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Crescita economica, rallentamento in vista

4/11/2022 | Redazione Advisor

Nel breve termine è prevista una decelerazione specialmente in Europa, ma per ora nel lungo termine non sussistono i rischi di recessione. La view di Natixis IM


Si prospetta un atterraggio duro per l’economia globale?  Mabrouk Chetouane e Nicolas Malagardis - Global Market Strategy, NIM Solutions, analizzano l’andamento delle prospettive economiche sulle due sponde dell’Atlantico nel corso dei prossimi mesi, con uno sguardo alle scelte delle rispettive Banche centrali.

 

“In questo scenario, qualsiasi previsione economica dovrebbe essere considerata con prudenza, poiché la situazione rimane molto fluida e, conseguentemente, lo spettro degli scenari possibili è ampio” premettono i due strategist. “Nel breve termine, prevediamo una decelerazione della crescita globale, specialmente in Europa – dove le pressioni stagflazionistiche sono aumentate – come conseguenza dello shock dell’offerta di commodity, della perdita di potere d’acquisto delle famiglie e del possibile rinvio della spesa privata. Tuttavia, sebbene i rischi di recessione appaiano orientati al rialzo, crediamo che questo timore sia fuori luogo, almeno nel breve termine, e prevediamo che la crescita globale rimarrà superiore al potenziale a lungo termine per gran parte del 2022. In effetti, le nostre ultime previsioni indicano una crescita del PIL reale dell’Area Euro al 3,0% nel 2022, rivista al ribasso di 0,4 pp rispetto a gennaio 2022”.

 

“È probabile che i Paesi europei utilizzino eventuali margini di manovra residui nei bilanci pubblici per attutire l’impatto sui consumi ed in particolare sulla spesa energetica per le famiglie a basso reddito. I responsabili politici avvieranno probabilmente delle discussioni sulle opzioni disponibili per affrontare la duplice crisi energetica e di difesa, alimentando le aspettative di emissione di nuovo debito comune da parte dell’UE. Questo contesto potrebbe incidere sui programmi di normalizzazione delle politiche monetarie delle principali banche centrali, che potrebbero essere indotte a tirare il freno a causa di un deterioramento più rapido del previsto delle condizioni finanziarie”.

 

Tuttavia, gli esperti fanno notare che la Banca Centrale Europea (BCE) ha già cambiato passo, adottando un tono meno accomodante. “In questo senso, sebbene la presidente Lagarde abbia annunciato un’accelerazione del tapering, non prevediamo che la BCE aumenterà il proprio tasso di politica monetaria nel 2022, e ci aspettiamo che un eventuale rialzo nel 2023 dipenda in ultima analisi dal grado di distruzione della domanda causato dal conflitto. Analogamente, è improbabile che la Federal Reserve (Fed) implementi il numero di rialzi dei tassi scontato nelle attuali quotazioni dei future sui Fed Funds. È vero che gli Stati Uniti potrebbero rimanere relativamente immuni nel breve termine, ma continuiamo a ritenere che la Fed intenda procedere con prudenza, essendo consapevole delle possibili ricadute di un eccessivo rallentamento dell’economia europea. Nel complesso – concludono gli strategist - prevediamo che la banca centrale americana implementerà 3-4 rialzi dei tassi in modo graduale, al fine di monitorare attentamente l’inasprimento – già in corso – delle condizioni finanziarie”.

 

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