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Petrolio e S&P500: riflessi sui mercati azionari di una potenziale correzione del WTI

6/7/2022 | Max Malandra

Da inizio anno è l'energy a trainare il mercato azionario. Cosa potrebbe succedere ora se correggesse? A rispondere è l'analisi intermarket.


Da inizio anno il settore energetico è stato il principale contributore positivo sui mercati azionari. Alla chiusura di venerdì 3 giugno l’ETF XLE (Energy) aveva guadagnato il 62,78% da inizio anno. Secondo è XLU (Utilities) con un ben più modesto 4,56%: tutti gli altri settori sono in perdita da inizio anno.

Conseguentemente, non possiamo essere sorpresi se siamo di fronte a quello che ad oggi è il quarto semestre peggiore di sempre sull’S&P500.

 

A delineare il quadro intermarket attuale del mercato azionario è Edoardo Fusco Fermiano, fondatore di DLD Capital SCF.

Questo tipo di analisi serve a comprendere quelle che sono le relazioni tra le tre principali asset class, vale a dire azioni, obbligazioni e materie prime.

 

Una simile performance del settore energetico ci spinge a domandarci che cosa potrebbe accadere sul mercato azionario nel caso in cui anche il settore energetico sperimentasse una flessione.

Una dimensione del livello di ipercomprato ed ipervenduto è la sua distanza da alcuni livelli chiave. Tipicamente la media mobile a 200 giorni è un livello storicamente tenuto in grande considerazione da tutti gli investitori.

Se osserviamo il grafico del WTI osserviamo come, storicamente, il crude oil abbia alternato forti fasi di rialzo ad altrettanto marcate fasi di flessione.

In particolar modo, è evidente come il rialzo dai minimi del marzo 2020 fino ad oggi presenti caratteristiche eccezionali: nello specifico, il WTI a marzo 2020 scambiava ad uno sconto rispetto alla sua media mobile a 200 giorni per il 68,99%, mentre ad oggi tratta ad un premio rispetto alla stessa media pari al 96,3%.

 

 

A questo punto è legittimo domandarsi che tipo di effetto potrebbe avere una correzione del WTI sul mercato azionario e nello specifico sull’S&P500.

La verifica della correlazione storica del WTI con l’indice americano ci è decisamente di aiuto in questo senso.

 

Purtroppo, alla verifica degli ultimi 22 anni, non abbiamo una risposta univoca: nel 2002-2003 e nel 2007- 2008 una inversione della correlazione, da positiva a negativa, tra WTI ed S&P500 si è verificata in corrispondenza di due importanti ribassi, rispettivamente del 30,65% e del 43,92%.

Diversamente, la medesima inversione di correlazione, verificatasi dal 2012 al 2016, è coincisa con un rialzo dell’indice pari a circa il 70,41%.

 

Da inizio anno la correlazione positiva tra WTI ed S&P500 si è andata affievolendo: statisticamente non sembra un buon viatico per i mercati azionari ma, come abbiamo appena verificato, non c’è un’evidenza statistica sufficientemente coerente per supportare tanto l’idea di un’estensione della correzione quanto quella di un suo arresto.

 

Certamente, il regime variabile della correlazione tra S&P500 e Crude Oil resta un tema centrale per tutti gli investitori nei mesi che seguiranno.

 

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