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Ratto (Plenisfer Investments): si rafforza l'ipotesi di stagflazione

7/4/2022 | Redazione Advisor

"Lo scenario che ci attende, di crescita modesta ed inflazione strutturalmente più elevata, richiede al momento di monitorare rigorosamente i rischi di portafoglio" spiega il co-founder & co cio di Plenisfer Investments, parte di Generali Investments


"Lo scenario che ci attende, di crescita modesta ed inflazione strutturalmente più elevata, richiede al momento di monitorare rigorosamente i rischi di portafoglio" spiega Mauro Ratto (nella foto), co-founder & co cio di Plenisfer Investments, parte di Generali Investments in questa intervista ad Advisoronline sottolinea come nel reddito fisso una soluzione è quella di combinanare investment grade e speculative grade.

 

Qual è oggi il vostro scenario base per l'evoluzione macro economica mondiale? E quali sono i rischi principali per gli investitori?

Si sta rafforzando l’ipotesi di stagflazione, sia in Europa che negli Stati Uniti. La crescita nel quarto trimestre potrebbe essere solo marginalmente positiva. La pandemia e il conflitto in Ucraina hanno, infatti, accelerato alcune dinamiche inflazionistiche che monitoriamo da tempo e che ci fanno oggi ipotizzare non solo uno scenario di minore crescita economica, ma anche di inflazione strutturalmente elevata. Basti ricordare l’aumento dei costi dell’energia, la deglobalizzazione e la necessità di redistribuzione del reddito. Sono tutti fenomeni inflazionistici che affondano le proprie radici in un’epoca precedente ai recenti drammatici eventi. Per esempio, la Cina ha smesso, nel recente passato, di esportare deflazione, avendo aumentato il costo del lavoro e la qualità dei prodotti e dei relativi prezzi, mentre la crisi energetica origina diversi anni fa a fronte dei sotto investimenti delle major del settore in nuova esplorazione e produzione di petrolio. Una scelta dettata dalle attese di un calo della domanda connessa ai processi di decarbonizzazione e di transizione energetica che però richiederà ancora molti anni. In Plenisfer ci aspettiamo, quindi, che l’inflazione possa non solo restare superiore al livello pre-Covid, ma anche rivelarsi più duratura di quanto i mercati oggi stimino. Le banche centrali delle economie avanzate, visibilmente in ritardo nell’affrontare la questione inflazione, dovranno decidere a breve la reale entità della manovra restrittiva di politica monetaria. Lo scenario che ci attende, di crescita modesta ed inflazione strutturalmente più elevata, richiede al momento di monitorare rigorosamente i rischi di portafoglio.

 

Guardando in particolare alla Cina, quali sono, a vostro avviso, le prospettive per la seconda parte dell’anno?

Dopo un anno complesso come il 2021, caratterizzato dalla crisi del settore immobiliare, nel paese sono stati imposti da marzo severi lockdown in aree come Shangai, principale snodo commerciale dell’area e mai interessato prima da tali restrizioni. Una situazione inedita che ha avuto un impatto immediato sulle attese di crescita del paese che a inizio anno erano stimate intorno al 5,5%. La crescita in Cina è legata a doppio filo al concetto di “prosperità comune”, ma il rallentamento in atto sta avendo pesanti implicazioni, per esempio sull’occupazione. La Cina ha dunque, la necessità di implementare politiche monetarie e fiscali espansive, anticicliche e in netto contrasto con quanto accade nel resto del mondo. Aiuta l’avere dinamiche inflazionistiche sotto controllo, merito anche di una banca centrale ortodossa nell’implementazione della politica monetaria. Ad oggi è prematuro valutare se tali iniziative saranno sufficienti a controbilanciare il calo del prodotto interno lordo causato dai lockdown. E’ ragionevole pensare che la crescita possa tornare in linea con i target solo nella seconda metà dell’anno e questo configurerebbe un’opportunità di investimento nel Paese. D’altra parte, una crescita modesta o nulla dell’economia cinese finirebbe per accelerare il rallentamento globale e portarci rapidamente in uno scenario di recessione.


Più in generale, quale impatto stanno avendo la guerra e la crisi energetica sui mercati emergenti?

