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BCE falco ancora per poco. I commenti dei gestori

10/27/2022 | Daniele Riosa

Nessuna sorpresa dalla riunione di oggi della Banca Centrale Europea che ha alzato i tassi d'interesse di 75 pb. Ma da dicembre rallenterà l’aumento dei rialzi


Nessuna sorpresa dalla riunione di oggi della BCE che ha alzato i tassi d'interesse di 0,75 punti. Il tasso principale sale al 2%, il tasso sui depositi all' 1,5% e il tasso sui prestiti marginali al 2,25%. Vediamo come i gestori commentano le decisioni prese dall’istituto di Francoforte.

Altaf Kassam, EMEA head of investment strategy and research di State Street Global Advisors, constata che “la BCE non ha sorpreso nessuno con il rialzo di 75 pb di oggi. Questo rialzo era ancora più ‘scontato’ dell'ultimo, in quanto i vari rappresentanti della BCE avevano fornito una forward guidance in tutto e per tutto, e quindi la mossa era stata quasi perfettamente prezzata dai mercati. Dato che la BCE continua a preoccuparsi più dell'inflazione che della crescita, i dati sui prezzi non potevano giustificare una svolta accomodante, mentre i dati sulla crescita escludevano un rialzo di 100 pb, lasciando 75 pb come unica opzione sensate”.

“Questa seconda mossa di 75 pb - sottolinea il manager - porta il tasso di deposito a metà dell'intervallo dell'1-2% per il tasso neutrale citato dai funzionari della BCE, il che dovrebbe fornire un punto naturale per rallentare il ritmo degli aumenti, data l'alta probabilità di una recessione nell'Eurozona nel quarto trimestre. Di conseguenza, ci aspettiamo che la BCE rallenti il ritmo dei rialzi dei tassi, aumentando ‘solo’ di altri 50 punti percentuali a dicembre, raggiungendo un tasso di deposito del 2% entro la fine dell'anno”.

Michele Morra
, portfolio manager di Moneyfarm, rileva che "il meeting della BCE è stato caratterizzato da un livello di austerità piú basso delle attese. Se da un lato vediamo un secondo 'jumbo' rate hike' di 75 punti base e la ricalibrazione dei piani di TLTRO, dall’altro una retorica piú accomodante e la flessibilità sui reinvestimenti di APP e PEPP ha rappresentato una sorpresa espansiva. Nonostante gran parte dell’inflazione sia attribuibile all’aumento dei prezzi energetici, con questa scelta la BCE continua a prediligere la prevenzione della spirale inflattiva a discapito della crescita economica, ma si lascia un certo grado di flessibilità per contenere il rischio di frammentazione. Nonostante questi segnali, ad oggi i mercati si aspettano un rialzo costante del tasso di interesse per tutto il 2023, ma il recente crollo dei prezzi del gas e gli effetti deleteri sull’economia potrebbero frenare il ciclo restrittivo, sorprendendo positivamente l’obbligazionario governativo, ma affossando ulteriormente la moneta unica".

Anna Stupnytska, global economist di Fidelity International, spiega che "con l'aggravarsi della crisi energetica mondiale e con l'Europa che ne sopporta il peso, l'opportunità di anticipare in modo aggressivo l'inasprimento delle politiche si sta rapidamente riducendo. La mossa odierna sarà probabilmente l'ultimo grande rialzo di questo ciclo, seguito da aumenti dei tassi più contenuti e da una pausa anticipata, o addirittura dall'abbandono dell'inasprimento, rispetto alle aspettative. Date le molteplici variabili in gioco, l'incertezza sulle prospettive macro europee rimane molto elevata e dipenderà soprattutto dall'entità e dalla composizione delle risposte fiscali che, insieme agli sviluppi dell'euro e degli spread dei Paesi periferici, determineranno il percorso della BCE da qui in avanti".

Antonio Cesarano, chief global strategist di Intermonte, nota che "leggendo congiuntamente comunicato e risposte della Lagarde, l'impressione è che la Bce si sta avvicinando al punto di approdo in termini di rialzo tassi, avvicinandosi il momento in cui verrà discusso (a dicembre) il QT ma sul solo programma APP, ossia quello più rigido con riferimento alle capital keys rispetto al PEP. Le modifiche sulla TLTRO introdotte cercano di fatto di partire già con la riduzione del bilancio ed inoltre sono indirizzate anche a contenere alcuni sintomi di instabilità finanziaria, come il tema della carenza di collaterale esplicitamente richiamata dalla Lagarde. Le attese di mercato si stanno spostando verso l'ipotesi di rialzo tasso depositi fino al massimo del 2,5% entro il 2023, verso attese di qualche giorno fa che si spingevano fino al 3%".

