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Ciclo finanziario, verso un'inversione del trend

6/13/2022 | Redazione Advisor

Il ciclo finanziario statunitense potrebbe essere vicino a una flessione, mentre in eurozona e Cina il picco potrebbe essere già stato superato. L’analisi di Capital Group


Il ciclo finanziario statunitense potrebbe essere vicino a una flessione, mentre in eurozona e Cina il picco potrebbe essere già stato superato. E’ la view di Jens Søndergaard, analista valutario di Capital Group. “Ciò dipende dagli effetti a livello globale del conflitto tra Russia e Ucraina, tra cui il forte rincaro delle materie prime, il rallentamento del commercio mondiale e l’aumento dell’incertezza per famiglie e imprese”. Per quanto riguarda gli Stati Uniti, per giunta la maggiore aggressività della Fed implica una crescita dei tassi d’interesse che spinge al rialzo il costo dei mutui immobiliari. Queste difficoltà hanno iniziato a colpire l’economia statunitense quando vi erano già dei primi segnali di rallentamento della crescita del debito privato e dei prezzi degli immobili nel Paese.

 

“L’aumento dell’indice dei prezzi al consumo negli Stati Uniti, ai massimi degli ultimi 40 anni, è tra i fattori che pesano di più sul ciclo finanziario nel Paese” prosegue l’analista. “Tali cicli seguono i prezzi degli immobili e la crescita del credito corretti in base all’inflazione.  Dal 1970 in poi, in genere, la crescita nominale del debito privato negli Stati Uniti è stata superiore al tasso d’inflazione. Ora, tuttavia, l’inflazione è alle stelle, mentre la crescita nominale del debito privato è rallentata, ed è difficile che emerga un fattore tale da provocarne la ripresa in un momento in cui la Fed aumenta aggressivamente i tassi d’interesse”.

 

Il ciclo finanziario non è a rischio solo negli Stati Uniti, e l’analista osserva che segnali di una brusca flessione del ciclo creditizio si sono registrati anche in altri mercati sviluppati, a partire dall’eurozona che potrebbe aver già superato il proprio picco. “Al di fuori della Germania non vi è alcun segnale di un boom del comparto creditizio o di quello immobiliare nell’eurozona. L’attuale impennata dell’inflazione primaria nell’eurozona non farà che rendere più improbabile un’accelerazione in termini reali del debito privato”.

 

“Si tratta a mio parere di un fatto dagli effetti ribassisti per l’euro rispetto al dollaro” prosegue l’analista. “Non solo il ciclo finanziario dell’eurozona si sta indebolendo più rapidamente di quello statunitense, ma la Fed ha anche intrapreso un percorso di inasprimento delle politiche monetarie più aggressivo rispetto a quello della Banca centrale europea. Questo fatto è destinato a rendere il differenziale dei tassi reali più favorevole per il dollaro. L’Europa, inoltre, è molto più vulnerabile alle interruzioni delle forniture energetiche da parte della Russia”.

 

Anche il ciclo finanziario cinese ha già superato il proprio picco, dopo essere cresciuto vertiginosamente per anni dopo la crisi finanziaria globale data l’enorme mole dei debiti contratti da famiglie e imprese e aver ricevuto un ulteriore impulso grazie agli stimoli forniti dal governo nel 2020 in risposta alla pandemia.

Ora invece “le autorità hanno fatto fatica a gestire un processo di deleveraging ordinato. I prezzi degli immobili e le relative vendite sono in caduta libera, e svariati promotori immobiliari sono alle prese con un significativo stress creditizio. Una serie di lockdown nell’ambito della politica “zero Covid” cinese potrebbe protrarsi per il resto di quest’anno e perfino oltre. Ciò, con tutta probabilità, peserebbe su dei consumi già deboli, deprimerebbe ulteriormente le vendite di immobili e inasprirebbe l’aumento della disoccupazione.

 

Tutti questi fattori sono verosimilmente destinati a provocare un forte rallentamento dell’economia cinese e ulteriori interruzioni delle catene di approvvigionamento in grado di trainare al ribasso la crescita globale, con probabili ripercussioni negative per i mercati emergenti dipendenti dalle esportazioni e dalla domanda cinese, tra cui Vietnam, Malaysia e Brasile”.

 

“Rispetto a un anno fa svariati Paesi si sono avvicinati o hanno addirittura superato il picco del proprio ciclo finanziario. L’aumento dell’inflazione e dei tassi d’interesse, il rallentamento della Cina e il conflitto tra Russia e Ucraina sono tutti fattori che stanno alimentando questo trend. In molti Paesi, i guadagni sul fronte dei prezzi degli immobili ottenuti dallo scoppio della pandemia di Covis-19 in poi appaiono sempre più vulnerabili, mentre nelle economie avanzate la crescita del debito privato è ormai piatta. Sebbene il picco del ciclo finanziario non segnali necessariamente una recessione imminente - conclude l’analista - , esso fa presagire un periodo di deleveraging potenzialmente in grado di pesare sulla crescita economica globale”.

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