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FED, i tre scenari che potrebbe affrontare nei prossimi mesi

9/14/2022 | Daniele Riosa

Per gli esperti di Vanguard “la Federal Reserve si trova attualmente davanti a un compito arduo: riportare l'inflazione nei limiti previsti senza provocare lo stallo dell'economia”


Dato l'attuale ritmo di aumento dei prezzi al consumo, il futuro andamento dell'economia solleva nuovi e importanti interrogativi sul quadro di riferimento delle banche centrali per l'inflazione, che è stato dato per scontato per decenni. Jumana Saleheen, chief economist di Vanguard Europe e Asawari Sathe, senior economist di Vanguard Europe e Roxane Spitznagel, economista di Vanguard, prevedono che "la Federal Reserve americana potrebbe trovarsi a dover affrontare tre situazioni nei prossimi mesi: un hard landing, stagflazione o un soft landing".

Situazione 1, atterraggio duro: “Riteniamo che la Fed intenda raggiungere un tasso finale (il livello al quale il tasso d'interesse di riferimento della Fed raggiunge il massimo durante un ciclo di stretta) di almeno il 4% entro il 2023. Questa posizione relativamente ‘hawkish’ deriva dal timore che l'inflazione elevata possa radicarsi nell'economia attraverso una spirale salari-prezzi, determinata in gran parte dall'incertezza sull'approvvigionamento energetico e dalle relative ripercussioni sui prezzi. Ma che cosa succederebbe se queste preoccupazioni si rivelassero infondate? Le aspettative d'inflazione potrebbero rivelarsi più stabili - o più ‘ancorate’ - del previsto. Questo frenerebbe la spirale salari-prezzi e l'inflazione potrebbe scendere più rapidamente del previsto. In questo caso, secondo il nostro modello, la posizione della Fed di giugno rischierebbe di provocare un ‘hard landing’. L'output gap (ovvero la differenza tra il prodotto interno lordo effettivo e quello potenziale) arriverebbe a circa il -1,5% del PIL sia nel 2023, sia nel 2024”.

Situazione 2, stagflazione: “In uno scenario di stagflazione si ipotizza che i prezzi del petrolio salgano fino a oltre 130 dollari al barile e che la guerra in Ucraina possa continuare ad influenzare negativamente i prezzi dei prodotti alimentari fino al 2023. Questi fattori potrebbero far sì che l'inflazione aumenti più del previsto e raggiunga un picco più tardi, alimentandone così le aspettative. Pertanto l'inflazione scenderebbe a un ritmo più lento rispetto alle proiezioni della Fed di giugno, rimanendo al di sopra del 4% fino al 2023, per poi attestarsi attorno al 3,5%. In una situazione di questo tipo la Fed dovrebbe giocare d'anticipo, aumentando i tassi in modo ancora più aggressivo per contrastare l'inflazione elevata e le crescenti aspettative inflazionistiche. Il nostro modello suggerisce che in questa situazione i tassi potrebbero superare il 5%, con un'alta probabilità che l'entità o il ritmo dei rialzi sorprenda i mercati finanziari. Una mossa così estrema sui tassi di riferimento frenerebbe certamente l'inflazione, ma provocherebbe anche una grave recessione, con l'allargamento dell'output gap al -1,5% del PIL nel 2023. Si tratta di un gap molto più ampio rispetto al -1% della situazione di ‘hard landing’, in cui la Fed finirebbe per fare marcia indietro rispetto ai rialzi previsti dei tassi.

Situazione 3, soft landing. “Questa terza situazione, un atterraggio ‘morbido’, in cui l'inflazione si attenua ma con effetti minimi o nulli sulla crescita economica, non è impossibile, ma a nostro avviso richiederebbe una buona dose di fortuna e buone decisioni politiche. Per arrivare a questo punto dovremmo vedere tutti e tre i fattori politici muoversi nella giusta direzione: calo dei prezzi del petrolio, riorientamento delle aspettative d'inflazione e capacità produttiva inutilizzata superiore al previsto. Se questa serie di condizioni si verificasse, si manifesterebbe con alcuni mesi di deflazione (calo dei prezzi) e di disinflazione su base annua (diminuzione del tasso di inflazione). Questo potrebbe dare alla Fed la possibilità di invertire alcuni degli aumenti programmati dei tassi, consentendo all'economia di evitare di poco la recessione. Il tasso d'interesse terminale sarebbe leggermente superiore al 3%, con riduzioni dei tassi possibili a partire dall'inizio del 2023. L'inflazione tornerebbe a convergere verso l'obiettivo del 2% stabilito dalla Fed. La crescita annua del PIL rimbalzerebbe nel 2023 e si stabilizzerebbe su quella tendenziale molto prima di quanto accadrebbe in una situazione di atterraggio duro o di stagflazione”.

Gli economisti rilevano che “l’andamento futuro dell'economia, pur essendo sempre incerto, appare oggi particolarmente poco chiaro, dato l'attuale ritmo di aumento dei prezzi al consumo. La situazione solleva nuovi e importanti interrogativi sul quadro di riferimento delle banche centrali per quanto riguarda l'inflazione, che è stato dato per scontato per decenni. La nostra analisi esamina come la Fed potrebbe ricalibrare la politica monetaria in funzione di quelli che saranno i dati, il che ci consente di delineare situazioni come quelle sopra descritte, che prevedono il livello dei tassi d'interesse in base alle diverse situazioni inflazionistiche, dei prezzi energetici e delle crescita economica. Entrare nella testa della Fed non è facile, ma a nostro avviso vale la pena provarci”.

“Non è chiaro - concludono gli esperti di Vanguard - come i mercati globali reagiranno a queste prospettive economiche sempre più incerte. Ma il rischio di un aumento della volatilità dei mercati è sempre presente. È per questo che invitiamo gli investitori a pensare in modo strategico, aderendo ai principi di Vanguard per il successo negli investimenti: pensare a ciò che si vuole ottenere, mantenere portafogli equilibrati e diversificati per poter raggiungere gli obiettivi previsti, mantenere bassi i costi ed essere disciplinati”.

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