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Francia, la rielezione di Macron piacerebbe ai mercati

4/6/2022 | Daniele Riosa

Pietro Baffico (abrdn): “Implicherebbe una continuità politica, alcuni ulteriori progressi nell'agenda delle riforme e un rinnovato tentativo di affrontare la riforma delle pensioni”


“In vista delle elezioni presidenziali francesi, il presidente Macron resta ancora in vantaggio nei sondaggi del primo e del secondo turno. Anche se il sostegno ai candidati populisti è ancora forte, queste elezioni si svolgono in un contesto economico e politico molto diverso rispetto al 2017”. Pietro Baffico, European Economist di abrdn, spiega che “nonostante la Francia abbia sperimentato una delle più forti riprese dopo la pandemia, l'alta inflazione sta erodendo il potere d'acquisto dei lavoratori, mettendo la questione al centro della campagna elettorale, insieme alla strategia climatica della Francia”.

“Macron - constata il gestore - sta correndo da presidente in carica e gode di un sostegno più forte in questa fase della campagna rispetto ai suoi due predecessori. Il ritiro di Angela Merkel lo ha lasciato come l'uomo di stato più maturo d'Europa, mentre la guerra in Ucraina sta indebolendo la posizione dei populisti vicini a Putin. Lo scenario politico è molto frammentato, con l'ascesa di Eric Zemmour che divide il voto di estrema destra e i tradizionali partiti di governo che ancora lottano per guadagnare consensi. Nel frattempo, l'euroscetticismo di Marine Le Pen sembra essersi moderato rispetto al 2017 nel tentativo di appellarsi maggiormente alle forze politiche di centro. Il rischio maggiore non è tanto la vittoria assoluta di un candidato estremista, ma piuttosto un Parlamento più frammentato dopo le elezioni. Un governo centrista al secondo mandato dovrà probabilmente scendere a compromessi con i partiti sia di sinistra sia di destra sulla politica economica, energetica ed europea. Questo rischia di portare alla stasi politica”.

“La rielezione di Macron - prevede il manager - sarebbe accolta con favore dai mercati finanziari, in quanto implicherebbe la continuità politica, alcuni ulteriori progressi nell'agenda delle riforme, possibilmente una maggiore integrazione europea e un rinnovato tentativo di affrontare la riforma delle pensioni. Macron è un sostenitore di maggiori investimenti nelle tecnologie verdi e nucleari, ma sarà cauto nell'aumentare le tasse sui carburanti o sulla CO2 per paura di ravvivare il movimento dei Gilets Jaunes. La riforma delle pensioni sarà la questione più difficile da affrontare e ha anche il potenziale di far rivivere le tensioni sociali che hanno afflitto i primi anni della sua presidenza. In caso di elezione di uno dei candidati populisti, gli asset francesi sarebbero probabilmente sotto pressione. Ci aspetteremmo di vedere un allargamento degli spread dei titoli sovrani francesi e una sottoperformance dei titoli azionari e di credito francesi orientati al mercato interno”.

“Tuttavia - conclude Baffico - dato l'arretramento dei populisti dalle posizioni euroscettiche più rigide, la ricaduta sarebbe probabilmente meno estrema che se si fosse verificata nel 2017 o di quanto abbiamo visto dopo le elezioni italiane del 2018”.

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