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Elezioni italiane, scenario e mercati

9/27/2022

La vittoria della coalizione di centro-destra non ha rappresentato una sorpresa rispetto ai sondaggi. Cosa succederà adesso? Tra ottimisti e pessimisti, le analisi di analisti e gestori


La vittoria della coalizione di centro destra alle elezioni del 25 settembre non ha rappresentato una sorpresa rispetto ai sondaggi. Cosa succederà adesso?  Tra ottimisti e pessimisti, gestori e analisti analizzano le implicazioni del risultato elettorale per l’economia e il mercato italiani.

 

“Nel complesso, riteniamo che le elezioni politiche italiane non abbiano generato grandi sorprese e in generale il flusso di notizie è positivo, poiché la coalizione di centro-destra non avrà la maggioranza parlamentare di due terzi che le avrebbe permesso di approvare le modifiche costituzionali” commentano gli analisti di Amundi. “Allo stesso tempo, hanno abbastanza seggi per governare in modo stabile. L'Italia potrebbe avere un nuovo governo al più presto all'inizio di novembre e il nuovo primo ministro probabilmente sarà il leader di Fratelli d'Italia Giorgia Meloni. Fratelli d'Italia avrà comunque bisogno dei suoi alleati per assicurare una solida maggioranza parlamentare e questo potrebbe essere positivo per i mercati. Nel frattempo, il governo di Mario Draghi si occuperà di parte del lavoro sulla legge di bilancio. Quando il nuovo governo presterà giuramento potrebbe voler apportare delle modifiche ai numeri delle finanze pubbliche e cercare di negoziare una revisione del piano nazionale di ripresa e resilienza (NRRP). È anche probabile che si attenga agli obiettivi fiscali dell'UE ed eviti scontri con le istituzioni europee in materia di politica economica. È probabile che le promesse della campagna elettorale possano essere ridimensionate, ma che si provi comunque ad ottenere un certo allentamento fiscale”.

 

Secondo James Lindley, gestore tassi globali, team obbligazionario di Columbia Threadneedle Investments, le prospettive sono invece meno rosee. “L'Italia rimane un ingranaggio di vitale importanza all'interno del progetto dell'eurozona. La fiducia è uno dei beni più importanti per i mercati. Il cambio di governo potrebbe mettere a dura prova la fiducia degli operatori di mercato. Attualmente in Italia la coalizione di centro-destra ha cercato di dissipare i timori di un allontanamento dell'Italia dall'Europa, ma rimangono alcune preoccupazioni legate alla possibilità di dare forza alle voci più estremiste all'interno della coalizione di maggioranza, innescando un confitto tra la Commissione europea e il governo italiano.

Dalla crisi dell'eurozona del 2010/11 - prosegue Lindley -  l'Italia ha faticato a riscuotere un significativo appeal tra alcuni dei nostri investitori, molti dei quali provengono da Paesi del Nord Europa: questo ci ha portato in passato ad assumere poche posizioni sull’Italia. Tuttavia, in seguito alla significativa sottoperformance dell'Italia durante le prime fasi della pandemia da COVID-19, abbiamo assunto una posizione più positiva, ritenendo che vi fosse un ampio margine di rialzo grazie agli ingenti acquisti di debito da parte della BCE e, cosa altrettanto importante, al Recovery Fund, che a nostro avviso ha rappresentato un passo significativo verso la mutualizzazione del debito. Queste dinamiche sono ora cambiate. La BCE non sta più acquistando debito italiano su base netta e potrebbe avviare il “quantitative tightening” nei prossimi mesi. Inoltre, la situazione politica italiana è diventata più incerta: siamo in attesa di capire se il nuovo governo opterà per un aumento del deficit fiscale e soprattutto come si relazionerà con la Commissione europea. Sebbene la volontà dell'Europa appaia più forte che mai, temiamo che una recessione combinata con il razionamento del gas naturale possa indebolire tale determinazione e portare a un'ulteriore sottoperformance dell'Italia, data la sua forte dipendenza dal gas russo”.