L’andamento dell’economia cinese tradizionalmente rileva per i principali mercati emergenti che sono fortemente condizionati dal ciclo economico cinese. I paesi emergenti esportatori di materie prime hanno chiaramente beneficiato dei rialzi dei prezzi di queste ultime. Il Brasile che, oltre ad essere lontano dalle tensioni geopolitiche europee, ha ampie riserve di materie prime e una bassa vulnerabilità esterna, ha evidenziato una notevole stabilità e performance di tutto rispetto. I paesi emergenti in Asia e in America Latina stanno reggendo bene, in parte grazie alla riapertura post covid ed in parte grazie anche a banche centrali decisamente proattive nei confronti dell’inflazione. Tuttavia, i paesi emergenti sono una medaglia a due facce: il fondo monetario internazionale segnala che il debito sovrano del 60% dei cosiddetti “paesi a basso reddito” è ad alto rischio. Il debito estero di 27 paesi emergenti tratta a rendimenti superiori al 10% e in questi paesi i rincari delle materie prime e, in particolare delle soft commodities, creano tensioni sociali, oltre che economiche: i bilanci pubblici sono gravati da un elevato debito estero che i rialzi dei tassi e l’apprezzamento del dollaro mettono oggi ulteriormente sotto stress esponendo questi paesi al rischio di default. Tra le economie di maggior dimensione in pericolo di default, troviamo oggi Egitto, Ghana, Pakistan e, nonostante sia un esportatore di petrolio, la Nigeria.

 

In questa fase complessa, cosa aspettarsi dai mercati azionari e obbligazionari? Quali segmenti potrebbero offrire le migliori opportunità di rendimento?

Ci aspettiamo che il reddito fisso, alla luce degli attuali livelli di valutazione, rimanga sotto pressione. Tassi in significativo aumento, che eccedano il 4%, renderebbero nel breve termine più attrattivi i bond causando potenzialmente un’ulteriore correzione dei mercati azionari con cui il reddito fisso entrerebbe di fatto in competizione. Gli spread sul credito, in particolare la parte high yield, cominciano ad essere interessanti: gli indici high yield scontano tassi di default a doppia cifra, in linea con quanto visto post 2008, ma con situazioni di bilancio, pubblici e privati, migliori. Combinando investment grade e speculative grade si ottengono facilmente rendimenti che vanno dal 5% al 7%. Le valutazioni si avvicinano rapidamente a livelli ai quali sarà possibile riallocare prudentemente capitale ai mercati. In termini globali, riteniamo che l'azionario rimanga interessante a patto di essere molto selettivi perchè le reali opportunità di investimento sono limitate. Nel breve servirà quindi attenzione: in Plenisfer crediamo, infatti, che non si potranno replicare passivamente degli indici. Il rallentamento della crescita economica e la perdurante inflazione, da un lato comprimeranno margini e profitti aziendali, dall’altro ridurranno il reddito disponibile dei consumatori, determinando un calo dei consumi e della crescita, con impatti negativi generalizzati sull’azionario. Sarà quindi cruciale la capacità di selezionare non solo i paesi e i settori, ma anche le singole opportunità. Al momento, ci concentriamo su quelle aziende che saranno in grado di trasferire l'aumento dei costi produttivi sui prezzi al consumo, difendendo così i margini. Continueremo, inoltre, a privilegiare l'esposizione in “Real Assets” per la loro naturale capacità di proteggere dall’inflazione. In tale ambito guardiamo ad opportunità connesse alla transizione energetica, tema oggi ancora più rilevante di prima che genererà importanti investimenti oltre ad influenzare i prezzi delle materie prime ad essa connesse. Ci aspettiamo quindi un mondo a bassa crescita, con costi del capitale in aumento, con investimenti sponsorizzati dai governi (politiche Keynesiane) e imprese alla ricerca di efficienza per compensare i costi crescenti (Capex).


Negli ultimi mesi, è tornato a crescere il peso dei beni rifugio nei portafogli degli investitori. Qual è il peso ideale che, a vostro avviso, tali investimenti dovrebbero avere in un portafoglio nell'attuale fase?

Con un'elevata incertezza e volatilità, l'oro rileva per la sua alla sua tradizionale funzione di riserva di valore e fonte di diversificazione e in quanto tale come stabilizzatore del portafoglio. Per assolvere a questa funzione nello scenario attuale, pensiamo occorra un’esposizione pari a circa il 10% del portafoglio.


Plenisfer è recentemente entrata nel terzo anno di gestione: qual è il primo bilancio?

Abbiamo fondato Plenisfer aspettandoci mercati in forte evoluzione e uno scenario globale sempre più complesso, ma certamente nessuno poteva aspettarsi eventi drammatici come una guerra nel cuore stesso dell’Europa. Ma siamo pronti per quella che riteniamo sarà una nuova era per i mercati e, anche se i bilanci veri li faremo solo alla fine del quinto anno, possiamo essere soddisfatti del percorso fatto fin qui.

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