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Gestore della settimana: mercati, è il momento cruciale

11/7/2022 | Daniele Riosa

Ariel Bezalel di Jupiter Asset Management spiega che “gli investitori a lungo termine e quelli alla ricerca di reddito possono sicuramente trovare valore in questo contesto”


“È già da alcuni trimestri che abbiamo iniziato a evidenziare segni di debolezza (o stanchezza) in molte delle principali economie. In questo periodo non è cambiato nulla”. Ariel Bezalel, head of strategy, fixed income di Jupiter AM e gestore del Jupiter Dynamic Bond, sottolinea che “le banche centrali hanno già raggiunto livelli significativi di inasprimento, gran parte dei quali non ha ancora avuto effetti sulla crescita globale”.

Per il manager “si prospetta, quindi, una crescita molto più lenta, ulteriori inasprimenti (compreso il tapering), un'inflazione di medio termine più bassa e rischi crescenti. Siamo convinti che questi fattori finiranno per costringere le banche centrali a cambiare rotta nel tentativo di preservare la stabilità finanziaria ed evitare risultati economici ancora peggiori. Tuttavia, ciò che è cambiato di recente è il graduale aumento del rischio per la stabilità finanziaria dei mercati, in particolare nelle ultime settimane, e questa è ovviamente una preoccupazione diversa da quella più generale per la crescita e l'inflazione. Dopo molti anni di tassi d'interesse bassi e di politica monetaria accomodante, temiamo che in alcuni settori del mercato si sia accumulata una leva finanziaria nascosta o sottovalutata”.

“Gli incidenti finanziari - ricorda l’economista - tendono a verificarsi quando tale leva si sposta al centro della scena a seguito di un significativo movimento di mercato che mette in luce la vulnerabilità del sistema. In passato, esempi di simili eventi sono stati il forte rally del dollaro USA, un balzo significativo dei prezzi del petrolio su base annua o quando i tassi d'interesse a lungo termine hanno raggiunto determinate soglie. Nel 2022 le abbiamo subite tutte e tre! Di conseguenza, consideriamo il resto dell'anno e i primi mesi del 2023 come un possibile momento cruciale per i mercati finanziari e rimaniamo attenti ai primi segnali di ulteriore instabilità”. 

Bezalel rileva che “nelle recenti conversazioni con i clienti, abbiamo evidenziato la possibilità che qualcosa si rompa, e abbiamo diversi sospettati. Naturalmente, la prima cosa che succede è sempre la più inaspettata. In altre parole, non avevamo previsto le ore di panico nel mercato dei Gilt britannici nell'ultima settimana di settembre e la volatilità delle prime settimane di ottobre, con un serio rischio proveniente dallo stesso sistema pensionistico britannico e dai ‘noiosi’ mandati di investimento liability-driven (LDI). Tuttavia, questo è un chiaro esempio di quelle aree di fragilità imprevista di cui stiamo parlando".

“La reazione - rimarca l’analista - è stata un drastico cambiamento di politica da parte della Bank of England, che nel giro di due giorni è passata dal Quantitative Tightening a un ‘temporaneo’ Quantitative Easing. Questa reazione non è una sorpresa: se la stabilità dei prezzi è di solito il mandato principale dei banchieri centrali, gli stessi sono anche i garanti della stabilità finanziaria. Quando è in gioco la stabilità finanziaria, le linee di demarcazione si confondono ed essi sono costretti ad agire per preservare il sistema”.

