei tassi almeno fino alla fine di settembre”.

Antonio Cesarano, chief global strategist di Intermonte, rileva "la BCE ha cercato di fare una sintesi tra le due posizioni estreme all’interno del board, ossia chi propendeva per un nulla di fatto ed attendere gli sviluppi e chi invece propendeva per agire senza alcuna condizionalità. Alla fine, la scelta è stata per una decisione di azione ma con condizionalità, ossia riservandosi le decisioni sulle mosse future (fine del QE e rialzo tassi) in base agli sviluppi. Un tentativo di risolvere nel breve l’arduo dilemma posto dallo scenario stagflattivo, che diventa sempre più probabile per l’area, accentuato ed anticipato dalla guerra in Ucraina. Complessivamente la decisione di oggi comporta maggiore incertezza soprattutto per i bond periferici, dal momento che il probabile ulteriore aumento dell’inflazione nei prossimi mesi aumenta la probabilità di stop del QE nel terzo trimestre".

Come interpretare gli eventi di oggi? Pasquale Diana, head of macro research di AcomeA SGR, risponde che "se anche è vero che la BCE in teoria mantiene tutte le opzioni sul tavolo e continuerà a lasciarsi guidare dai dati, appare altrettanto chiaro che un passo decisivo verso l’uscita dal QE è stato fatto. Con un’inflazione destinata a salire ulteriormente nei mesi a venire, il base case più probabile è che il QE termini già nel terzo trimestre. Vista la nuova forward guidance, non è però detto che la BCE alzi i tassi già quest’anno. L’attenzione si sposta adesso su quali saranno le mosse della politica fiscale in Eurozona. Il conflitto in Ucraina e la pressione sui prezzi energetici rappresentano uno shock esogeno di fronte al quale le autorità fiscali non rimarranno indifferenti. Rimane da vedere che forma prenderà questo stimolo fiscale, e quanto sarà finanziato a livello europeo piuttosto che dai singoli paesi. Non è da escludere che la BCE possa in futuro riaprire le porte al QE per evitare che questo stimolo fiscale metta troppa pressione sui tassi. Al momento però la preoccupazione maggiore della BCE sembra essere l’inflazione”.

Dave Chappell, fixed income senior portfolio manager di Columbia Threadneedle Investments, mette in luce che "di fronte all'aumento dell'incertezza, la BCE ha rivisto la sua strategia di uscita, riducendo da due trimestri ad uno la tempistica del taper degli acquisti aggiuntivi del programma APP, precedentemente previsti per assicurare un agevole passaggio dal PEPP. Il comitato ha mantenuto la flessibilità sull’eventuale fine dell’APP, indicando la volontà di concluderlo nel terzo trimestre solo se i dati in arrivo sosterranno le aspettative che le prospettive di inflazione a medio termine non si indeboliranno in seguito. Lagarde ha sottolineato che i rischi al ribasso per la crescita e al rialzo per l'inflazione sono aumentati a causa della situazione dell'Ucraina, e quindi il comitato è pronto a modificare il percorso del programma se le prospettive dovessero cambiare. Qualsiasi aggiustamento dei tassi d'interesse della BCE potrebbe avvenire dopo la chiusura dei programmi, se l'obiettivo delle aspettative d'inflazione del comitato dovesse essere raggiunto ben prima del periodo previsto. La riduzione della tempistica del taper riaccende le aspettative che la BCE possa alzare il suo tasso di deposito principale vicino allo zero entro la fine dell'anno, un livello che non si vede dalla metà del 2014".

Roberto Rossignoli, portfolio manager Moneyfarm, precisa che "con la riunione di marzo l’istituto di Francoforte ha quindi deluso le aspettative di chi sperava in un accantonamento, almeno parziale, della riduzione nell’acquisto di titoli da parte della banca centrale. Anzi, un’accelerazione sulla diminuzione dei programmi di allentamento quantitativo appare ormai più una certezza che una possibilità. I mercati si stanno comportando come era lecito aspettarsi in questo scenario: l’Euro si è rafforzato contro il Dollaro, mentre i tassi d’interesse sono saliti con gli spread dei paesi periferici in allargamento. Un rialzo dei tassi è ormai scontato già dal quarto trimestre. Questo tipo di retorica ha sorpreso molti operatori, che si aspettavano forse una frenata sulla stretta monetaria, data l’esposizione dell’Europa a possibili traumi derivanti dalla guerra. Lo spettro della stagflazione si fa strada nelle menti degli investitori e getta un’ombra di ulteriore incertezza sull’economia europea. Intanto da Oltreoceano i dati più recenti sull’andamento dei prezzi al consumo confermano che nessuna geografia è al riparo da questo trend globale. L’inflazione si è confermata al 7.9% annuale, al massimo da 40 anni e, coi prezzi delle materie prime in continua salita, la normalizzazione appare ancora tutt'altro che immediata".

Anna Stupnytska, global macro economist di Fidelity International, guarda al futuro: "Crediamo che quando, nelle prossime settimane, lo shock della crescita diventerà più evidente nei numeri, l'attenzione della BCE si sposterà probabilmente dal focus sull'alta inflazione verso il tentativo di limitare le difficoltà economiche e di mercato, dato che l'invasione dell'Ucraina e le sue conseguenze si inaspriscono attraverso il sistema. Non ci aspettiamo che la BCE aumenti i tassi quest'anno e crediamo che il rischio sia sbilanciato verso un maggiore QE, non verso un minore, soprattutto se le forniture di gas dalla Russia all'Europa dovessero essere interrotte in futuro. Detto questo, i margini di incertezza rimangono attualmente elevati”.

 

 

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