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Meeting Fed, le previsioni dei gestori

7/26/2022

Per contrastare l’inflazione la Banca centrale americana nella riunione di domani aumenterà ancora i tassi, ed è probabile che annuncerà un terzo rialzo a settembre


E’ attesa per il meeting della Federal Reserve di domani, nella quale la Banca centrale americana proseguirà nel suo percorso di inasprimento della politica monetaria. Le aspettative dei gestori sono che verrà annunciato un rialzo dei tassi almeno dello 0,75%.

 

Tra questi Frederic Leroux, membro del Comitato di investimento strategico di Carmignac, che osserva: “il nemico principale della Fed è l'inflazione e la Banca centrale sta disperatamente cercando di evitare che le aspettative di un'inflazione sostenuta crescano sempre più. La recessione che l’attuale stretta monetaria provocherà è uno scenario che la Fed può affrontare e, non è da escludere la possibilità che la Fed stessa voglia una recessione, considerando che potrebbe spingere al ribasso i prezzi. In queste condizioni, sembra possibile che la Fed deluda i mercati, non annunciando una riduzione immediata del percorso di rialzo dei tassi. Questo potrebbe tradursi in un aumento dello 0,75% a settembre, che potrebbe causare uno shock temporaneo sui mercati, visto che lunedì sera molti esperti stimavano ancora che sarebbe stato annunciato un incremento del 0,50%”.

 

Nel breve termine, dopo lo shock iniziale, Leroux ritiene che l'accelerazione dell'inasprimento monetario non impedirà probabilmente alla curva dei rendimenti di continuare ad appiattirsi, né - paradossalmente - impedirà alla performance relativa degli asset di rischio a lunga scadenza di migliorare. “In effetti, questo front-loading dell'inasprimento monetario tende a tradursi in una riduzione del terminal rate (il punto di massimo raggiunto dai tassi di riferimento prima dell'inizio dell'allentamento monetario) e, quindi, in una prospettiva di un allentamento monetario meno distante, grazie all’idea che il contesto di disinflazione venga raggiunto più rapidamente”.

 

Anche Tiffany Wilding, US economist di PIMCO, si aspetta che domani come minimo la Fed annunci un altro rialzo dei tassi di 75 punti base e che accenni al fatto che un terzo rialzo della stessa portata possa essere necessario a settembre. “Sebbene il governatore della Fed Waller abbia minimizzato circa la probabilità di un rialzo di 100 punti base nelle sue recenti dichiarazioni, riteniamo che le possibilità siano più vicine al 50/50. Sebbene vi sia una buona dose di incertezza sul livello esatto a cui il tasso dei Fed Funds risulti coerente con una politica neutrale (ossia una politica né restrittiva, né accomodante), è chiaro che il livello attuale è ancora accomodante e che è sempre meno in linea con i fondamentali economici - compreso l'elevato livello dell’inflazione”.

 

Di conseguenza, evidenzia Wilding, “riteniamo che la Fed vorrà riallineare la politica il più rapidamente possibile, il che implica un aumento di 100 punti base per portare il tasso di riferimento appena al di sopra del 2,5% (le stime della Fed sul tasso neutrale di lungo periodo). Tuttavia, a prescindere dalla decisione finale di questa settimana, ci aspettiamo che la Fed riveda al rialzo le proiezioni sui tassi dei Fed Funds per la fine del 2022 quando verrà pubblicato il nuovo Summary of Economic Projections (SEP) a settembre, anticipando al 2022 i due rialzi precedentemente previsti per il 2023”.

 

Dello stesso avviso anche Filippo Diodovich, senior market strategist IG Italia. “Crediamo che, nonostante le indiscrezioni su un possibile rialzo dei tassi di interesse di un punto percentuale, i banchieri centrali del FOMC possano propendere per un aumento del costo del denaro di 75 punti base, portando il nuovo range dei feeral funds rates da 1,50%-1,75% a 2,25%-2,50%”.

 

Diodovich osserva che le dichiarazioni dei membri più falchi all’interno della commissione operativa (Bullard e Waller) hanno, infatti, messo sul tavolo anche un possibile rialzo di un punto percentuale per contenere le crescenti pressioni inflazionistiche (ultimo dato +9,1% a giugno). Anche la vicina Bank of Canada, due settimane fa, aveva sorpreso i mercati con un rialzo monstre di 100 punti base. “Riteniamo, tuttavia, che i banchieri centrali del FOMC voteranno per un rialzo di 75 punti base per non pesare troppo sull’economia americana. A sostegno di tale scelta contribuisce anche il lieve calo delle aspettative di inflazione di medio termine. Nell’ultima indagine pubblicata dalla Federal Reserve Bank of New York sulle aspettative di inflazione dei consumatori gli esperti hanno evidenziato un rialzo delle aspettative di inflazione di breve termine (1 anno dal 6,6% al 6,8%) ma un calo di quelle di medio termine (attese a tre anni in discesa dal 3,9% al 3,6%)”.

 

A differenza di Leroux, Diodovich è dell’opinione che Powell non darà molte indicazioni sulle future mosse di politica monetaria per le prossime riunioni, tenendo l’approccio “data-dependent”. “Nel meeting di settembre le scelte del FOMC saranno accompagnate dalle proiezioni economiche (2022-2024) dei partecipanti su crescita PIL, disoccupazione, inflazione e sul livello dei tassi di interesse a fine anno. Se le pressioni inflazionistiche dovessero evidenziare un calo (i prezzi di petroliferi e derivati a luglio sono scesi notevolmente) la Federal Reserve dovrebbe incominciare a diminuire la forza delle strette monetarie con un possibile rialzo di soli “50” basis points nel meeting di settembre”.

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