In questo momento l’esperto vede almeno tre principali aree di debolezza: 
“1. Il brusco inasprimento delle condizioni finanziarie e le possibili conseguenze di secondo ordine che potrebbero seguire. I mandati LDI nel Regno Unito ne sono un chiaro esempio.
2. La Cina, di cui la stampa si è occupata poco negli ultimi mesi. Il dispiegarsi di una secolare bolla del mercato immobiliare è ancora in corso. In un arco temporale più lungo, è difficile conciliare un'economia radicata nella spesa per costruzioni e infrastrutture con le preoccupanti proiezioni di crescita demografica, il desiderio di evitare un ‘allentamento simile a un'alluvione’ e obiettivi di PIL sconcertantemente elevati.
3. Il mercato immobiliare. Se la Cina ha i suoi problemi, anche molti mercati sviluppati non sono in una fase positiva. Dopo la crescita parabolica dei prezzi delle case registrata negli ultimi anni, gli Stati Uniti, l'Australia, la Nuova Zelanda e il Regno Unito stanno iniziando a registrare aumenti dei prezzi più modesti e, in alcuni casi, addirittura un calo dei prezzi delle abitazioni. Le condizioni finanziarie più rigide hanno reso gli alloggi sempre meno accessibili e, mentre i mutui a tasso variabile non sono un problema grave negli Stati Uniti, lo sono sicuramente nel Regno Unito e in Australia”.

“Queste - prosegue il gestore di Jupiter AM - sono solo alcune delle aree di fragilità che vediamo al momento (altre potrebbero essere la crisi energetica in Europa, la geopolitica o i disallineamenti di liquidità) e sono tutte potenzialmente in grado di generare forti e significativi aggiustamenti dei prezzi di mercato in futuro. Non si tratta solo di una questione di stabilità finanziaria, ma anche di riduzione della crescita e dell'inflazione. A settembre e ottobre i dati sull'inflazione sono stati ancora una volta superiori alle aspettative, ma riteniamo che alla fine scenderanno, anche se non alla velocità auspicata dalla Federal Reserve. La fiducia dei consumatori rimane debole, i magazzini continuano a riempirsi (ad esempio Nike, Micron Technology), gli ordini di beni durevoli mostrano una contrazione e le componenti dell'indice della gestione dell'approvvigionamento (ISM) relative ai nuovi ordini e all'occupazione sono crollate. Questi segnali ci fanno pensare ancora una volta che nei prossimi trimestri le merci potrebbero innescare una certa disinflazione”.

I prezzi delle materie prime “continuano a scendere, allentando la pressione sui numeri dell'inflazione complessiva, i prezzi delle case negli Stati Uniti stanno diminuendo e per la prima volta ad agosto si è registrato un calo degli affitti. In effetti, negli ultimi mesi gli alloggi hanno contribuito in modo determinante alla crescita dell'indice dei prezzi al consumo (CPI). Pur non dovendo sminuire tali dati, è importante considerare la natura strutturalmente sfasata a livello temporale delle metriche degli affitti all'interno del CPI. Al di fuori delle componenti ISM, il mercato del lavoro statunitense continua a mostrare numeri complessivamente solidi, ma il calo delle aperture di nuovi posti di lavoro a cui abbiamo assistito di recente (anche se si partiva da un livello molto alto) potrebbe essere un primo segnale che il trend sta cambiando. Inoltre, sempre più aziende hanno annunciato il blocco delle assunzioni o il taglio dei posti di lavoro (le ultime sono state Stanley Black & Decker, Meta, Softbank, Gap e Boeing)”.

Per gli investitori, “il processo di adeguamento all'inflazione è stato finora estremamente doloroso, ma non è tutto negativo. Le valutazioni degli asset obbligazionari su base all-in yield appaiono sempre più interessanti (soprattutto rispetto alle azioni). Vediamo un'opportunità ancora più grande nella duration e nei titoli di Stato di Stati Uniti, Australia e Corea del Sud. Allo stesso tempo, il recente allargamento inizia a portare gli spread creditizi in un territorio più interessante. Guardando all'Europa, ad esempio, il segmento di qualità inferiore del mercato investment grade (obbligazioni con rating BBB secondo le principali agenzie di rating) e il segmento di qualità superiore del mercato high yield (rating BB) offrono oggi spread rispetto ai rendimenti attuali dei bund tedeschi non troppo lontani da quelli visti durante la crisi Covid. Anche titoli molto difensivi nei settori delle telecomunicazioni o della sanità offrono oggi rendimenti dell'ordine del 7-9%”.

“In breve - conclude Bezalel - gli investitori a lungo termine e quelli alla ricerca di reddito possono sicuramente trovare valore in questo mercato”.

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