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Investimenti, la guerra porta 4 cambiamenti fondamentali

4/7/2022 | Redazione Advisor

Per Mobeen Tahir di WisdomTree “è necessaria una migliore protezione dall’inflazione. Il conflitto in Ucraina ha causato un nuovo shock rendendo evidenti alcune falle nelle catene di approvvigionamento mondiali”


Il mondo aveva appena cominciato a riprendersi dalla pandemia quando hanno iniziato a spirare i primi venti di guerra e gli investitori hanno dovuto affrontare più di una difficoltà. Per Mobeen Tahir, director, research di WisdomTree “vi sono stati quattro cambiamenti significativi e duraturi, nel panorama degli investimenti, che riteniamo siano stati catalizzati dal conflitto”.

1) È necessario riconoscere che i rischi geopolitici sono sempre in agguato: “Nel 2018 è scoppiata la guerra commerciale tra la Cina e gli Stati Uniti. “Le due parti - ricorda il gestore - hanno raggiunto un accordo di ‘Fase uno’ nel gennaio del 2020: un passo nella giusta direzione, certo, ma non una risoluzione completa della questione. La guerra commerciale è sparita dai titoli di prima pagina non perché si sia conclusa ma semplicemente in quanto passata in secondo piano rispetto allo scoppio di altre crisi. Per due anni c’è stata la pandemia. All’inizio del 2022 è arrivato il conflitto in Ucraina. Agli investitori è stata quindi ricordata la necessità di considerare i rischi geopolitici nella costruzione dei portafogli. I meriti degli investimenti in asset come l’oro, storicamente paradisiaci, si sono rafforzati e le virtù dei fattori azionari, come la qualità, adatti ad affrontare qualunque circostanza e che possono resistere meglio alla volatilità sui mercati, sono emerse con maggiore evidenza”.

2) È necessario prepararsi all’irrigidimento della politica: “La domanda da porsi non è ‘se’ ma ‘quando’ e ‘di quanto’. Le banche centrali si sono mobilitate e i tassi d’interesse stanno già salendo. Molti investitori non hanno mai sperimentato un irrigidimento delle politiche secondo l’entità prevista nei prossimi mesi o conservano solo vaghi ricordi dei cicli passati. Anche il comportamento finanziario può dimostrarsi miope. Tuttavia, l’irrigidimento delle politiche non può essere ignorato. Ancora una volta per gli investitori si aprono sostanzialmente due strade. La prima riguarda la gestione della duration, cioè la riduzione della sensibilità all’andamento dei tassi d’interesse (e, quindi, all’impatto negativo del rialzo dei tassi). Molti investitori oggi sono alla ricerca di asset in grado di generare reddito con una duration inferiore. Nel segmento obbligazionario, gli investitori si rivolgono soprattutto ai Treasury a tasso variabile (che riducono la duration senza rafforzare il rischio di credito). Nell’azionario, sembrano essere privilegiati i titoli che pagano dividendi”.  

3) È necessaria una migliore protezione dall’inflazione: “La guerra in Ucraina ha causato un nuovo shock inflazionistico. Ha reso evidenti alcune falle nelle catene di approvvigionamento mondiali, esacerbando ulteriormente il problema già sorto durante la pandemia. Gli investitori sono consapevoli che l’inflazione non è stata provocata esclusivamente dall’accomodamento della politica monetaria. Di conseguenza, nemmeno il suo irrigidimento da solo potrà risolverla. Gli elementi in gioco sono svariati: rincaro dei prezzi delle materie prime, strozzature delle catene di approvvigionamento, mercati del lavoro rigidi e domanda repressa. È difficile non notare la forte domanda di materie prime in generale da parte degli investitori negli ultimi dodici mesi. Dato che l’aumento dei prezzi delle commodity rappresenta un fattore determinante per l’inflazione, le caratteristiche di copertura delle materie prime sono difficili da ignorare. Inoltre, gli investitori ritengono questo asset molto interessante quale strumento di diversificazione, non solo rispetto alle classi di attivi tradizionali ma anche all’interno del paniere, data l’eterogeneità dei singoli settori”.

4) È necessario osservare che certi megatrend sono stati catalizzati dagli eventi: “Più di recente, la Germania ha annunciato che porterà la transizione energetica al 100% entro il 2035, cioè circa quindici anni prima del previsto. Sebbene l’impulso nasca dal desiderio di ridurre la dipendenza energetica dalla Russia, in definitiva si tratta di ridurre la dipendenza dai combustibili fossili. La transizione energetica verso tecnologie più pulite non avverrà dall’oggi al domani ma può accelerare in un attimo. Ed è esattamente quanto sta accadendo in questo momento. Il presidente Biden ha di recente avvertito che la Russia potrebbe intraprendere “attività informatiche fraudolente” contro gli Stati Uniti, in risposta alle sanzioni statunitensi. Politica a parte, l’avvertimento serve a ricordare i pericoli della vulnerabilità informatica. Il rischio di attacchi cibernetici non si concretizza solo durante i conflitti ma diventa banalmente più evidente. Il rischio c’è sempre".

"Le organizzazioni di tutto il mondo - conclude Tahir - stanno rafforzando le proprie difese informatiche, poiché si sono rese conto che altrimenti potrebbero conseguirne danno irreparabili, sia di tipo finanziario che reputazionale”.

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