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Obbligazionario, previsioni contrastanti. La view dei gestori

11/10/2022 | Daniele Riosa

AdvisorOnline ha chiesto agli analisti delle maggiori società di gestione un outlook sul mercato dei bond da qui alla fine del 2022. Vediamo di seguito le risposte degli esperti


La volatilità nel comparto obbligazionario è stata ancora protagonista delle ultime settimane e per questo le previsioni dei gestori, da qui alla fine del 2022, sono contrastanti. Ad alimentare l’incertezza ci sono diversi fattori tra cui il permanere di un’inflazione elevata, le risposte che a questa daranno le banche centrali, la recessione in vista e non ultima la guerra in Ucraina. Vediamo di seguito la view degli esperti.

Per l’investment advisory di Anima “il sell off registrato in questi mesi sui mercati obbligazionari è stato eccezionale e ha spinto i tassi su massimi pluriennali. Le valutazioni sono interessanti con orizzonte di medio termine, sia sulle scadenze brevi, che prezzano una stretta monetaria molto aggressiva, sia su quelle lunghe, che in prospettiva beneficeranno della fase di rallentamento contestuale della crescita e dell’inflazione. Tuttavia, il livello di incertezza su quadro macro e politiche monetarie è ancora molto alto, il momentum è negativo e il sentiment degli investitori estremamente fragile. Preferiamo dunque limitare l’assunzione di rischi e mantenere una view neutrale sui governativi core, con un bias leggermente più positivo sui Treasury: negli Stati Uniti, il disegno di un calo dell’inflazione si sta materializzando in modo più netto. La neutralità si estende anche ai titoli di Stato italiani: nelle prossime settimane i BTP resteranno guidati dai trend globali più che dagli sviluppi domestici, ma la stance del Governo su politica fiscale e attuazione del PNRR dovrà essere monitorata. Nel mondo del credito, privilegiamo il comparto investment-grade, che offre più garanzie in un contesto di deterioramento del quadro macro/fondamentale e presenta i rendimenti più generosi da un decennio”.

Gli esperti di Candriam ricordano che “il 2022 è stato finora l'anno più difficile per i mercati del reddito fisso. Le ragioni principali che spiegano il crollo delle obbligazioni sono tre: tassi d'inflazione inaspettatamente elevati, un rapido e furioso inasprimento delle banche centrali e infine (e più recentemente) un potenziale allentamento fiscale. L'impennata dell'inflazione e l'inasprimento globale delle politiche monetarie hanno colpito i mercati obbligazionari mondiali. Guardando avanti, i nostri indicatori ciclici indicano un rallentamento della crescita nelle principali economie, in misura diversa, a causa dell'aggiustamento della politica monetaria e delle ripercussioni dello shock energetico. Nell'Eurozona la recessione sembra inevitabile, mentre l'inflazione dovrebbe rimanere fastidiosamente alta nei prossimi mesi e la BCE rimane indietro rispetto ai suoi omologhi in termini di aggiustamento della politica monetaria. L'inflazione elevata, il front-loading della BCE e l'aspettativa di un inasprimento quantitativo dovrebbero mantenere una pressione al rialzo sui rendimenti nell'Eurozona nel 4° trimestre. Continuiamo a prevedere tassi alti nell'Eurozona. Oggi la principale incertezza è rappresentata dalla politica fiscale. Dopo recenti eventi nel Regno Unito, un deficit più elevato può contribuire ad accelerare il calo delle obbligazioni e a mettere a rischio un eventuale inasprimento quantitativo. Gli attuali rendimenti societari e il premio per il rischio offrono punti di ingresso interessanti, principalmente sul debito a breve termine. Tuttavia, le condizioni macro rimangono molto difficili e ci aspettiamo che si materializzino ulteriori rischi idiosincratici. Stiamo gradualmente diventando più costruttivi, ma rimaniamo molto selettivi. Nel 2023, le aspettative di un cambio di rotta da parte delle banche centrali dovrebbero offrire un sostegno più marcato ai mercati obbligazionari, compresi quelli del credito; le banche centrali appariranno più sensibili alla stabilità dei mercati e alla crescita economica nel momento in cui le pressioni inflazionistiche si dovessero attenuare. I mercati obbligazionari offriranno sicuramente valore convincente nei prossimi 6 mesi, di certo dopo l'impressionante rialzo dei rendimenti che non si vedevano dal 2011”.

