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Timori di stagflazione? Sono immotivati

3/11/2022 | Daniele Riosa

Hans-Jörg Naumer (Allianz GI): “In ogni caso l’instabilità geopolitica, la maggiore incertezza, l’inflazione elevata e persistente e il rallentamento del momentum sulla crescita creano un contesto difficile per gli investitori”


“Oltre alla tragedia umanitaria e alle conseguenze geopolitiche, l’attacco militare all’Ucraina avrà ripercussioni di vasta portata per l’economia europea e globale e per i mercati finanziari”. Hans-Jörg Naumer, director global capital markets & thematic research di Allianz Global Investors, sottolinea che che “alcuni osservatori mettono già in guardia dalla ‘stagflazione’, un termine che riporta alla mente i primi anni ‘70, quando gli elevati prezzi del petrolio contribuirono a far salire l’inflazione e a frenare la crescita. Tale timore è una delle ragioni per cui l’invasione dell’Ucraina ha creato così tanto nervosismo sui mercati”.

L’esperto spiega che “sebbene sia troppo presto per valutare i possibili impatti, sembra probabile che una prima reazione riguarderà la revisione al ribasso delle stime di consensus circa la crescita del prodotto interno lordo globale nel 2022, e la revisione in negativo più decisa dovrebbe riguardare l’Europa. Per contro, potremmo assistere a una revisione al rialzo delle attese sull’inflazione di un altro punto percentuale rispetto a livelli già elevati, data l’impennata dei prezzi delle materie prime. Dall’analisi degli sviluppi sul fronte economico nelle settimane precedenti all’attuale crisi, traspare che in febbraio la crescita globale aveva perso ancora slancio. In generale, i dati economici globali misurati dal nostro ‘Macro Breadth Index’ hanno evidenziato una flessione in sette degli scorsi otto mesi. La variante Omicron è certamente tra i principali responsabili di tale deterioramento, ma ora la situazione pandemica sembra più incoraggiante. I progressi in relazione alla Covid-19 dovrebbero offrire un po’ di sollievo".  

“Indipendentemente dai recenti sviluppi sul piano geopolitico - osserva l’analista - le banche centrali non possono più permettersi di non affrontare la questione dell’inflazione, come emerso chiaramente nella riunione del Consiglio direttivo della Banca Centrale Europea della scorsa settimana. Dopo che alla conferenza stampa di febbraio Christine Lagarde aveva adottato toni ‘hawkish’, il Consiglio ha ribadito la dipendenza dai dati delle decisioni di politica monetaria e ha confermato di voler normalizzare la linea monetaria nel prossimo futuro. Pertanto, non è esclusa una conclusione degli acquisti netti di asset nell’ambito del Programma di acquisto di asset (APP) in autunno. Un primo rialzo dei tassi potrebbe poi avvenire verso la fine dell’anno o a inizio 2023".

Il manager prevede che “oltre che sugli sviluppi in Ucraina la prossima settimana l’attenzione si focalizzerà ancora sulla politica monetaria. A metà settimana si terrà una riunione del Federal Open Market Committee. Nonostante i recenti accadimenti, confermiamo il nostro scenario di base per cui la Federal Reserve avvierà l’inasprimento alla riunione della prossima settimana e il quantitative tightening dal terzo trimestre 2022. Le attese del mercato circa la politica monetaria sono particolarmente volatili. Tuttavia, gli operatori sono sempre più convinti che le autorità monetarie opteranno per una linea più accomodante. Ma un aumento della liquidità erogata dalle banche centrali non implica necessariamente una riduzione dell’incertezza. Di fatto, nel contesto attuale la politica monetaria risulta alquanto incapace di dare slancio alla crescita. Piuttosto, maggiori iniezioni di liquidità potrebbero alimentare l’inflazione. Al momento gli interventi di politica fiscale sembrano l’opzione migliore, ma potrebbero comunque incrementare le pressioni inflazionistiche”.

L’economista ricorda che “secondo il Fondo monetario internazionale, nel 2021 la linea fiscale è divenuta neutrale nei Paesi avanzati e restrittiva nelle aree emergenti. In ogni caso, l’aumento della spesa per sicurezza e difesa sulla scia dei recenti eventi geopolitici rappresenterà uno stimolo per diversi Paesi negli anni a venire, pur non riuscendo a sostenere davvero la produttività e il potenziale di crescita. Molti Paesi, in primo luogo la Cina, hanno già dichiarato di voler attuare misure fiscali supplementari volte a stabilizzare la crescita. L’attività economica si conferma solida, pertanto i timori di stagflazione ci sembrano immotivati. Senza dubbio l’invasione dell’Ucraina rallenterà l’espansione, ma in generale il sentiero di crescita appare tuttora superiore al potenziale”.

“In ogni caso - conclude Hans-Jörg Naumer - l’instabilità geopolitica, la maggiore incertezza, l’inflazione elevata e persistente, il rallentamento del momentum sulla crescita e le banche centrali chiaramente ‘dietro la curva’, creano un contesto difficile per gli investitori. In linea generale, per il momento è ragionevole mantenere una certa cautela in relazione agli asset rischiosi”.

 

 

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