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BCE, la strada di rialzo dei tassi è ancora lunga

11/9/2022 | Redazione Advisor

L’inflazione continua a sorprendere al rialzo. Con una crescita che continua a reggere e un tasso di disoccupazione ancora vicino ai minimi pluridecennali è necessario un ulteriore inasprimento della politica monetaria. L’analisi di Schroders


La BCE ha nuovamente aumentato i tassi di interesse di riferimento di 75 punti base, portando il tasso di rifinanziamento principale al 2% e il tasso di deposito all’1,5%. Sebbene si sia trattato di un altro rialzo consistente, il linguaggio che ha accompagnato tale mossa ha suggerito che i futuri rialzi potrebbero essere più contenuti. Invece di indicare che la BCE è lontana dal raggiungere un livello di tassi d’interesse coerente con il ritorno dell’inflazione al target, il Comitato ha deciso di tornare a un approccio basato sulle singole riunioni: ciò potrebbe essere una risposta alle crescenti pressioni politiche, dato che l’aumento dei tassi ha iniziato a creare problemi a famiglie e imprese. Tuttavia secondo Azad Zangana, senior european economist and strategist, Schroders, i dati macro dell’eurozona suggeriscono che la BCE deve continuare ad alzare i tassi.

 

“Oltre all’aumento dei tassi d’interesse principali - osserva Zangana -  la BCE ha annunciato anche un aumento del costo dei prestiti per le banche che hanno utilizzato le operazioni mirate di rifinanziamento a lungo termine (TLTRO) – una serie di prestiti concessi alle banche per scongiurare eventuali problemi di liquidità in condizioni di mercato turbolente. Alle banche viene offerta la possibilità di rimborsare anticipatamente tali prestiti, contribuendo a ridurre la liquidità sui mercati”. La presidente della BCE Christine Lagarde ha risposto alle critiche sull’impatto sulla crescita affermando che “(...) dobbiamo fare quello che è necessario. Dobbiamo concentrarci sul nostro mandato. E il nostro mandato è la stabilità dei prezzi”.

 

A prescindere da ciò, come rileva Zangana “gli investitori hanno colto il messaggio che l’Eurotower sta diventando meno falco, riducendo il picco previsto dei tassi di interesse da poco più del 3% prima della riunione, a circa il 2,75%. Anche l’euro si è deprezzato rispetto al dollaro USA” Tuttavia, “i recenti dati sulla crescita e sull’inflazione suggeriscono che l’economia della zona euro sta reggendo meglio del previsto e che i tassi di interesse possono ancora salire. I dati preliminari sul PIL vengono diffusi a rilento, ma c’è già stata una grande sorpresa. La Germania, che secondo la maggior parte dei sondaggi economici è già in recessione, ha battuto le aspettative del consenso riportando una crescita del +0,3% per il terzo trimestre (trimestre su trimestre) contro le attese di un calo dello 0,2%. Nonostante il rallentamento dell’economia rispetto al secondo trimestre, anche l’Italia ha battuto le stime del consenso, registrando una crescita dello 0,5% contro le attese di una crescita nulla. L’economia francese ha invece rallentato, registrando una crescita dello 0,2% rispetto allo 0,5% del secondo trimestre, così come la Spagna, che è passata da una crescita dell’1,5% nel secondo trimestre allo 0,2% del terzo”.

 

Nel complesso, si stima che il PIL dell’eurozona sia cresciuto dello 0,2% nel terzo trimestre, in linea con le stime di consenso, ma in rallentamento rispetto allo 0,8% del trimestre precedente. Su base trimestrale, la crescita dell’attività è rallentata dal 4,1% al 2,1%. “Trattandosi di stime preliminari” chiarisce Zangana “in questa fase disponiamo di poche informazioni sui fattori di crescita. Sappiamo che le economie hanno registrato un forte aumento dell’attività dopo la pandemia, soprattutto quelle che dipendono maggiormente dal turismo durante l’estate. Pertanto, ci si aspettava un rallentamento. L’autorità statistica francese ha pubblicato tuttavia una ripartizione che offre qualche spunto: gli scambi commerciali netti in Francia sono stati il principale freno alla crescita, in quanto l’aumento delle importazioni ha superato quello delle esportazioni. La spesa delle famiglie è rimasta piatta, mentre gli investimenti hanno accelerato, dando impulso alla domanda interna. Si è tuttavia registrato un notevole accumulo di scorte, il che suggerisce che la domanda non sta tenendo il passo con l’offerta: ciò dovrebbe portare a una riduzione della produzione e, potenzialmente, della domanda di lavoro. Si tratta di indicazioni iniziali, ma sembra che l’economia francese stia iniziando un trend al ribasso”.

 

Il problema però è che l’inflazione continua a crescere e a diffondersi: a ottobre è balzata al 10,7% su base annua sorprendendo al rialzo. “Con una crescita che continua a reggere e un tasso di disoccupazione ancora vicino ai minimi pluridecennali, è chiaro che senza un ulteriore inasprimento della politica monetaria potrebbe svilupparsi un problema di inflazione più serio, che potrebbe richiedere un decennio per essere risolto” conclude Zangana.

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