Uriel Saragusti, gestore di La Financière de l’Echiquier, sottolinea che “dopo un anno complesso per le performance di tutti gli asset a reddito fisso, le prospettive iniziano ad essere più ottimistiche. Le emissioni corporate investment grade hanno raggiunto i massimi decennali in termini di rendimenti e spread, soprattutto a causa di quello che potrebbe essere il ciclo di rialzi dei tassi più rapido nella storia dell'euro. Tuttavia i tassi di default rimangono sorprendentemente bassi nell'ambito dell'high yield. Il mercato sta già anticipando un picco significativo, infatti gli spread high yield segnalano una probabilità di default superiore al 30% nei prossimi 5 anni. Ma sarà davvero così alto? Le banche centrali segneranno senza dubbio il ritmo di un'eventuale ripresa delle valutazioni del reddito fisso, per la quale sarà necessario un allentamento della stretta monetaria. Anche se non siamo ancora a questo punto, il rapporto rischio/rendimento inizia a diventare interessante. Le obbligazioni in euro con rating A e scadenza intorno al 2030 pagano oggi circa il 4% di rendimento, rispetto a poco più dello 0% a fine anno. Il segmento high yield rende oltre il 5% anche per le obbligazioni a breve scadenza, e può arrivare all'8% per le scadenze più lunghe. I rendimenti sono tornati, e con essi una maggiore capacità di assorbire gli shock di mercato rispetto agli ultimi anni”.

Pierluigi Ansuinelli, portfolio manager Franklin Templeton Investments Solutions, rileva che “il dilemma delle banche centrali è sempre più evidente. Se i tassi d’interesse non vengono aumentati l’inflazione va fuori controllo, ma se i tassi vengono aumentati troppo e/o troppo rapidamente il rischio è una recessione e forse qualche altro effetto collaterale sui mercati finanziari (il caso recente del Regno Unito è un esempio). Vedremo dati economici sfavorevoli, ma questo non sarà sufficiente per un cambio di rotta delle banche centrali, le quali guardano all’inflazione ancor prima che alla crescita economica. Le obbligazioni sono diventate più interessanti grazie al rialzo dei rendimenti e all’aver scontato le prossime mosse di politica monetaria. Le azioni devono ancora incorporare il rallentamento degli utili che sino ad ora non si è palesato; continuiamo a intravedere opportunità interessanti in Stati Uniti e Giappone a livello geografico. Vediamo ancora margine di apprezzamento per il dollaro USA”.

Gli economisti di Mirabaud mettono in luce che “mentre passiamo da un evento shock all'altro, i mercati sono arrivati a trattare con un certo grado di speranza. L'aspettativa generale rimane quella di un intervento delle banche centrali a sostegno dei mercati finanziari nel caso in cui le cose si facciano troppo difficili. La Federal Reserve ha cercato di smentire questa aspettativa, ma ci sono ancora segnali che indicano come i mercati prevedano un ‘cambio di rotta’ della Fed. Questa combinazione di speranza e incertezza sta creando una notevole volatilità quotidiana. Riteniamo essere vicini al picco del pessimismo. Dobbiamo però essere realisti e rimanere cauti fino a quando non inizieremo a vedere un trend in calo dell'inflazione e dell'attività economica. La parte a breve scadenza della curva è al suo picco (o quasi), dato che i rialzi dei tassi sono stati prezzati. Purtroppo, la dipendenza dai dati significa, per il momento, ulteriore incertezza e volatilità. Nonostante le turbolenze, ritengo che vi siano eccezionali opportunità di investimento nel reddito fisso. Spesso è proprio quando si guarda nel baratro che l'investitore accorto può prendere le decisioni più redditizie. Ritengo che un punto di svolta sia vicino e che quando arriverà sarà improvviso. Inoltre ci aspettiamo che questo catalizzatore si presenti sotto forma di stabilità dei titoli di Stato, ovvero la base dell'universo del reddito fisso, e di maggiore chiarezza sulla direzione dell'economia globale”.

