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Gestore della settimana: i mercati azionari non hanno ancora toccato il fondo

9/5/2022 | Marcella Persola

Con l'aumento della dispersione all'interno delle varie classi di attivi i fondi multi-asset rappresentano la soluzione più opportuna per cogliere delle allocazioni "intra-asset", così Bertschi, gestore di Schroders


Con l'aumento della dispersione all'interno delle varie classi di attivi i fondi multi-asset rappresentano la soluzione più opportuna per cogliere delle allocazioni "intra-asset". Ne è convinto Philippe Bertschi, co-gestore del fondo Schroder ISF Global Multi-Asset Balanced di Schroders che illustra quali sono stati nel primo semestre i principali driver del fondo e che avverte gli investori "Il rally di luglio-agosto potrebbe quindi riflettere l'idea che i mercati azionari abbiano già toccato il fondo, ma gli investitori devono essere selettivi tra regioni e settori, poiché l'elevata dispersione determinerà inevitabilmente vincitori e vinti".

 

Perché scegliere di posizionarsi oggi su un fondo multi-asset?

Con le correlazioni sempre più incerte tra le principali asset class, un'asset allocation statica potrebbe non cogliere i rischi e le opportunità che gli investitori si trovano ad affrontare. Riteniamo che i gestori attivi debbano cercare opportunità di allocazione “intra-asset class”, sfruttando la dispersione all'interno delle classi di attivo, che negli ultimi tempi è aumentata notevolmente. Ciò è particolarmente vero nei comparti obbligazionari e nei settori azionari, dove si registra una maggiore eterogeneità nelle performance dei diversi mercati, offrendo opportunità agli investitori capaci di adottare un approccio più granulare all'asset allocation. Da un punto di vista geopolitico, la guerra in Ucraina e l'aumento delle tensioni a Taiwan evidenziano agli investitori che i "dividendi della pace", che hanno prevalso per molti anni, potrebbero non fornire più la spinta di un tempo.

 

Che ruolo giocano le posizioni short nel vostro approccio?

La nostra view si concretizza in posizioni sia lunghe che corte, utilizzando i derivati per un'efficiente asset allocation tattica. Nel complesso, abbiamo un’esposizione positiva ad azioni e obbligazioni, ma siamo tatticamente corti su specifici settori o aree geografiche, quando riteniamo che possano sottoperformare il mercato più ampio.

 

Quali sono i principali driver di performance in questo primo semestre?

I primi tre mesi dell’anno sono stati complessi: gli investitori erano già alle prese con il rallentamento della crescita globale, il persistere di un'inflazione elevata e l'imminente stretta da parte della Fed, ancor prima che la Russia invadesse l'Ucraina. Le mosse difensive che abbiamo intrapreso a inizio anno per far fronte a questi rischi hanno contribuito a proteggere il portafoglio mentre i mercati reagivano all'invasione. Il nostro portafoglio ha quindi beneficiato del calo delle valutazioni azionarie e dell'aumento dei rendimenti obbligazionari. Il nostro posizionamento sulle commodity ha contribuito positivamente alla performance, via via che i timori sul lato dell'offerta alimentavano la spirale dei prezzi. Nel secondo trimestre, i mercati hanno continuato a subire il fuoco incrociato dei timori per l'aumento dei tassi e il rischio di recessione. In questo contesto, le azioni hanno continuato a scendere e i mercati obbligazionari sono rimasti sotto pressione. Siamo rimasti cauti sull’azionario fino alla seconda metà dell'anno, quando siamo tornati ad aumentare il rischio in portafoglio, cogliendo il significativo rialzo che ha prevalso a luglio e agosto.

 

Come vi posizionate sul fronte obbligazionario?

Stiamo assistendo a un cambio di regime di politica monetaria: dopo anni di tassi d'interesse molto bassi e persino negativi, le banche centrali stanno ora cercando attivamente di ridurre la domanda per allentare le pressioni inflazionistiche. Dopo aver sottopesato le obbligazioni per la maggior parte dell'anno, abbiamo aggiunto nuovamente esposizione in alcune aree, come le obbligazioni a breve termine degli Stati Uniti e dei mercati emergenti, nonché il credito statunitense ed europeo. Le obbligazioni a lungo termine non offrono un grande premio rispetto a quelle a breve termine, suggerendo un approccio cauto in quest’area.

 

Dove vedete le opportunità più interessanti a livello globale?

Il sentiment è stato negativo per tutto il 2022 e questo ha portato i mercati azionari a prezzare un forte rischio di recessione. I settori ciclici hanno sottoperformato nella prima metà dell'anno, per le preoccupazioni legate alla crescita. Tuttavia, all'inizio della seconda metà dell'anno si è verificata una rotazione dai settori difensivi a quelli ciclici e alla tecnologia, facendo pensare a un eccessivo sell-off del mercato azionario. Restiamo abbastanza positivi sui titoli tecnologici, anche se da un punto di vista teorico dovrebbero essere i più colpiti dall’aumento dei tassi, che pesa maggiormente sui titoli a lunga duration. Eppure, queste società – specialmente le large cap – generano un significativo free cash flow, ossia hanno minore bisogno di prestiti. Stiamo assistendo a una diminuzione dei titoli tecnologici non redditizi, mentre le vendite indiscriminate hanno portato alla luce nuove opportunità. Anche i titoli energetici hanno suscitato il nostro interesse: maggiore disruption nelle supply chain, valutazioni attraenti e utili record, sono fattori che dovrebbero favorirne una rivalutazione. Dal punto di vista geografico, segnaliamo gli USA, per l'esposizione al settore tecnologico, e l'Europa, che offre valore dopo un significativo de-rating da inizio anno. Per quanto riguarda gli emergenti, invece, abbiamo una posizione nell’equity cinese, che potrebbe beneficiare di un contesto monetario favorevole, e una posizione tattica sull’azionario brasiliano, in rialzo dopo le mosse positive del Banco Central volte a domare l’inflazione.

 

Qual è la vostra principale "scommessa"?

Cerchiamo sempre di mantenere un portafoglio diversificato, ma esprimiamo le nostre opinioni con forte convinzione e rimaniamo flessibili nella nostra asset allocation. Al momento, il maggior contributo al rischio del nostro portafoglio è rappresentato dall'esposizione azionaria, che privilegia gli Stati Uniti rispetto all'Europa, in quanto i timori di recessione – guidati dal perdurare della crisi energetica – rendono incerte le prospettive per le azioni europee. Sul fronte obbligazionario, vediamo opportunità selettive nella parte breve della curva statunitense e nel debito locale dei mercati emergenti. Riteniamo che le materie prime possano ancora svolgere un ruolo nei portafogli multi-asset, soprattutto se il contesto di stagflazione dovesse persistere. Più in generale, riteniamo che i mercati azionari abbiano guidato la recessione e prezzato un forte declassamento del potenziale degli utili in futuro. Il rally di luglio-agosto potrebbe quindi riflettere l'idea che i mercati azionari abbiano già toccato il fondo, ma gli investitori devono essere selettivi tra regioni e settori, poiché l'elevata dispersione determinerà inevitabilmente vincitori e vinti.

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