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Titoli energetici, i vincitori del prossimo decennio

5/20/2022 | Paola Sacerdote

Le società dell’energy sono potenzialmente molto redditizie con un ritorno sul capitale del 18%. Malgrado ciò, gli investitori sono sempre convinti che sia meglio continuare ad acquistare i titoli del settore tech. L’analisi di BG SAXO


“Le società energetiche sono potenzialmente molto redditizie con un ritorno sul capitale del 18%. Malgrado questo dato, in questo “strano” mercato del 2022, gli investitori sono sempre convinti che sia meglio continuare ad acquistare i titoli del settore tecnologico”. E’ il giudizio netto di Peter Garnry, head of equity strategy di BG SAXO.

 

L’analisi di Garnry parte dalle prospettive trimestrali per il primo trimestre pubblicate da BG SAXO a fine gennaio 2022. “Si considerava una crisi energetica in espansione e valutavamo che il settore energetico globale potesse fruttare un rendimento annuale del 10%, guidato da un dividend yield a 12 mesi del 5%.  Sostenevamo: "I titoli energetici possono essere i vincitori del prossimo decennio e i rendimenti attesi impliciti sono troppo allettanti per essere ignorati dagli investitori". Da gennaio il settore energetico globale è cresciuto del 25% mentre le azioni globali sono scese del 10%. Numeri che incoronano il settore energetico globale come la fonte di Alfa tra mercati azionari deboli e inflazione galoppante”.

 

C’è poi secondo lo strategist un altro dato da sottolineare: il rendimento del flusso di cassa è stato del 10% ad aprile sulle società energetiche globali rispetto al 6% dell'MSCI World. “Eppure, ad oggi, le società energetiche globali sono le più “scontate”, in termini di prezzo, da 27 anni a questa parte. Un fattore sorprendente anche alla luce della crisi energetica in corso e delle prospettive legate ai prezzi di petrolio e gas in relazione alle sanzioni contro la Russia”.

 

 

“Al momento, le società energetiche globali stanno ottenendo un ritorno sul capitale netto di circa il 18% agli attuali prezzi del petrolio e del gas, superando di gran lunga il mercato generale. Malgrado questo, ci sono alcuni motivi che spiegano come mai queste società abbiano un valore tanto basso. In primis, l'agenda ESG comporta un’allocazione del capitale nei mercati azionari da parte di molti investitori istituzionali che si sono “trasferiti”, dal mercato di petrolio e gas, verso i titoli legati all’energia rinnovabile. E poi c’è il sentiment nel mercato azionario che in questo momento è attratto dai titoli tecnologici considerati nuovamente appealing dopo i recenti grandi ribassi. Una circostanza che va a scapito delle società energetiche ricche di flussi di cassa e con valutazioni azionarie accessibili. Insomma – osserva Garnry - sembra di trovarci in un mondo alla rovescia. In ogni caso - conclude - ne siamo convinti: sebbene il futuro sia certamente più green, avremo bisogno di petrolio e gas molto più a lungo del previsto e il nostro fabbisogno energetico è enorme, quindi confermiamo che i titoli energetici saranno i grandi vincitori dei prossimi 10 anni”.

 

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