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Inflazione, si può tornare ottimisti?

8/29/2022 | Redazione Advisor

L’ipotesi che il recente allentamento prosegua in autunno è convincente, e i mercati potranno tirare un respiro di sollievo. Il commento di GAM Investments


Dopo mesi di accelerazione dell'inflazione, potrebbero finalmente esserci motivi per essere ottimisti? Julian Howard, lead investment director, multi asset portfolios di GAM Investments, ritiene di sì. “L'IPC statunitense si è finalmente attenuato, passando da un vertiginoso aumento del 9,1% rispetto all'anno precedente a un leggermente più appetibile 8,5%. Il fatto di essersi fermati al di sotto della doppia cifra è senza dubbio motivo di sollievo per i policymaker statunitensi, non da ultimo per l'attuale amministrazione”. Secondo Howard i veri interrogativi ora sono se questo sia l'inizio della fine del picco d'inflazione post-pandemia o se si tratti solo di un puntino in un'era inflazionistica molto più lunga. E, soprattutto, quali sono gli spunti di riflessione che ne derivano per i portafogli di investimento?

 

“L'inflazione - osserva Howard - è notoriamente difficile da prevedere. Detto questo, l'ipotesi che il recente allentamento prosegua in autunno è convincente”. Se le aspettative sono una discreta indicazione per l'inflazione futura, i mercati obbligazionari, sotto forma di Treasury a 10 anni, implicano un tasso di inflazione medio per il prossimo decennio di appena il 2,4% a metà agosto. L'aumento dei costi dei generi alimentari e dell'energia derivante dalla guerra in Ucraina sta mostrando segni di riassestamento anche se il conflitto persiste.

 

“L'altro potenziale motore della disinflazione” prosegue Howard “ è una domanda globale più debole, che a sua volta è il risultato di una politica monetaria più restrittiva in risposta all'inflazione. Oggi non c'è commento finanziario che non faccia riferimento a un'imminente recessione e se l'inflazione viene accettata come un'eccessiva domanda a fronte di un'offerta troppo scarsa, le prospettive di un raffreddamento dell'inflazione appaiono presto promettenti, visto il deterioramento del quadro della domanda. La recessione, o perlomeno una bassa crescita economica, sembra quindi probabile di fronte al doppio assalto dei prezzi più alti e dei costi di finanziamento proporzionalmente più elevati, messi in atto per farvi fronte”.

 

In tale contesto quali sono le potenziali implicazioni per i portafogli di investimento? Secondo Howard non è il momento di rincorrere coperture dall'inflazione che in alcuni casi sono diventate relativamente costose. Tra questi vi sono, tra l'altro, le società minerarie ed energetiche del FTSE 100, alcuni Reit, i titoli delle utility europee e i titoli di stato legati all'inflazione. “Invece, partendo dal presupposto che l'inflazione odierna si rivelerà effettivamente passeggera, un approccio d'investimento più ragionevole nel lungo periodo sarebbe, a nostro avviso, la ricerca di fonti di crescita in grado di prosperare in un contesto di bassa crescita. Nel settore azionario, ciò includerebbe probabilmente le allocazioni ai titoli tecnologici che generano entrate, ai mercati emergenti e alla Cina. Sebbene questi ultimi sembrino essere essi stessi una fonte di bassa crescita a fronte delle inflessibili politiche zero-Covid, riteniamo che tale tesi di crescita secolare a lungo termine rimanga inalterata, in quanto milioni di persone emergono dalla povertà e diventano consumatori”.

 

“Coloro che esitano a parlare di accelerazione o di regresso dell'inflazione di fronte a tutte le evidenze di cui sopra possono comunque consolarsi con il fatto che i mercati azionari hanno costantemente generato forti rendimenti reali nel tempo (fonte: The Rate of Return on Everything, NBER, 2015) sia in periodi di inflazione che di deflazione” sottolinea ancora Howard. “Quest'ultimo punto potrebbe essere di scarso conforto per i consumatori dell'emisfero settentrionale alle prese con difficili scelte di spesa quest'inverno, ma i segnali indicano che le difficoltà potrebbero non persistere ancora a lungo. Se l'inflazione continuerà ad attenuarsi, le banche centrali saranno libere dalla tortura di decidere tra il controllo dei prezzi e il mantenimento della crescita economica, e i mercati tireranno analogamente un sospiro di sollievo”.

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