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Venti di recessione nel secondo semestre

7/7/2022 | Redazione Advisor

Crescita in rallentamento, con forti rischi al ribasso, mentre le aspettative di inflazione dovrebbero stabilizzarsi. Le previsioni di UBP


Aumentano le probabilità di recessione a livello globale, sulla scorta di un significativo rallentamento della crescita globale. Sono le previsioni di Patrice Gautry, chief economist di Union Bancaire Privée (UBP). “La crescita si è desincronizzata tra le regioni e si sta creando una frammentazione tra settori e Paesi. Nei Paesi sviluppati la crescita potrebbe peggiorare bruscamente nel 4° trimestre e il ciclo potrebbe interrompersi, con una recessione tecnica sui dati trimestrali e un periodo prolungato di crescita contenuta; con una crescita prevista all'1% o inferiore, un cambiamento di politica economica dovrebbe portare in media a una minore inflazione e a un aumento della disoccupazione. Nei Paesi emergenti la crescita dovrebbe rimanere moderata; i rischi di recessione si sono già concretizzati nel 2022, mentre in Cina si prevede una progressiva ripresa verso la fine del 2022 e nel 2023”.

 

 Negli Stati Uniti “i rischi di recessione sono in aumento a causa di una stretta monetaria più rigida; la conseguenza potrebbe essere un hard landing dall'attuale ritmo di crescita” spiega Gautry. “I rischi al ribasso sulla crescita dovrebbero concretizzarsi sui dati del PIL dal 3° trimestre del 2022 al 1° trimestre del 2023, poiché la domanda interna dovrebbe accelerare il suo rallentamento nei prossimi trimestri. Si prevede una crescita piatta e una recessione tecnica alla fine dell'anno o nel 1° trimestre del 2003. La crescita media per il 2022 dovrebbe rimanere vicina al 2%, ma il grosso del rallentamento dovrebbe essere visto nei dati del 2023 (1% o poco sotto) e su base trimestrale. Esistono rischi di coda che puntano a una recessione più profonda rispetto a quella lieve e limitata prevista nello scenario principale”.

 

Nell’area euro in seguito al forte rimbalzo del 2021, si prevede un brusco rallentamento nel 2022. “Dopo la probabile debolezza della crescita per il secondo trimestre di fila, lo slancio potrebbe essere temporaneamente positivo nel 3° trimestre grazie al turismo e ai servizi, ma si stanno ripresentando rischi di ribasso in vista del 4° trimestre: calo dei redditi, carenza di energia e nuovi vincoli all'industria.

In questo contesto la Germania resta il Paese più esposto ai rischi e nel 2022 non dovrebbe superare l'1,5% di crescita del PIL. Anche Italia e Francia potrebbero entrare in uno scenario più cupo nel 2023.

Di conseguenza, il PIL dell'eurozona nel quarto trimestre dovrebbe entrare in una recessione tecnica, che si prevede sarà lieve e limitata. Nel 2023, tuttavia, si dovrebbe assistere a una frammentazione in termini di crescita tra i diversi Paesi dell'area.

La crescita del PIL europeo sarà la più fragile nel 4° trimestre e nel 1° trimestre dell'anno prossimo; nel 2022 la crescita dovrebbe rimanere su un livello discreto grazie a un forte 1° trimestre, ma le prospettive per il 2023 riflettono il rallentamento accumulato, con una crescita del PIL prevista solo dell'1%”.

 

“Nei prossimi mesi l'inflazione dovrebbe rimanere su un plateau, prima di diminuire nel secondo semestre; l'inflazione nei Paesi emergenti dovrebbe aumentare ulteriormente a causa dell'aumento dei prezzi dei generi alimentari e dell'agricoltura e mantenersi elevata nel secondo semestre” prosegue Gautry. “Le pressioni inflazionistiche si stanno progressivamente spostando dai settori dell'energia e dei manufatti a quelli dell'alimentazione e dei servizi; questi comparti potrebbero diventare i maggiori responsabili dell'inflazione, alimentando un aumento dei rischi per i prossimi mesi.

La crescita dei salari dovrebbe aumentare in Europa, mentre in America si stanno già verificando pressioni salariali. L'entità e l'estensione dell'aumento dei salari nei mercati sviluppati appaiono ancora incerte, a seconda del tasso di partecipazione e del rallentamento della domanda legato all'inasprimento della politica monetaria”.

 

Secondo Gautry le aspettative di inflazione a medio termine dovrebbero stabilizzarsi in futuro. “L'accelerazione dell'inflazione, combinata con l'aumento dei tassi, dovrebbe portare a una riduzione nella seconda metà del 2022 di una parte dell'impennata della domanda registrata dopo il Covid. Le pressioni strutturali sui prezzi nel medio termine potrebbero derivare da: cambiamenti climatici, re-onshoring, ricostruzione dell’indipendenza energetica e aumento della spesa per la difesa” conclude Gautry.

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