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BCE, vince la linea dei falchi. I commenti dei gestori

9/8/2022 | Daniele Riosa

Nessuna sorpresa dalla riunione odierna della Banca Centrale Europea. Come ampiamente previsto dalla maggioranza degli analisti, l’istituto di Francoforte ha alzato i tassi d'interesse di 0,75 punti


Nessuna sorpresa dalla riunione odierna della Banca Centrale Europea. Come ampiamente previsto dalla maggioranza degli analisti, l’istituto di Francoforte ha alzato i tassi d'interesse di 0,75 punti. Il tasso principale sale a 1,25%, il tasso sui depositi a 0,75% e il tasso sui prestiti marginali a 1,5%. Vediamo come i gestori commentano la decisione presa dall’Eurotower.

Altaf Kassam, EMEA head of investment strategy & research di State Street Global Advisors, spiega che “la BCE si è unita alla Fed nell'aumento di 75 punti percentuali oggi, una mossa più aggressiva di quanto prezzato dai mercati. Noi di State Street Global Advisors riteniamo che questa decisione fosse inevitabile: la BCE ha infatti cercato di riacquistare credibilità dopo la sorprendente inflazione di agosto, in cui sia l'inflazione headline che quella core hanno toccato nuovi massimi e quella headline è rimasta al di sopra di quella statunitense per il secondo mese consecutivo. Con un'inflazione core raddoppiata rispetto all'obiettivo della BCE e in aumento, era impossibile sostenere che questo picco di inflazione fosse ‘transitorio’ e puramente legato all'energia: la BCE ha quindi dovuto rispondere con forza alle critiche che la accusavano di essere rimasta indietro rispetto alla curva, soprattutto con la preoccupazione che gli effetti secondari cominciassero a farsi sentire. Questo rialzo è servito anche a mettere un floor all'euro e a tenere sotto controllo l'ulteriore inflazione importata che la debolezza valutaria aveva determinato. In prospettiva, ci aspettiamo che la BCE rallenti il ritmo dei rialzi dei tassi, aumentando di altri 50 punti percentuali a ottobre e di 25 punti percentuali a dicembre, per arrivare a un tasso di interesse (sui depositi) dell'1,50% entro la fine dell'anno”.

Giorgio Broggi, quantitative analyst di Moneyfarm, sottolinea che “come da attese, la Banca Centrale Europea ha optato per un aumento dei tassi di 75 punti base, spinta dalle sempre crescenti paure inflattive e supportata da un’economia che sembra sufficientemente resiliente, per il momento. L’inflazione nell’Eurozona, infatti, continua a rimanere preoccupante (sopra le attese al 9.1% ad agosto), soprattutto dopo la decisione russa di tagliare la fornitura di gas, mentre gli ultimi dati sul PIL di settembre evidenziano una crescita aggregata annuale sorprendentemente positiva al 4.1%. Tutto sommato, nonostante le paure di recessione continuino ad aumentare, con la probabilità di recessione nei prossimi 12 mesi ora al 50% (fonte: Bloomberg), la BCE ha ribadito con forza la volontà di combattere l’inflazione ad ogni costo, per evitare danni maggiori nel medio-lungo termine. I mercati hanno reagito moderatamente alla pubblicazione delle decisioni, mostrando quanto le attese fossero già sostanzialmente prezzate sia dai mercati degli asset rischiosi, sia sul lato monetario e valutario. Anche gli spreads tra Paesi centrali e periferici non hanno mostrato nervosismo, segnalando che il rischio ‘frammentazione’ rimane gestibile per il momento”.

Morgane Delledonne, head of investment strategy Europa di Global X “La decisione della Banca Centrale Europea di aumentare di 75 punti base e tassi d’interessa era stata ampiamente prevista, come dimostrano le deboli reazioni dei mercati e l’euro che ha mantenuto la parità col dollaro. Più interessante il fatto che la Bce ha deciso di segnalare già da adesso ulteriori variazioni al rialzo nella restante parte dell’anno, in vista di una significativa revisione al rialzo della sua proiezione sul Pil reale. Tuttavia, la reazione dei mercati a questa affermazione è piuttosto debole, forse anche a causa dei dubbi generati dall’annuncio che chiariva come l’approccio della Bce per l’immediato futuro sarà basato sui dati e stabilito di volta in volta. Nel complesso, queste due affermazioni in contrasto tra loro sembrano aver portato a una posizione di neutralità, che non ha dato ulteriore spinta al rafforzamento dell’euro. L’atteggiamento più aggressivo assunto da Francoforte è dovuto principalmente al costante aumento dei prezzi di energia e commodity e al rischio che questi vadano a ripercuotersi sul costo della vita quotidiana e sulle aspettative legate all’inflazione, come dimostrato dalle significative revisioni fatte su quest’ultima per il prossimo anno. Il lato positivo è che queste proiezioni non segnalano una recessione nella regione, ma piuttosto una combinazione di crescita bassa con uno scenario di inflazione elevata".

