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L’efficacia limitata della politiche monetarie

6/30/2022

Le banche centrali stanno affrontando le problematiche legate al fronte della domanda e non quelle sul lato dell’offerta. Il commento di Natixis IM


L'inflazione trainata dalla domanda negli Stati Uniti dovrebbe iniziare a diminuire a causa della perdita di potere d'acquisto e dell'inasprimento delle condizioni finanziarie, in linea con quelli che sono in fin dei conti gli obiettivi della Fed. E dovrebbe inoltre diminuire meccanicamente con l'inizio dei famigerati effetti base. L'incertezza, tuttavia, aumenta quando si analizza la persistenza dell'inflazione trainata dall'offerta. Come spiegano Mabrouk Chetouane e Nicolas Malagardis, global market strategy, NIM Solutions, “su questo fronte sono diversi i fattori in gioco: la domanda rimbalza più velocemente della produzione, il deterioramento del tasso di partecipazione al lavoro, l'accelerazione di una globalizzazione lenta nel corso degli ultimi due anni e la transizione verso il percorso di riduzione delle emissioni. È la combinazione di questi fattori che potrebbe essere stata, almeno in parte, alla base dell'atteggiamento di prudente che le Banche centrali hanno tenuto per tutto il 2021 e l'inizio del 2022”.

 

“Dopo tutto, gli strumenti di politica monetaria sono in grado di affrontare solo i problemi della domanda piuttosto che quelli dell'offerta” osservano gli strategist. “Tuttavia, poiché l'inflazione ha continuato a crescere e ad ampliarsi nel 2022, la politica vede ora il rischio concreto che l’aumento dei prezzi venga incorporato nel comportamento dei differenti aspetti economici, innescando i cosiddetti effetti di secondo round dell'inflazione, che sono molto più costosi da gestire. Da un punto di vista generale, le Banche centrali hanno deciso di agire con determinazione contro un'inflazione che non solo ha continuato a crescere a livello globale, ma che continua anche a sfidare le aspettative sia del mercato che dei policymaker”.

 

Nei fatti, spiegano gli esperti, “la Fed è stata costretta a rivedere la propria valutazione della natura stessa dell'inflazione e, di conseguenza, a sorprendere con un aumento di 75 punti base a giugno - 25 punti base al di sopra di quelle che erano precedentemente le aspettative - anche se in precedenza aveva escluso aumenti così consistenti. Sebbene questo cambiamento di comportamento della Fed rischi di indebolire l'efficacia della sua stessa forward guidance, ci pare un male necessario che serve a dimostrare il proprio pragmatismo, fondamentale per preservare la sua credibilità nel perseguire il mandato di stabilità dei prezzi”.

 

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