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Trimestrali: Europa sugli scudi, ma è solo un fuoco di paglia

10/31/2022 | Daniele Riosa

Giacomo Calef (NS Partners): “L’attività dovrebbe contrarsi nei prossimi trimestri. Inoltre, potrebbe rimanere depressa fino al 2° trimestre del nuovo anno”


“Siamo nel pieno della stagione delle trimestrali e le principali società quotate nel mondo hanno iniziato a presentare i conti per il trimestre chiuso al 30 settembre”. Giacomo Calef, country manager di NS Partners, società di asset management ginevrina fondata nel 1964 e specializzata nella gestione dei grandi patrimoni, spiega che “i risultati che si possono analizzare rivelano due scenari differenti tra loro, quello europeo e quello americano”.

 

“Gli utili del terzo trimestre 2022 delle società europee - sottolinea il gestore - hanno, infatti, superato in media le attese. Hanno contribuito a tale risultato da un lato l’elevata esposizione al settore energetico, che impatta per 11 punti percentuali sulla crescita degli utili; dall’altro i cambi, con l’euro che ha sfiorato il valore più basso su base annua dal 2015. L’attività dovrebbe, però contrarsi nei prossimi trimestri. Inoltre, potrebbe rimanere depressa fino al 2° trimestre del 2023. I rischi di razionamento del gas e dell’elettricità durante l’inverno sono significativi, nonostante gli sforzi dei governi per diversificare le fonti e per limitare gli effetti negativi di alti prezzi del gas e dell’elettricità. Per il 2023 gli analisti prevedono rischi al ribasso per gli utili, in particolare per le società più cicliche. Il maggior ottimismo invece, riguarda la crescita dei ricavi per le aziende retail di Internet e direct marketing, quelle energetiche, del tech e del settore di difesa e aerospazio”.

Negli Stati Uniti invece, “Microsoft, Alphabet, Amazon e Apple deludono le attese. Anche Meta ha rilasciato dati al ribasso, con i conti che mettono in evidenza una flessione del fatturato e previsioni di un nuovo calo delle vendite per il quarto trimestre dell’anno. Dietro il rallentamento della redditività delle principali aziende americane si trovano principalmente l’aumento della pressione salariale, le molte assunzioni, i costi della catena di approvvigionamento e i tassi di cambio sfavorevoli. Un dollaro forte, infatti, rende più costoso per le aziende americane vendere beni e servizi in altri Paesi, riducendo così le esportazioni e generando perdite nei bilanci delle società. Hanno fatto bene, invece, le grandi banche di investimento quali Bank of America, Citigroup, Morgan Stanley e Wells Fargo”.

“Per il prossimo anno - prevede l’economista - si temono, però, rischi al ribasso per oltre il 70% dei settori e utili al rialzo per banche, assicurazioni e utilities. Ad esempio, Amazon si aspetta che le entrate siano comprese tra $140 miliardi e $ 148 miliardi nel prossimo trimestre, inferiori a quanto previsto dal consenso; i clienti potrebbero limitare la spesa per il resto dell'anno. Anche Apple, in scia, prevede una domanda in calo per i prossimi mesi e più in particolare per gli ultimi modelli di Iphone”.

“Tuttavia, secondo gli analisti le principali banche statunitensi potrebbero registrare ricavi superiori alle previsioni in quanto sono molto diversificate e contestualmente potrebbero beneficiare di margini di interesse più elevati, dovuti ai continui rialzi dei tassi”, conclude Calef.

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