 

Il giudizio di Kaspar Hense, senior portfolio manager, BlueBay Asset Management, è più neutrale.

 “L'esito delle elezioni italiane è stato in linea con le aspettative del mercato. A nostro avviso ci sono rischi legati a una politica economica più nazionalista e meno collaborativa da parte del nuovo governo di destra, ma riteniamo che Meloni abbia dato finora l'impressione di essere una politica molto più ortodossa di Salvini o persino di Berlusconi.

Il fatto che la maggioranza del suo partito sia persino più ampia di quella di Forza Italia e della Lega messe insieme ci conforta sul fatto che seguirà le politiche promesse, che sono essenzialmente in netto contrasto con i suoi partner di coalizione: pro-Ucraina/anti-Russia, fiscalmente rigorose e più allineate alle politiche europee anche per quanto riguarda la Belt and Road Initiative cinese.

Se nelle prossime settimane i negoziati con l'UE sul bilancio di quest'anno saranno positivi, la necessità di un approccio cooperativo alla sicurezza energetica dell'Unione, che favorirà l'agenda nazionalistica italiana, e di una posizione unitaria nei confronti dell'aggressione russa (più Polonia che Ungheria), a nostro avviso implicherà che gli spread e i rendimenti dovrebbero restringersi fino alla fine dell'anno con nuove emissioni negative”.

 

Sebastian Vismara, economista finanziario e strategist di BNY Mellon Investment Management, sottolinea che l'attenzione del mercato si sposterà ora sulle politiche economiche del nuovo governo: “gli impegni della campagna della coalizione vincente includono ingenti spese fiscali e tagli fiscali, con stime del costo annuale delle misure che vanno da 100 miliardi di euro (~ 6% del PIL) a 170 miliardi di euro (9% del PIL). Non riteniamo che l'esito delle elezioni si tradurrà immediatamente in un importante repricing negativo degli asset italiani o dell'eurozona. Ci aspettiamo che il nuovo governo eviti movimenti fiscali imprudenti o di incorrere in un confronto diretto con le istituzioni dell'UE sulle politiche economiche, almeno nel breve termine”. Tuttavia Vismara aggiunge che i mercati rimarranno attenti al potenziale di rischi sistemici. “L'Italia, e l'area euro nel suo complesso, stanno già affrontando un grave shock stagflazionale, con la crescita del PIL destinata a scendere, in un contesto di inasprimento delle politiche della BCE e di tassi di interesse più elevati. Inoltre, con la BCE pronta a discutere la contrazione del suo bilancio in ottobre, quella che è stata una delle principali fonti di domanda di debito sovrano italiano negli ultimi anni (il QE della BCE) potrebbe gradualmente diminuire. Dato che il debito pubblico italiano è pari a circa il 150% del PIL, la combinazione di crescita economica negativa o bassa, aumento dei tassi di interesse e una maggiore dipendenza dagli investitori privati per finanziare il debito, è già una preoccupazione di per sé”.

 

Vediamo ora quali sono secondo gli analisti le possibili implicazioni sulle principali asset class a partire da quella obbligazionaria. “L'andamento migliore del previsto dell'economia italiana nella prima metà dell'anno ha contribuito a creare un contesto favorevole ai conti pubblici, fornendo un supporto tecnico” spiegano da Amundi. “Dal lato della domanda, i dati della BCE sul debito pubblico a fine luglio hanno evidenziato l'impegno della banca centrale a combattere la frammentazione e il ruolo della BCE si è dimostrato rilevante anche nel 2022. Il posizionamento degli investitori esteri è basso per gli standard storici. Allo stesso tempo, i flussi marginali esteri appaiono meno trainanti rispetto alle precedenti fasi di crescente volatilità e incertezza, grazie al ruolo della BCE e agli elevati investimenti dei cosiddetti “investitori ricorrenti”. Questi fattori, insieme allo strumento di protezione della trasmissione (TPI), dovrebbero contribuire a controbilanciare la posizione aggressiva della BCE. Lo spread BTP-Bund si è dimostrato abbastanza stabile nel periodo precedente alle elezioni. Crediamo che i rischi idiosincratici rimarranno contenuti e che lo spread sarà guidato dalla fiducia degli investitori nelle prospettive economiche della zona Euro. Crediamo che gli investitori possano prendere in considerazione di aumentare la loro esposizione ai BTP se lo spread risalisse nella zona 250bp”.