Secondo Silvia Dall’Angelo, senior economist di Federated Hermes, "sebbene le previsioni aggiornate abbiano mostrato un significativo indebolimento della crescita, la BCE rimane chiaramente concentrata sul contenimento dell'inflazione, che ora dovrebbe rimanere al di sopra dell'obiettivo fino al 2024. Di conseguenza, la forward guidance della BCE è rimasta orientata al rialzo e la Banca centrale ha ribadito l'intenzione di alzare ulteriormente i tassi nelle prossime riunioni, anche se un approccio che dipende dai dati e che viene aggiornato di riunione in riunione offre alla BCE la flessibilità necessaria per adattare il proprio corso".

Per Kaspar Hense, senior portfolio manager di BlueBay Asset Management, “il rialzo di 75 punti base del tasso di deposito della BCE non ha sorpreso i mercati. L'aspetto positivo è che la BCE sta sostenendo il settore bancario e ciò rafforzerà le tensioni sui mercati dei collateral. Ci aspettiamo che la Banca Centrale continuerà con i rialzi, aumentando i tassi di altri 75 punti percentuali a ottobre. Riteniamo che il loro scenario di base sulla crescita sia ancora troppo ottimistico ed è molto probabile che le prospettive di inflazione a lungo termine scenderanno ancora nelle previsioni di dicembre e si collocheranno probabilmente al livello dell'obiettivo del 2% o al di sotto, indicando una pausa e potenzialmente il picco del loro ciclo di rialzo".

Wolfgang Bauer, gestore del Public Fixed Income Team di M&G Investments, constata che "con la sua credibilità di guardiano della stabilità dei prezzi in Europa a rischio, la BCE ha optato oggi per il più grande rialzo dei tassi della sua storia. Tuttavia è in dubbio che la normalizzazione del processo con il primo passo di oggi di 0,75% avrà un effetto tangibile sull’inflazione nei prossimi mesi. I prezzi in crescita sia dell’energia che delle altre materie prime si stanno facendo strada nell’inflazione core poiché i prezzi più elevati degli input costringono le aziende a passare i rincari, almeno in parte, ai loro clienti. Questa inflazione spinta dai costi, in gran parte causata dagli shock sul lato dell’offerta, è molto dura da combattere con gli strumenti di politica monetaria. Per dirla tutta, nemmeno il più ambizioso dei rialzi dei tassi da parte della BCE riaprirà Nord Stream 1. Verosimilmente, un tetto ai prezzi dell’energia, come quello ora allo studio nel Regno Unito, sarebbe lo strumento di politica più efficace in queste circostanze davvero singolari".

Andrew Mulliner, head of global aggregate strategies di Janus Henderson, mette in luce che "il passaggio ai tassi positivi rappresenta per la BCE non solo un cambiamento nei tassi di interesse, ma anche un cambiamento nel modo in cui essa attua la politica monetaria. Per buona parte degli ultimi 10 anni si è preoccupata di mantenere i tassi sufficientemente bassi, ora la sfida sarà quella di garantire che questi ultimi rimangano a livelli coerenti con il livello di politica desiderato dalla BCE, dato l'attuale eccesso di liquidità. A tal fine, la BCE ha abbandonato il processo di tiering (volto a proteggere le banche dagli effetti negativi dei tassi negativi e ora superfluo) e ha modificato la remunerazione dei depositi governativi (precedentemente remunerati a zero) per garantire che i tassi a breve rimangano sotto controllo. Il fatto che molte di queste decisioni non fossero chiare fino al giorno del rialzo dei tassi è un segno della rapidità con cui la BCE ha dovuto modificare il proprio approccio. La BCE si sta muovendo velocemente e non ha ancora finito il lavoro".  

Secondo Filippo Diodovich, senior market strategist di IG Italia, "un altro elemento molto interessante per la riunione odierna della BCE è stato l’impegno del presidente Lagarde di rialzare i tassi anche nei prossimi meeting per raffreddare la domanda e le aspettative di inflazione dei consumatori. Come affermato nel comunicato “le decisioni sui tassi di riferimento saranno guidate dai dati e rifletteranno un approccio in base al quale vengono definite di volta in volta a ogni riunione” quindi le parole di Lagarde potrebbero anche perdere di significato. La nostra view è che la forward guidance ormai è stata abbandonata da tempo e ogni tentativo di poterla riattivare è vano. Da un punto di vista dei mercati la BCE non è riuscita a fermare la discesa del cambio eurodollaro. Neppure le affermazioni della Lagarde sulle possibili implicazioni rialziste sulle pressioni inflazionistiche di una moneta unica debole e il rialzo monstre dei tassi sono riuscite ad avere un effetto rigenerante sull’euro. Rimane sempre la convinzione che la BCE sia troppo indietro rispetto alle altre banche centrali in politica monetaria, soprattutto rispetto alla Federal Reserve".

