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La guerra e il Covid non compromettono la crescita

4/22/2022 | Daniele Riosa

Greg Meier (Allianz GI): “La prossima settimana sarà la più interessante in termini di utili aziendali del primo trimestre del 2021"


Le prospettive economiche si sono offuscate con l’arrivo di alcune nuvole burrascose. Solo lo scorso gennaio il Fondo Monetario Internazionale (FMI) prevedeva per il 2022 una crescita globale del 4,4% e un’accelerazione dopo l’ondata di Omicron. Invece nelle ultime settimane il contesto è peggiorato rapidamente a causa dell’invasione dell’Ucraina da parte delle forze armate russe, della politica cinese ‘zero covid’ che ha richiesto l’imposizione di nuovi lockdown e delle maggiori pressioni su filiere globali, commodity e mercati finanziari. La Banca Mondiale parla di ‘crisi sovrapposte’, tanto che la recente inversione della curva dei Treasury USA ha alimentato le speculazioni sui rischi di recessione.

Esiste un modo per separare il rumore di fondo dai segnali davvero utili per gli investimenti? Greg Meier, senior economist, di Allianz Global Investors, risponde che “innanzitutto occorre mantenere una certa lungimiranza. Ai mercati non piace l’incertezza, vale a dire che la volatilità non è una novità e potrebbe durare a lungo, almeno sino a che la visibilità non migliorerà. La nostra analisi indica che le azioni tendono a perdere terreno prima di una crisi geopolitica per poi recuperare nei 3-6 mesi successivi alla fine delle turbolenze. Naturalmente la situazione odierna non ha precedenti e i trend passati non sono molto utili. La cosa importante è che, malgrado la fase di debolezza dell’economia globale, la crescita non sembra compromessa”.

“In effetti - prosegue il gestore - nonostante le recenti revisioni al ribasso, per quest’anno il FMI stima tutt’ora un’espansione mondiale del 3,6%. Si tratta di una crescita più lenta di quella del 2021, ma comunque superiore alla media del 3,4% registrata dal 1980. In ogni caso non è una recessione. La riapertura dopo l’ondata di Omicron è in corso. I decessi giornalieri sono diminuiti drasticamente su scala globale e, secondo l’Institute for Health Metrics and Evaluation, potrebbero attestarsi ai minimi dell’era pandemica almeno sino al 1° agosto. Il mercato del lavoro è compatto in molti Paesi (si veda il grafico della settimana) e le famiglie, soprattutto negli Stati Uniti, sono pronte a spendere il surplus di risparmi. Parte della spesa sfumerà a causa dell’inflazione, ma dovrebbero esserci fondi a sufficienza per ridare slancio all’economia nel 2023”.

“La prossima settimana - prevede il manager - sarà la più interessante in termini di utili aziendali del T1 2022. Oltre 180 società dell’S&P 500 pubblicheranno i bilanci. Vedremo se le imprese riescono a sostenere il generale incremento dei costi produttivi e se la crescita dei ricavi è stata sufficiente a proteggere margini e utili. Sinora il 71% delle aziende ha battuto le stime di utili degli analisti. Sul fronte economico sono previste diverse notizie importanti. In Asia saranno resi noti gli indici dei responsabili degli acquisti (PMI) cinesi relativi al settore manifatturiero e ai servizi, le vendite al dettaglio del Giappone e le decisioni della Banca del Giappone in merito alla politica monetaria. Nell’area euro c’è attesa per il ballottaggio alle presidenziali francesi di domenica. In Germania l’indice della fiducia delle imprese ifo potrebbe darci una prima idea degli effetti del conflitto in Ucraina sulla prima economia europea”.

Sull’altra sponda della Manica, “gli investitori si soffermeranno sui prezzi delle abitazioni del Regno Unito monitorati da Rightmove alla ricerca di eventuali conseguenze del recente aumento dei tassi di interesse. Negli USA sono attese diverse statistiche, fra cui gli indici dei prezzi delle case di Case-Shiller, l’andamento del sentiment dei consumatori dell’Università del Michigan, i dati sui permessi di costruzione e sugli ordinativi di beni durevoli. Avremo inoltre un’anteprima della crescita del PIL e del costo del lavoro nel primo trimestre del 2022”.

“Gli sviluppi di quest’anno - conclude Meier - hanno alimentato il pessimismo tra gli investitori. Stando all’ultimo sondaggio dell’American Association of Individual Investors (AAII), al momento solo il 15,8% dei partecipanti del mercato è ottimista, la percentuale più bassa dal 1992. Tale dato potrebbe preludere a una situazione di affaticamento e/o di ipervenduto a breve termine. Quanto ai bond sovrani, i rendimenti sono saliti rapidamente, ma forse dovremo attendere qualche settimana per un vero picco. Le soglie critiche dei Treasury USA a 10 anni sono 3% e 3,2%, mentre i Bund tedeschi equivalenti potrebbero raggiungere l’1%”.

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