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I timori di un rallentamento impattano l'azionario

9/15/2022 | Redazione Advisor

Dopo una leggera ripresa sui mercati pesano i timori di recessione, i rialzi “aggressivi” della Fed per contrastare l’inflazione, e il rally del gas


Nonostante la pubblicazione di utili societari trimestrali rassicuranti, infatti, i timori di un rallentamento dell'economia più marcato del previsto sono stati alla base del ribasso. La crisi energetica è la ragione principale dell’accelerazione dell’inflazione, che in Europa si è attestata su nuovi record (+9,1% ad agosto) e in Italia all’8,4% (ultimo dato disponibile). Negli Stati Uniti l’inflazione si è attestata a +8,5% a luglio, dopo aver segnato +9,1% a giugno (rispetto a un anno prima). La Federal Reserve (Fed) ha comunicato che andrà avanti in modo aggressivo con continui rialzi dei tassi per contrastare l’inflazione, anche a costo di provocare una recessione.

 

Gilles Guibout, gestore del fondo PIR, AXA WF Framlington Italy di AXA Investment Managers sottolinea che "mentre FED e BCE proseguono con l’inasprimento delle politiche monetarie, il dollaro USA continua a rafforzarsi, beneficiando sia di questi rialzi dei tassi che di un'economia statunitense più resiliente, mentre l’euro debole riflette un’economia dell’eurozona maggiormente colpita dai rincari energetici".

 

"I rialzi dei tassi da parte della Fed e della BCE potrebbero continuare ad esercitare una certa pressione sui mercati azionari, soprattutto perché, contemporaneamente, gli indicatori economici dovrebbero continuare ad essere trainati dall'aumento dei prezzi dell'energia. Pertanto, anche se le valutazioni si trovano a livelli più interessanti, è forse ancora troppo presto per tornare sul mercato in modo aggressivo, date le probabili revisioni al ribasso delle prospettive future sugli utili societari. Questo vale particolarmente per quelle società che sono esposte alla spesa dei consumatori".

 

"In un contesto così incerto, ci sembra quanto mai importante mantenere una buona diversificazione. Rimaniamo quindi fedeli alla nostra strategia d’investimento concentrandoci su società che combinano capacità di adeguare i prezzi, visibilità e/o prospettive di crescita attraverso l'esposizione a temi di lungo periodo, nonché una solida struttura finanziaria", afferma il gestore.

 

"Da settimane lo spread a 10 anni tra BTP e Bund resta tra 220 e 230 punti base. Lo spread si sta allargando a causa dell’incertezza sulla volontà del nuovo governo che si formerà a rispettare gli impegni verso la zona euro. Restiamo comunque fiduciosi poiché i sussidi del Pnrr (Piano nazionale di ripresa e resilienza) rappresentano oggi un forte incentivo: nessuno vuole perdere questi fondi che, secondo l’Istat, potrebbero avere un impatto sul Pil italiano tra +2,3% e 2,6% nel 2026. Abbastanza per spingere i vincitori delle elezioni a un comportamento “virtuoso”. A questo si aggiunga l’introduzione del nuovo strumento anti-frammentazione da parte di Bruxelles (Trasmission Protection Instrument), che potrebbe essere attivato per contrastare dinamiche di mercato ingiustificate che potrebbero sorgere determinando un ampliamento dello spread", conclude Guibout.

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