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Settore energy, è ancora un’opportunità

6/27/2022 | Redazione Advisor

Anche dopo un rialzo del 38% da inizio anno, il comparto è ancora ben posizionato per sovraperformare, visto il contesto macroeconomico. Le previsioni di SPDR ETFs


Il settore energetico continua a piacere agli investitori, come dimostrano i flussi negli ETF . “Siamo positivi sul settore da oltre un anno e riteniamo che molti dei fattori chiave restino tutt’ora validi, in particolare per quanto riguarda le dinamiche della domanda e dell'offerta e la correlazione con l'inflazione” osserva Francesco Lomartire, responsabile SPDR ETFs per il Sud Europa. “Il settore energy può anche essere abbinato a un altro più difensivo, come la sanità o i beni di consumo, per contribuire a diversificare il rischio e potenzialmente ridurre la volatilità”.

 

Lomartire evidenzia che l'acquisto di ETF del settore energetico con esposizioni negli Stati Uniti, globale ed europea è stata una delle principali caratteristiche dei mercati degli ETF di quest'anno, così come dell'anno scorso. “I flussi netti in entrata ammontano a oltre 2,6 miliardi di dollari, che compensano l'attività in altri settori, tra cui i grandi flussi in uscita dagli ETF finanziari. Sebbene i flussi siano ora bidirezionali, con un mix di acquisti e vendite, dai volumi si evince che il settore è ancora in prima posizione nell'agenda degli investitori”.

 

Nel frattempo, i dati in custodia presso State Street mostrano che gli investitori stanno ancora incrementando le loro posizioni nel settore, nonostante oggi siano già ampiamente sovrappesati, rispetto agli ultimi cinque anni. “Anche dopo un rialzo del 38% da inizio anno, riteniamo che il settore energy sia ancora ben posizionato per sovraperformare, visto il contesto macroeconomico. Tuttavia, dato che le preoccupazioni del mercato si stanno ora concentrando sulla stagflazione, piuttosto che sulla semplice inflazione, suggeriamo di considerare una strategia barbell per limitare la volatilità del solo settore energetico”.

 

“Riteniamo che l’interesse per il settore energy - trainato dalla domanda e dall’offerta di combustibili fossili - continuerà a perdurare” prosegue Lomartire. “Infatti, se da un lato si teme una possibile riduzione della domanda di prodotti del segmento oil&gas a seguito dell’incremento dei prezzi, dall’altro esistono dei fattori che controbilanciano queste paure, come la riapertura della Cina e la ripresa dei viaggi aerei. Al contempo, le problematiche relative alle forniture, insorte per la mancanza di investimenti upstream negli ultimi 10 anni e aggravati dagli obiettivi di produzione dei paesi dell’OPEC+, sono incrementate a seguito delle azioni intraprese dalla Russia per limitare i flussi di gas e per i divieti imposti sul petrolio russo, tra cui il più recente embargo su tutte le forniture via mare da parte dell’UE. Mentre il prezzo del greggio resta ancora al di sopra dei 100 dollari e i prezzi del gas naturale continuano a sorprendere, il miglioramento dei rendimenti delle aziende sta determinando un forte slancio degli utili, mantenendo basse le valutazioni e producendo un free cash flow vicino ai massimi storici”.

 

Volgendo uno sguardo al futuro, Lomartire evidenzia che nella transizione verso un mondo a zero emissioni, i combustibili fossili saranno destinati a diventare una parte molto più esigua del mix energetico. “Per alcuni anni, gli investitori hanno ridotto significativamente l’esposizione ai titoli del comparto energy per le preoccupazioni legate alla perdita di valore degli asset dovuta alla transizione energetica e alla necessità di ridurre la produzione. Tuttavia, le aziende del settore traggono vantaggio dall’offrire soluzioni pragmatiche, grazie all’esperienza nella gestione di complessi progetti internazionali sono in grado di impegnarsi per cercare di trovare una soluzione al problema. L’attuale free cash flow può accelerare la transizione del settore dell’energia verso progetti a basse emissioni di anidride carbonica, come l’idrogeno e i biocarburanti, nonché una più ampia gestione delle emissioni attraverso l’efficienza energetica, la cattura e lo stoccaggio del carbonio. In un mercato finanziario più rigido, in cui vi sono meno finanziamenti disponibili per i produttori di energia indipendenti o nuovi, c’è più bisogno d’azione da parte delle società già presenti nel comparto”.

 

“Non sappiamo quando il valore dei progetti di gestione delle emissioni sarà incorporato nel prezzo delle azioni. Il valore dipenderà dalla rapidità con cui verranno adottati gli scenari di transizione e dal sostegno normativo volto ad incentivare tale transizione. Nel frattempo - conclude Lomartire - la maggior richiesta di sicurezza energetica da parte dei paesi, oltre a promuovere le fonti energetiche alternative, farà sì che vi saranno meno vincoli nel continuare a produrre combustibili fossili, anche se ci auguriamo tale produzione rimanga comunque contenuta”.

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