 

Differente la view di Columbia. “Per quanto riguarda la nostra view sui titoli di Stato italiani, nel breve termine, temiamo che la combinazione tra la fine degli acquisti netti di attività da parte della BCE, il possibile “quantitative tightening” e ulteriori rialzi dei tassi, nonché l’ipotesi di un nuovo governo non ancora collaudato, potrebbe avere un impatto negativo sui titoli di Stato” evidenzia Lindley. “Con la stretta monetaria e la compressione dei proventi, uno scenario recessivo appare sempre più probabile, cosa che verosimilmente metterà sotto pressione i deficit fiscali. Dato l'elevato contesto inflazionistico, non riteniamo che la BCE possa ricominciare a breve gli acquisti e quindi gli acquirenti del debito italiano saranno operatori più sensibili al prezzo e potrebbero richiedere rendimenti più elevati per compensare il rischio aggiuntivo.

Nel lungo termine, lo strumento di protezione del meccanismo di trasmissione della politica monetaria (TPI), recentemente introdotto dalla BCE, dovrebbe contribuire a mettere un freno agli spread dei Paesi, ma è improbabile che venga attivato fino a quando non si verificheranno ulteriori tensioni sul mercato. Prevediamo, inoltre, che l'eurozona continuerà a gravitare verso un'ulteriore mutualizzazione che dovrebbe essere di supporto al debito italiano, anche se questo potrebbe cambiare con l'evolversi dello scenario politico.

In riferimento al mercato obbligazionario corporate, attualmente, la performance delle obbligazioni societarie italiane è rimasta allineata a quella dei mercati del credito della zona euro. Di conseguenza, fatichiamo a vedere molte opportunità in Italia in questo momento, soprattutto per la significativa esposizione dell'economia italiana al gas russo”.

 

Francesco Casarella, italian site manager di Investing.com, si sofferma sulla reazione a caldo dei mercati subito dopo l’uscita dei risultati. “Lato obbligazioni, in particolare il rendimento dei titoli di stato a 10 anni che sono un po' il termometro del rischio Italia, il numero è salito sopra il 4%, ma questo è un trend che stiamo verificando in molte nazioni e non è quindi imputabile alle elezioni. Saranno fondamentali non sono i primi 100 giorni, bensì il nome che sarà scelto a Ministro dell'Economia”.

 

Per quanto riguarda il mercato azionario, secondo Amundi è ipotizzabile un certo sollievo a breve termine, con una certa ripresa nel settore finanziario. “Dal punto di vista delle valutazioni, il mercato italiano è relativamente interessante. Per vedere una ripresa strutturale, abbiamo bisogno di maggiore chiarezza sulla composizione del governo, sull'approvazione finale della legge di bilancio 2023 e su possibili modifiche al piano NGEU che il governo entrante potrà negoziare con l'UE. L'incertezza sulle prospettive per le azioni italiane rimane elevata e ci concentriamo sulle aziende che hanno visibilità sulla crescita futura, con una certa protezione dalla forte inflazione, e manteniamo un'esposizione equilibrata ai diversi settori. Se la coalizione di centro-destra si attiene al proprio impegno elettorale, potremmo assistere a un supporto fiscale alle imprese italiane, che potrebbe avere un effetto positivo sul segmento delle piccole e medie imprese italiane”.

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