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Le dimissioni di Johnson aumentano l’incertezza. I commenti dei gestori

7/7/2022 | Redazione Advisor

La notizia ha contribuito a far salire la sterlina rispetto alla maggior parte delle altre valute, anche se i movimenti sono stati relativamente modesti


Boris Johnson ha rassegnato le sue dimissioni da leader del Partito conservatore e da premier. Vediamo come i gestori commentano la notizia del giorno.

Azad Zangana, senior european economist and strategist di Schroders, spiega che “le dimissioni di Johnson innescano una lotta per la leadership del Partito Conservatore e per la premiership, che difficilmente si risolverà prima dell'autunno, aprendo a un lungo periodo di incertezza sulla direzione intrapresa dal Paese e dalla sua economia. Il governo di Johnson si è spesso orientato verso politiche populiste e, sebbene sarà sempre ricordato per la Brexit, anche la recente politica fiscale ha seguito un approccio simile. È possibile che ciò abbia favorito la crescita nel breve termine, ma ha anche contribuito a un aumento dell'inflazione e del debito pubblico. La recente decisione di aumentare le imposte sulle aziende invece di quelle sulle persone fisiche o sulle vendite ne è solo un esempio. Le dimissioni del Cancelliere Rishi Sunak, un paio di giorni fa, hanno messo in evidenza il disaccordo tra il Tesoro e l'ufficio del Primo Ministro. L'impressione è che agli elettori non sia stato fornito un quadro completo dello stato dell'economia e delle finanze pubbliche”.

Guardando avanti, “le prospettive future dipendono da chi sarà il sostituto di Johnson. Un ritorno alla politica conservatrice tradizionale porterà probabilmente a una certa austerità nei prossimi anni, ma anche a politiche più favorevoli per le imprese. Tuttavia, se il nuovo Primo Ministro sarà un altro politico populista, potremmo vedere un approccio più simile per l'economia. Per quanto riguarda la reazione dei mercati, la notizia delle dimissioni ha contribuito a far salire la sterlina rispetto alla maggior parte delle altre valute, anche se i movimenti sono stati relativamente modesti”.

Per Laura Foll, UK portfolio manager di Janus Henderson, “l'incertezza politica tende a riflettersi immediatamente sulla sterlina, che ha registrato un modesto deprezzamento dall'inizio della settimana. In un'ottica di più lungo periodo, la valuta britannica continua a essere scambiata a un livello significativamente più basso rispetto a quello precedente al voto sulla Brexit nel 2016, per cui ogni ulteriore indebolimento esaspera le tendenze preesistenti, ad esempio aumentando il prezzo dei beni importati e quindi esercitando un'ulteriore pressione al rialzo sull'inflazione (il che non è positivo visti gli attuali livelli di quest’ultima). Il livello della sterlina ha anche un impatto diverso sulle differenti aree del mercato azionario britannico: le società con consistenti guadagni all'estero si avvantaggeranno di un beneficio di conversione positivo, mentre alcune società nazionali che si affidano all'acquisto di fattori produttivi in dollari subiranno un'ulteriore pressione al rialzo dei costi di input”.

“Al di là dell'effetto sulla sterlina - prosegue Foll - l'incertezza politica arriva in un momento in cui il sentiment nei confronti dei titoli azionari britannici è già non particolarmente positivo, come dimostrano le valutazioni delle società britanniche, in molti casi più basse rispetto a quelle estere, e i recenti dati sui flussi netti delle azioni britanniche. Gli eventi di questa settimana, anche se è improbabile che questo peso eccessivo sulle azioni del Regno Unito venga risolto nel breve termine, potrebbero far sì che, una volta insediato un nuovo leader, il rischio politico aggiuntivo percepito associato all’azionario del Regno Unito venga eliminato. In questo modo, l'incertezza politica che ha costituito parte dell'incognita sui titoli azionari del Regno Unito viene ‘superata’. È troppo presto per fare ipotesi su cosa farà il prossimo primo ministro. Tuttavia, si troverà ad affrontare gli stessi vincoli della precedente leadership, ovvero cercare di percorrere una linea sottile tra il riportare le finanze pubbliche su un percorso più sostenibile e soddisfare una serie di pressioni a breve e lungo termine per aumentare la spesa”.

Secondo Elliot Hentov, head of macro policy research di State Street Global Advisors, “sarà necessario un impulso fiscale. In primo luogo, è probabile che l’economia registri una contrazione netta e visibile quando il nuovo premier assumerà l’incarico. In secondo luogo, il nuovo premier dovrà utilizzare il primo bilancio per lasciare un segno. Ciò che rimane incerto è la composizione dell'impulso fiscale; candidati come Sunak propendono per sgravi fiscali che dipendono dalla crescita o sono neutrali per il bilancio, mentre altri candidati propendono per sgravi fiscali finanziati dal debito. Dal punto di vista politico, ciò si ricollega al fatto che gli strateghi del partito vedono una maggiore minaccia nell'Inghilterra meridionale ricca (sfida da parte dei LibDem centristi) o nell'Inghilterra settentrionale meno ricca (sfida da parte dei laburisti). La politica estera potrebbe registrare i maggiori cambiamenti, considerato che il nuovo premier avrà bisogno di un confronto con l'UE o viceversa. L'euroscetticismo non è più un fattore che permette di conquistare voti nella popolazione in generale quando si è fuori dall’UE e questo dovrebbe valere anche per il Regno Unito”.

“La sterlina - continua Hentov - è salita in media del +2,6% nel primo anno degli ultimi cinque primi ministri. A parità di condizioni, un'espansione fiscale leggermente maggiore e un inasprimento monetario più marcato dovrebbero sostenere un po' la sterlina. Ma di questi tempi, le condizioni sono tutt'altro che pari e le dinamiche macro rimangono pericolosamente negative per la sterlina, a prescindere dalle dimissioni del primo ministro. Lo stesso vale per i tassi e i costi di finanziamento. Il cambio di leadership politica non è abbastanza significativo da influenzare i fondamentali. C'è una piccola possibilità che i titoli azionari britannici anticipino gli sgravi fiscali, ma la politica e le politiche si concentreranno sugli aiuti per le famiglie e qualsiasi taglio delle imposte sulle imprese sarà minimo”.

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