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6/16/2022
I timori di stagflazione sono saliti ai massimi dalla crisi finanziaria del 2008, mentre allo stesso tempo è sceso al minimo storico l’ottimismo sulla crescita economica. E’ quanto emerge dall’ultima edizione della Global Fund Manager Survey di BofA, sondaggio mensile condotto nella prima decina di giugno tra 266 gestori di fondi che gestiscono complessivamente circa 747 miliardi di dollari (quindi effettuato prima che i dati sull'inflazione statunitense di venerdì 10 giugno cancellassero definitivamente le speranze che la Federal Reserve possa interrompere il suo ciclo aggressivo di rialzi dei tassi).
Entrando nel dettaglio della survey, il 73% degli investitori professionali interpellati si aspetta un rallentamento della crescita economica globale, percentuale che sale al 77% per le aspettative di crescita in Europa (in netto aumento rispetto al 59% del mese di marzo). La quota di gestori che prevedono che l’Europa cadrà in recessione nei prossimi 12 mesi è raddoppiata, attestandosi al 54%. Di converso, sta migliorando l’outlook sull’economia cinese, con il 29% dei gestori che si aspettano una ripresa, contro il solo 9% del marzo scorso.
I rischi maggiori secondo i fund manager sono le banche centrali aggressive (32%, contro il9% di tre mesi fa), seguite da una recessione economica globale (per il 25% degli intervistati) e dall’inflazione (22%). Il 73% dei gestori prevede un miglioramento lento per quanto riguarda le interruzioni nelle catene di approvvigionamento, e questo comporterà che l’inflazione rimarrà elevata.
Quasi i due terzi degli intervistati, circa il 64%, ritiene che l’azionario europeo abbia raggiunto il picco (in calo rispetto al 70% del trimestre precedente) mentre quasi un terzo dei gestori di fondi si aspetta un rimbalzo di almeno il 5% dei corsi azionari e un altro 34% crede che il sell-off possa peggiorare.
In termini di posizionamento, gli investitori hanno un’esposizione lunga su liquidità, dollaro USA, materie prime, healthcare, risorse naturali, titoli value e di alta qualità, mentre il posizionamento short è dominante nel comparto obbligazionario, sui titoli europei e dei mercati emergenti, sulle azioni tecnologiche e del settore dei beni di consumo. A livello geografico, i gestori stanno privilegiando l’esposizione al mercato del Regno Unito, mentre al contrario il mercato rtienuto meno interessante è quello italiano.
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