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Non farsi condizionare dalla paura, ma nemmeno dall’avidità

5/2/2022 | Max Malandra

Le quotazioni dei mercati azionari globali, dopo anni di ipercomprato storico, iniziano a scricchiolare in una fase di mercato che ha tutte le caratteristiche per essere definita “correttiva”.


Nel 2005 Antonio Albanese portava in scena uno dei suoi personaggi più iconici, il Ministro della Paura. Nel libro “Psicoparty”, scritto dallo stesso Albanese e da Michele Serra, c’è un passo illuminante in cui il ministro si descrive (vi ricorda qualcosa?).

“Io sono il Ministro della Paura, e come ben sapete senza la paura non si vive. Senza la paura della fame e della sete non si vive. Senza la paura della famiglia e della scuola non si vive. Senza la paura di Dio e della sua barba bianca non si vive. Una società senza paura è come una casa senza fondamenta. Per questo io ci sarò sempre. Io aiuto il mondo a mantenere l’ordine.

Senza di me le guerre scoppierebbero inutilmente. Le epidemie non avrebbero senso. Le bombe esploderebbero senza nessun vantaggio sociale. Io trasformo la paura in ordine, e l’ordine è il cardine di ogni società rispettabile. Io le paure le plasmo, le elaboro, le impasto e poi ve le trasmetto”.

 

A delineare il quadro intermarket - l’analisi che serve a comprendere quelle che sono le relazioni tra le tre principali asset class, vale a dire azioni, obbligazioni e materie prime - è Andrea Forni (CFTe), consulente finanziario ed esperto di investimenti tematici.

“La paura oggi ha il nome di guerra in Ucraina, di recessione in Europa, ha la faccia di Putin quando minaccia la terza guerra mondiale, ha il fragore delle bombe e dei missili che colpiscono obbiettivi in diretta streaming. E tra gli investitori, la paura sta prendendo il posto della compiacenza con le quotazioni dei mercati azionari globali che dopo anni di ipercomprato storico iniziano a scricchiolare in una fase di mercato che ha tutte le caratteristiche per essere definita “correttiva”, mentre esplode l’inflazione “cattiva” trainata dalle materie prime e dalla crisi delle catene di approvvigionamento globali”.

 

Sempre più paura, quindi?

La storia insegna che per fare crollare i mercati ci vuole un evento esogeno agli stessi che giustifichi la correzione tecnica agli occhi dei media e ne amplifichi la portata scatenando il panico. Non c’era riuscito il covid-19 nel 2020, c’è forse riuscita la Russia in questo disgraziato anno 2022. Da analista tecnico mi limito a guardare i grafici del mio sistema intermarket: innanzitutto le curve di volatilità implicita dei principali mercati in esame denotano crescenti segnali di paura che lavorano in correlazione inversa con i grafici di prezzo degli indici azionari di cui sono la derivazione.

 

 

Qual è l’errore principale da evitare?

Non è il caso di illudersi troppo, ma serve alzare ancora di più il livello di attenzione, agendo con estrema prudenza senza farsi trascinare in mosse azzardate dalle ondate di panico a cui seguono ondate di avidità, tipo vendere tutto, e poi cercare di riacquistare su quelli che si credono i “minimi”. La velocità e l’ampiezza dei movimenti sui mercati moderni non lascia scampo a coloro che si trovino dalla "parte sbagliata". Ne sa qualcosa chi aveva in portafoglio derivati finanziari sul mercato russo oppure i propri risparmi in obbligazioni in rubli che nell’arco di una notte a fine febbraio sono stati letteralmente spazzati via da un violento sell-off.

 

Cosa dice l’analisi intermarket?

Il mio modello proprietario “Ruota dei mercati” aveva già acceso un semaforo rosso settimane prima dello scoppio della guerra in Ucraina. Lo si vede in questo “cruscotto intermarket” che funge da bussola dello spostamento dei flussi di liquidità tra le asset class della “Ruota”. Il “cruscotto” sfrutta una delle meravigliose proprietà dell’analisi intermarket, e mette in relazione azionario, oro, petrolio e dollaro americano attraverso i loro rapporti di forza relativa.

Non voglio mettere ulteriore "paura" ma solo rendere partecipi dei segnali che si stanno manifestando sui miei modelli di analisi intermarket (che non sono certo infallibili). Sarà il mercato ad avere l'ultima parola. Noi limitiamoci ad attendere pazienti l'evoluzione senza anticiparne le mosse con entrate frettolose e impulsive, monitorando l’andamento dei principali indicatori sia endogeni sia esogeni ai mercati finanziari.

 

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