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Anche con Draghi gli spread non caleranno. I commenti dei gestori

7/15/2022 | Daniele Riosa

Mercoledì sarà il giorno del giudizio. Mario Draghi infatti riferirà alle Camere dopo che, ieri, il presidente della Repubblica ha respinto le sue dimissioni. Vediamo come gli esperti analizzano la situazione in essere e quali previsioni fanno sulle ricadute della crisi politica italiana sui mercati


Mercoledì sarà il giorno del giudizio. Mario Draghi, infatti, riferirà alle Camere dopo che, ieri, il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella ha respinto le sue dimissioni. Vediamo come i gestori commentano la situazione in essere e quali previsioni fanno sulle ricadute della crisi politica italiana sui mercati.

“L’incertezza politica italiana ha portato forti tensioni soprattutto ieri sia sul mercato azionario che su quello obbligazionario con lo spread salito fino a 228 punti base massimo delle ultime quattro settimane”. Filippo Diodovich, senior market strategist di IG Italia, sottolinea che “le dimissioni del primo ministro Draghi avevano infatti spaventato gli investitori su un lungo periodo di instabilità politica in un momento particolarmente delicato per le economie del Vecchio Continente. Il congelamento delle dimissioni da parte del presidente della Repubblica Sergio Mattarella e il rinvio a mercoledì in Parlamento per cercare di trovare una soluzione in extremis per mantenere l’ex governatore della BCE alla guida dell’esecutivo di Palazzo Chigi hanno disinnescato le vendite sulle piazze finanziarie”.

Diodovich crede che “i mercati stiano scontando una nuova soluzione di governo con a capo sempre Draghi, visto che le alternative (governo traghettatore e nuove elezioni) sembrano essere troppo punitive per l’economia italiana in un momento così delicato sia dal punto di visto geopolitico (guerra in Ucraina) sia da quello economico (crisi energetica, requisiti per fondi PNRR, legge di bilancio, scudo anti-spread e rischi di recessione) e sia da quello sanitario (nuova campagna vaccinale per la quarta dose)”.

Il gestore ritiene che “una soluzione con Draghi a capo dell’esecutivo possa diminuire le tensioni finanziarie e riportare lo spread a 200 pb. Draghi a Palazzo Chigi sarebbe una soluzione molto favorita dalle istituzioni europee e garantirebbe un processo più accelerato per il programma della BCE per evitare la frammentazione finanziaria all’interno dell’eurozona (il cosiddetto scudo anti-spread)”.

“Altre soluzioni - conclude Diodovich - potrebbero portare forti tensioni nel breve con uno spread btp-bund ben al di sopra dei 250 punti base che potrebbe spingersi anche verso i 300 pb in caso di elezioni anticipate (che si terrebbero probabilmente in ottobre)”.

Secondo Andy Mulliner, head of global aggregate strategies di Janus Henderson, “la crisi politica in Italia è significativa per i mercati, basti considerare che in passato i periodi di estrema tensione dello spread sono andati di pari passo con l'instabilità politica. Se l’attuale esecutivo si sfaldasse e si andasse a elezioni anticipate, ci troveremmo di fronte a un governo molto diverso da quello attualmente guidato da Draghi, un'ampia coalizione di destra e sinistra, visto che i sondaggi attuali suggeriscono che una coalizione di destra potrebbe ottenere la maggioranza. Anche se vale la pena ricordare che l'uscita dall'Eurozona non è più un’eventualità che questi partiti sostengono, un governo di destra sarebbe probabilmente fortemente euroscettico e anti-immigrazione e le relazioni con l'UE ne risentirebbero. Esattamente l'opposto della situazione attuale con Draghi come premier”.

“Lo scenario descritto - prosegue il manager - probabilmente solleverà le preoccupazioni degli investitori sulle prospettive a lungo termine dell'Italia, sia per quanto riguarda l'Eurozona sia per quanto riguarda la sostenibilità delle sue finanze. Non dovrebbe trattarsi di un pericolo acuto come quello che abbiamo visto nella crisi sovrana, ma quasi certamente in questo scenario si assisterà a un premio di rischio più ampio per il debito italiano, che aggraverà ulteriormente l'inasprimento delle condizioni monetarie da parte della BCE. È anche importante notare che lo strumento anti-frammentazione della BCE non è stato esplicitamente creato per compensare l'allargamento fondamentale o politico degli spread e che, quindi, l’eventuale successo dell'introduzione di uno strumento credibile nella riunione della prossima settimana non sarà benefica per i BTP, nel caso in cui nei prossimi giorni si voti la fiducia al governo”.

“In definitiva - conclude Mulliner - in assenza della volontà di portare avanti l'attuale coalizione fino alla scadenza originariamente prevista del maggio 2023, dovremmo aspettarci un aumento dei rendimenti dei BTP e un ampliamento degli spread. Tuttavia, non ci aspettiamo una crisi del debito italiano ed è importante notare che gli investitori sono in ogni caso preparati per un cambio di governo nel 2023 e l’esposizione al debito italiano non è più quello di qualche anno fa, quindi anche in caso di continuità del governo Draghi è improbabile che gli spread si restringano in modo significativo”.

Peter Goves, european interest rate strategist di MFS Investment Management, rileva che “le dimissioni di Draghi sono state una sorpresa per il mercato e determinano nuove incertezze politiche per gli spread dei BTP. Il prossimo appuntamento per i mercati sarà il 20 luglio, quando Draghi si rivolgerà al Parlamento e potrebbe essere la chiave del futuro di un eventuale governo. È plausibile che Draghi possa rimanere premier o che si insedi un nuovo governo tecnico. In ogni caso, questa situazione complica le cose per la BCE. Nel complesso, quindi, restiamo vigili su tali spread nel breve termine”.

Matteo Ramenghi, chief investment officer di UBS WM in Italia, constata che "sebbene l'Italia non sia estranea al teatro politico, l’incertezza causata dalla crisi di governo potrebbe impattare più del solito sui mercati, in quanto precede di qualche giorno un’importante decisione della BCE sui piani d’intervento nei mercati obbligazionari. Inoltre, i mercati sono preoccupati per il Recovery Fund, che sarà un fattore determinante per l’economia nei prossimi anni, soprattutto sulla scia dell'aumento dei prezzi delle materie prime".

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