Secondo Antonella Manganelli, a.d. e responsabile investimenti di Payden & Rygel Italia, "se non fosse per l’avvenuto aumento di 75pb nei tassi, verrebbe da definire la riunione di oggi ribassista. Il rialzo è stato in linea con le attese; tuttavia, è stato rimosso il riferimento a 'diversi' rialzi a venire, lasciando la porta aperta a una fine del ciclo di aumenti già dopo la fine del 2022. Anche nel rinvio della fornitura di dettagli sul 'quantitative tightening' (ovvero la riduzione del supporto tramite acquisto di titoli) appare come un’indicazione che la Banca Centrale Europea sia sempre più preoccupata per lo stato della crescita. Difatti, l’aggiornamento fornito durante la riunione sulla visione dello stato dell’economia mostra un’Europa sempre più vicina allo scenario meno positivo tra di quelli delineati dalla Banca Centrale. La BCE sembra pensare sempre di più al conflitto tra inflazione testarda, crescita in rallentamento e considerazioni riguardanti la stabilità finanziaria".

Ulrike Kastens, economist Europe di DWS, sottolinea che "non sono state invece rilasciate dichiarazioni sull'entità del prossimo aumento dei tassi di interesse nel dicembre 2022. Ciò dipenderà molto dalla recessione economica a cui stiamo andando incontro. Tuttavia, è probabile che sia di almeno 50 punti base. Inoltre, il tema del bilancio della BCE, che si è gonfiato fino a circa 9.000 miliardi di euro, sta tornando di attualità. Con le mutate condizioni per le aste a lungo termine e le date aggiuntive per il rimborso anticipato, il bilancio della BCE dovrebbe ridursi nei prossimi mesi. Considerando che più di 1000 miliardi di euro provenienti da aste a lungo termine scadranno nella prima metà del 2023, possiamo dire che il primo passo per la riduzione del bilancio è stato fatto. Il modo in cui procedere con i reinvestimenti nell'ambito dell’asset purchase programme (APP) sarà probabilmente deciso a dicembre. Ci aspettiamo un'uscita morbida, senza vendite attive. Nel complesso, la normalizzazione della politica monetaria sta accelerando".

Per Konstantin Veit, portfolio manager di PIMCO, "sul versante 'dovish', la BCE ha osservato che sono stati compiuti 'progressi sostanziali nell’abbandono dell’orientamento accomodante della politica monetaria' e ha espresso maggiore preoccupazione per la crescita e per i ritardi nella trasmissione delle politiche rispetto alle riunioni precedenti. Il mercato ha prezzato un rialzo dei tassi di 25 punti base a seguito del discorso dai toni un po' più soft di oggi, con il picco del tasso di riferimento attualmente prezzato intorno al 2,7%. La BCE non ha fornito molte indicazioni sulla potenziale destinazione dei tassi d'interesse e rimane saldamente in modalità 'meeting-by-meeting'. Prevediamo un ulteriore rialzo dei tassi di 50 punti base a dicembre e una transizione verso incrementi di 25 punti base l'anno prossimo, quando il ciclo di rialzo passerà dalla normalizzazione all’inasprimento".

Martin Wolburg, senior economist di Generali Investments, mette in luce che "nel complesso, la riunione della BCE conferma a nostro avviso che la maggior parte dell'aumento (già 200 punti base cumulativi attualmente) è alle nostre spalle. Dato che prevediamo, contrariamente all'attuale proiezione della BCE, una recessione nell'area dell'euro, vediamo un margine di manovra per la BCE per ridurre l'entità di ulteriori rialzi dei tassi anche in questa prospettiva. Un altro aumento del tasso di 50 pb a dicembre e altri 50 pb nel primo trimestre del 2023 ci sembrano ancora molto probabili e continuiamo a vedere il picco del tasso di riferimento al 2,5%. La risposta del mercato alla riunione è stata molto accomodante con rendimenti ed euro in calo, ed un restringimento degli spread delle obbligazioni non core dell'area dell'euro. Infatti, subito dopo la riunione il mercato ha scontato alcuni rialzi dei tassi (con il tasso di policy implicito non più al di sopra del 2,5%). Ma dubitiamo che abbia ancora prezzato l'imminente effetto del quantitative tightening a causa della mancanza di informazioni. Nel complesso, i rischi per le prospettive sui tassi della BCE appaiono ora più equilibrati".

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