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La FED "colomba" sorprende i mercati. I commenti dei gestori

5/5/2022 | Daniele Riosa

La Federal Reserve ha aumentato i tassi di interesse di mezzo punto percentuale cosa che non accadeva da oltre vent’anni, ma i mercati avevano iniziato a prezzare un rialzo di 75 punti base


Tutto come previsto. La Federal Reserve ha alzato i tassi di interesse di mezzo punto percentuale cosa che non accadeva da oltre vent’anni. Vediamo come i gestori commentano le decisoni prese dalla banca centrale USA.

Jason England, global bonds portfolio manager di Janus Henderson, spiega che “nonostante questa mossa, crediamo ancora che la Fed e altre banche centrali, debbano ancora raggiungere il picco di un atteggiamento da falco. Questo attuale aumento dell’inflazione ha troppe fonti imprevedibili per essere semplicemente gestito aumentando i tassi in modo guardingo. Le dislocazioni dell'offerta legate alla pandemia, un'economia in crescita, l'accelerazione della deglobalizzazione, la guerra in Ucraina e la quantità storica di liquidità creata dal nulla dalle banche centrali del mondo per attutire il colpo di quella che si è rivelata essere la breve recessione, hanno tutti contribuito alla storica corsa al rialzo dei prezzi in gran parte dell'economia globale”.

Salman Ahmed, global head of macro and strategic asset allocation di Fidelity International, rileva che “come previsto, nella riunione di ieri, la Fed ha aumentato i tassi di 50 punti base e ha annunciato il suo programma di quantitative tightening. Nonostante l’atteggiamento da 'falco', il Presidente Powell ha escluso, per ora, la possibilità di un rialzo dei tassi di 75 punti base. Per le prossime due riunioni della Federal Reserve, rimangono sul tavolo ulteriori aumenti di 50 punti base. Si tratta comunque del più aggressivo aumento dei tassi dal 2000, a partire dal quale la Banca Centrale americana ha avviato il suo approccio restrittivo. Continuiamo a pensare che, alla fine, la FED aumenterà i tassi meno delle aspettative del mercato, ma per ora è probabile che la sua posizione rimanga invariata, dato il forte stallo del mercato del lavoro e le dinamiche inflazionistiche".

Silvia Dall’Angelo, senior economist di Federated Hermes, sottolinea che "se da un lato Powell ha ribadito la propria convinzione che la possibilità di raggiungere un cosiddetto soft landing ci sia, dall’altro sappiamo che non sono fenomeni così frequenti. Sarà difficile per la Fed calibrare la giusta misura di restringimento, dato che è in questo momento è dietro la curva. C'è incertezza sulle tendenze strutturali dell'economia dopo la pandemia e la politica monetaria funziona con ritardi variabili. La Fed continuerà probabilmente ad aumentare in modo aggressivo nei prossimi mesi, poiché l'inflazione potrebbe rimanere 'appiccicosa' a livelli sconvenientemente alti, nonostante abbia probabilmente raggiunto il picco".

Per Allison Boxer, US Economist di PIMCO,  "la Federal Reserve è riuscita a varare il più grande rialzo dei tassi dal 2000 e allo stesso tempo sorprendere le aspettative del mercato con una certa dose di atteggiamento da 'colomba'. La notizia principale della conferenza stampa è stata la respinta di Powell circa l’ipotesi di un rialzo di 75 punti base che i mercati avevano iniziato a prezzare. Se la dichiarazione si è concentrata esclusivamente sui rischi di inflazione e Powell ha sottolineato che la Fed è assolutamente concentrata sul riportare l'inflazione al target, ha anche riconosciuto che l’istituto centrale statunitense dovrà essere agile nel destreggiarsi con i dati in arrivo. Il che è coerente con la nostra visione che prevede la continuazione di un ritmo 'spedito' di rialzi dei tassi mentre la Fed sfrutterà l'estate per invertire rapidamente i tagli dell'era pandemica, ma alla fine dovrà essere "agile" nel governare i rischi al ribasso per la crescita".

Secondo Ben Lord, fund manager di M&G Investments, "l'attenzione della Fed è interamente rivolta a far scendere l'inflazione, il che suggerisce una serie di rialzi. È indicativo di un desiderio o addirittura di una politica per aumentare la disoccupazione. Se è vero che l'inflazione colpisce tutti, la disoccupazione, se gestita correttamente, riguarderà una piccola percentuale della popolazione. Tuttavia la serie di rialzi in termini di numero ed estensione dipende in ultima analisi da come l'economia e la politica si sviluppano nel tempo. In ogni ciclo di rialzo c'è sempre il rischio che qualcosa vada storto. Attualmente l'inflazione è così alta che la Fed sente di dover agire. Conseguentemente, i rischi per i mercati sono forti. Il rischio principale dal punto di vista degli investitori obbligazionari e della Fed è quello della credibilità. In questo momento la banca centrale americana deve vedere l'inflazione scendere in modo significativo e mantenere la sua rotta, qualunque cosa accada alla crescita, all'occupazione o agli asset rischiosi. E per fare questo deve prendere le distanze dalla politica - se Washington inizia a preoccuparsi più della disoccupazione che dell'inflazione, la Fed deve mantenere il tiro. Se l'inflazione non si ridurrà prima della prossima riunione, ci sarà una crisi di credibilità. La Fed spera che l'inflazione scenda al 5-6% durante l'estate. A quel punto i Fed fund sarebbero al 2%, che è molto al di sotto della neutralità. In presenza di dati più deboli e con un’inflazione presente, la Fed può fermarsi, osservare l’evoluzione dello scenario ed essere più paziente, rimanendo credibile. Se l’inflazione dovesse rimanere al di sopra di quella soglia e/o i dati fossero convincenti, ci aspettiamo che continui il percorso di rialzo dei tassi”.

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