Per Georg Nitzlader, head of bonds di Raiffeisen Capital Management, “il 2022 sarà ricordato come uno degli anni più terribili della storia del reddito fisso. Dopo anni di politica monetaria molto espansiva, gli elevati tassi di inflazione hanno costretto le banche centrali in tutto il mondo ad aumentare i tassi a ritmo e importi record. Visti i dati recenti che mostrano una certa tenuta dei tassi di inflazione headline e core, le banche centrali dovranno continuare ad aumentare i tassi, anche se questo ci porterà sempre più vicini a livelli di recessione. Con i Bund tedeschi decennali scambiati intorno al 2,5%, quello attuale ci sembra un punto di ingresso interessante, soprattutto se guardiamo al livello a cui erano scambiati questi titoli non molto tempo fa. Tuttavia il momentum, la scarsa liquidità, l’avversione al rischio tipica degli ultimi mesi dell’anno e un picco di inflazione che per ora sembra ancora lontano, ci spingono a mantenere una certa cautela. Anche se abbiamo iniziato a costruire alcune posizioni lunghe sui Treasury decennali, siamo ancora leggermente corti sui Bund decennali. Con il mercato posizionato sul lato corto della curva, qualsiasi segnale di dati economici negativi o di calo dell’inflazione potrebbe portare a un forte rally del reddito fisso. Al momento troviamo più interessanti i prodotti con spread di alta qualità. I covered bond, ovvero le obbligazioni garantite, e le obbligazioni sovranazionali traggono profitto dagli elevati swap spread, mentre i fondamentali ancora solidi sostengono nel medio termine i corporate bond non finanziari. I titoli finanziari top tier, ovvero di altà qualità, sembrano molto convenienti, ma risentono soprattutto dei timori di recessione e dell’elevato numero di emissioni nel 2022".

Gli analisti di Union Bancaire Privée (UBP) hanno “una prospettiva costruttiva per i mercati del reddito fisso fino alla fine dell'anno, visto il valore significativo che è stato ormai creato. Riteniamo che la maggior parte del sell off guidato dai tassi a breve termine sia ormai alle spalle e che stia diventando sempre più interessante detenere duration, poiché il picco dell'inflazione consentirà ai mercati di concentrarsi nuovamente sul rallentamento della crescita. Le aspettative di inflazione a lungo termine, ben contenute, insieme al forte inasprimento delle condizioni finanziarie già osservato, forniscono inoltre alle principali banche centrali motivi per rallentare il ritmo dei rialzi dei tassi nei prossimi mesi, prima di fare una pausa per monitorare l'impatto delle loro azioni sull'economia reale. La prevista stabilizzazione dello scenario dei tassi dovrebbe contribuire ad attirare nuovamente afflussi sui mercati del credito. Riteniamo che il segmento high yield del mercato, attraverso gli indici CDS, compensi gli investitori in modo più che adeguato rispetto al rischio che si assumono e che tali rendimenti elevati costituiscano un cuscinetto contro l'attuale volatilità del mercato. Riteniamo inoltre che il debito finanziario subordinato, compresi gli AT1, tragga vantaggio dal contesto di tassi più elevati a sostegno degli utili bancari, mentre un'allocazione in titoli a tasso variabile ha senso in questo periodo di inflazione elevate”.

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