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Mercati, non è il momento di farsi prendere dal panico

10/18/2022 | Redazione Advisor

Nonostante molti indicatori segnalino che il rischio di una bolla sia sempre più probabile, gli esperti di LGIM ritengono si tratti di un’eventualità remota


Lo scoppio di una bolla è poco probabile, e gli investitori non devono quindi farsi prendere dal panico. E’ la view di Emiel van den Heiligenberg, head of asset allocation di LGIM. “Gli indicatori circa l’illiquidità dei mercati sono ritornati ai livelli della pandemia di Covid-19, ma la politica monetaria aggressiva che stanno attuando le banche centrali in tutto il mondo suggerisce come la situazione odierna sia profondamente diversa” osserva l’esperto.

 

“Durante le crisi di mercato, la volatilità cresce e ogni modello basato sulla valutazione del rischio suggerisce agli investitori di ridurre la rischiosità del loro portafoglio, concentrandosi maggiormente sulla preservazione del capitale e di lasciar perdere il conseguimento di rendimenti elevati. La prima conseguenza di questi meccanismi è che la liquidità del mercato si riduce notevolmente, il che, a sua volta, innesca un circolo vizioso, in quanto l’illiquidità accresce l’avversione al rischio, la quale aumenta l’illiquidità e così via” prosegue.

 

Lo strategist chiarisce che esistono molte metodologie per misurare la liquidità del mercato; dal turnover giornaliero agli ordini in borsa, ai livelli degli spread, fino al mispricing medio rispetto al "fair value" e al prezzo delle obbligazioni "off the run" rispetto all’"on the run". “Questa è un’operazione importante da compiere, in quanto è dimostrato che un aumento dell’illiquidità è un segnale che indica un aumento della probabilità di bolle”. Quest’ultima sta raggiungendo i livelli registrati durante la pandemia di Covid-19; “con la differenza che allora le banche centrali, Federal Reserve in testa, sostenevano l’economia immettendo grandi quantità di moneta nel sistema, mentre oggi stanno facendo l’esatto contrario nel tentativo di contenere l’inflazione dilagante”.

 

L’esperto osserva che non solo la misura della liquidità dei mercati, ma anche tutti gli indicatori ci dicono come il rischio di una bolla sia sempre più probabile. “Tuttavia, secondo il team di LGIM, questa eventualità sarebbe poco probabile, nonché anacronistica e insolita. Infatti, non solo il mercato azionario è attualmente in recessione, ma anche nell’ultima fase del ciclo economico non si è riscontrata quell’esuberanza che solitamente porta al formarsi di bolle di mercato. Per questo motivo non riteniamo che quello che stiamo vivendo sia una classica recessione, simile a quelle ampiamente descritte nei vari manuali di economia, accompagnata da una pressione inflazionistica particolarmente alta. Questa conclusione è particolarmente importante, perché le conseguenze sui mercati di una recessione sono solitamente più leggere di quelle derivanti dallo scoppio di una bolla”.

 

Ma allora come dovrebbero agire gli investitori in questo scenario? “In generale - sottolinea lo strategist -  riteniamo che non dovrebbero farsi prendere dal panico ogni volta che un governo annuncia una misura a sostegno del mercato. Infatti, a differenza di quanto visto nei mesi passati i policymaker che dovranno stabilire le politiche monetarie da seguire avranno molto meno margine di azione a causa della lotta contro l’inflazione, che deve ritornare sotto i livelli di guardia. Quindi, se da un lato un mercato in difficoltà potrebbe non essere più una motivazione convincente per intervenire con aiuti consistenti, i banchieri centrali hanno dimostrato che sono ancora pronti ad agire in caso di grave stress, come visto nel Regno Unito, dove la Banca d'Inghilterra si è dimostrata disposta a fare un passo avanti per prevenire ulteriori dislocazioni nei gilt”.

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