Konstantin Veit, portfolio manager european rates di PIMCO, nota che "l’istituto di Francoforte non ha fornito molte indicazioni sulla potenziale destinazione dei tassi d'interesse e ha definito il rialzo odierno, ancora una volta, come front-loading. Riteniamo che la BCE intenda portare i tassi di interesse in territorio neutrale in tempi ragionevolmente brevi e, di conseguenza, ci aspettiamo ulteriori rialzi di 50 punti base in ottobre e dicembre. Prevediamo una transizione verso incrementi di 25 punti base l'anno prossimo, quando il ciclo di rialzo passerà dalla normalizzazione della politica all'inasprimento. La BCE ha deciso di remunerare le riserve in eccesso delle banche al tasso di deposito e i depositi governativi al tasso di deposito o allo euro short-term rate (se inferiore) fino al 30 aprile 2023. Queste importanti decisioni dovrebbero attenuare le preoccupazioni sulla scarsità di garanzie e aiutare la BCE a mantenere il controllo sui tassi del mercato monetario". 

Per Martin Wolburg, senior economist di Generali Investments, "l'aumento vertiginoso dell'inflazione ha spinto la BCE ad un'accelerazione: la Banca Centrale Europea ha nuovamente sorpreso al rialzo, definendo un aumento nei tassi di 75 pb. Durante la conferenza stampa la Presidente Lagarde ha mantenuto un tono da falco, non lasciando dubbi sul fatto che ulteriori rialzi dei tassi siano in arrivo. Pur sottolineando la dipendenza dai dati, è diventato molto chiaro che l'attenzione resterà sulla riduzione dell'inflazione nel medio termine e sul controllo delle aspettative di inflazione".

Antonella Manganelli, a.d. e Responsabile Investimenti di Payden & Rygel Italia spiega che "la reazione dei mercati alla riunione di oggi è, al momento, di tassi al rialzo e curve più piatte, spread poco mossi (se non leggermente ristretti), cambio marginalmente più debole e derivati sul credito europeo lievemente in apprezzamento. Più negativi i mercati azionari, forse questi però più influenzati dai commenti in contemporanea di Powell, a rimarcare la necessità di non fermare la marcia rialzista finchè non si sia raggiunto l’obiettivo inflazione".

Anna Stupnytska, global macro economist di Fidelity International, fa notare che "per il momento, i falchi della BCE hanno la priorità di affrontare l'elevata inflazione, ma riteniamo che la finestra per ulteriori rialzi si stia chiudendo rapidamente, dato che la realtà delle interruzioni del gas si sta facendo sentire. Continuiamo a prevedere che la BCE abbandonerà il suo ciclo di rialzi nel corso dell'anno. Notiamo, tuttavia, che gli sviluppi macroeconomici in Europa rimangono incerti e dipenderanno in modo cruciale dall'entità e dalla composizione delle risposte fiscali che, a loro volta, daranno forma al percorso della BCE da qui in avanti".

Pasquale Diana, head of macro research di AcomeA SGR, prevede che "il tutto lascia pensare che la BCE alzerà i tassi in ognuno dei prossimi meetings. La banca non parla esplicitamente di un livello neutrale dei tassi, ma sa di non esserci ancora vicina. Sa inoltre che potrebbe dover portare i tassi oltre questo livello neutrale. E, infine, lascia intendere di voler concludere il tutto entro marzo 2023. In un ipotetico scenario di rialzi di 75bp a ottobre, 50bp a dicembre e 25bp a febbraio e marzo, il tasso sui depositi passerebbe a 2,50%, probabilmente in area restrittiva stando alle stime non ufficiali della BCE. Almeno per i prossimi mesi, e fino a che l’inflazione non comincia a dare concreti segnali di rallentamento, la BCE continuerà con ogni probabilità a restringere le condizioni monetarie, senza troppo riguardo per la crescita".

Michele Sansone, country manager di iBanFirst per l’Italia, non vede come "l'Eurozona possa evitare una recessione visti i crescenti rischi legati alla crisi energetica. Tuttavia, a essere onesti, a parte la Banca d'Inghilterra a quanto pare, né la Federal Reserve né la BCE hanno previsto una recessione, indipendentemente dai dati. Sicuramente si verificherà ma non se ne conosce ancora la profondità. Per quanto riguarda il cambio, l'aumento di 75 punti base non è in grado di portare molto supporto all'euro, a nostro avviso. Siamo in un mondo incentrato sul dollaro. Aggiungete a ciò che la crisi energetica europea è un vero freno al tasso di cambio dell'euro. Questo durerà per almeno un po'. Il nostro obiettivo di fine anno a 0,96 è invariato”.

Pietro Baffico, european economist di abrdn, rileva che "la Bce ha anche rimosso fino al 2023 il tetto massimo del tasso di interesse dello 0% per la remunerazione dei depositi governativi, il che contribuirà a prevenire un brusco deflusso di depositi sul mercato. Ma in ogni caso, l'inasprimento delle condizioni finanziarie aumenterà anche i costi di prestito per i Paesi dell'UE, alimentando i timori di frammentazione e i rischi di recessione. Per gli investitori rimane anche il rischio di un indebolimento dell'euro. Mentre un inasprimento accelerato fornirebbe sostegno alla valuta, lo shock energetico da stagflazione lo mina, e la tendenza al deprezzamento potrebbe continuare in vista di una recessione incombente".

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