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Investitori, i timori per l'inflazione hanno superato il picco

5/30/2022 | Redazione Advisor

Vincent Chaigneau (Generali Investments): “E’ prematuro aumentare di molto il rischio: rimaniamo lunghi sul credito investment grade, ma non sulle azioni e sul segmento high yield”


“L’approccio degli investitori sta cambiando, con i timori per l'inflazione che hanno superato il picco, mentre le preoccupazioni per la recessione si stanno attenuando”. Come rileva Vincent Chaigneau, head of research di Generali Investments, “l'inflazione USA a 5 anni ha perso circa 20 bp rispetto al picco di inizio maggio attestandosi ora al 2,65%, un calo di 40 bp al 2,10% per l’area euro. La crescita globale sta frenando e questo ha un impatto sui prezzi delle commodities cicliche, ad esempio i metalli di base”.

“Le aspettative circa il rialzo della Fed - spiega il manager - si stanno riducendo, ad esempio il tasso Fed Fund implicito di mercato per settembre 2023 si è raffreddato dal 3,40% di inizio mese al 2,90% attuale. Questo fa parte dei meccanismi di autocorrezione, preoccupazioni per la crescita e la stabilità finanziaria, che dovrebbero limitare il movimento all’insù dei rendimenti ‘privi di rischio’. Tale processo sta aiutando gli asset rischiosi a trovare un floor e alcuni indicatori sell-side Bull/Bear stanno ora indicando un segnale di acquisto (Buy)”.

Tuttavia, il gestore ritiene “prematuro aumentare di molto il rischio: rimaniamo lunghi sul credito Investment Grade, ma non sulle azioni e sul segmento High Yield, per il momento. I mercati devono ancora fare i conti con la combinazione di dati economici deboli, ad esempio l'indice ISM USA dovrebbe scendere verso quota 50 quest'estate, e con le banche centrali che continuano a sostenere politiche da falco. Prevediamo che queste ultime inizieranno a diventare meno aggressive entro la fine dell'estate, quando la crescita più debole ridurrà le previsioni sull'inflazione”.

“Per il momento - conclude Chaigneau - gli asset di rischio devono inoltre ancora affrontare un ambiente geopolitico teso (Russia/NATO, Taiwan) che contribuisce all'aumento dei prezzi dei generi alimentari e dell'energia, un fattore non positivo per i consumatori”.

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