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Gestore della settimana: “Mercato del credito, la pazienza porta rendimenti”

11/14/2022 | Daniele Riosa

Richard Ryan (M&G): “Il rischio non è uniforme e quindi una selezione informata dei titoli, basata su approfondite capacità di ricerca sui fondamentali, e un elevato livello di diversificazione dei portafogli contribuiranno a proteggere gli investitori dall'impatto delle insolvenze in questo contesto incerto"


“Riteniamo che per chi sa essere paziente questo mercato sia a buon mercato e che l'investitore beneficerà anche delle plusvalenze con il restringimento degli spread". Lo spiega Richard Ryan, gestore di M&G Total Return Credit Investment Fund e di M&G Sustainable Macro Flexible Credit Fund, che aggiunge come “il rischio di credito non sia uniforme e quindi una selezione informata dei titoli, basata su approfondite capacità di ricerca sui fondamentali, e un elevato livello di diversificazione dei portafogli contribuiranno a proteggere gli investitori dall'impatto delle insolvenze in questo contesto incerto".

Crede ci sia un qualche legame tra la crisi finanziaria globale, la crisi del debito sovrano, il Covid-19 e il mercato ribassista che gli investitori stanno vivendo ora?
“Questi episodi sono completamente diversi in termini di portata, ampiezza e velocità. Tuttavia, c'è una caratteristica comune a tutti i mercati del credito ribassisti: il punto di origine è sempre una sopravvalutazione e una insufficiente remunerazione del rischio. È proprio in questa situazione che gli investitori si sono trovati ancora una volta all'inizio del 2022. Come sempre in periodi di crescente sopravvalutazione, cerchiamo di ridurre il rischio laddove osserviamo che il prezzo di un emittente non rifletta più i rischi di credito fondamentali sottostanti. Al loro posto, ci accontentiamo di detenere attività liquide, a basso rischio e di alta qualità. In questo modo abbiamo la possibilità di reagire quando un emittente o il mercato nel suo complesso si rivalutano a livelli più interessanti e gli investitori sono in una posizione migliore per ottenere rendimenti interessanti in future”. 

Quest’anno ci sono stati molti elementi per condurre a un mercato ribassista: i problemi ancora in corso sul fronte degli approvvigionamenti, l’invasione dell’Ucraina, l’instabilità dei governi, la crescita dell’inflazione e i tassi di interesse in salita. Quali effetti hanno avuto sui mercati del credito? 
"Tutti questi fattori hanno contribuito a un significativo aumento degli spread creditizi, sebbene ciò si sia verificato a una velocità più lenta e in meno settori rispetto al precedente shock di mercato del Covid-19. È l’andamento lento di questa debolezza del mercato, rispetto a quanto successo allo scoppio della pandemia, ad aver generato incertezza negli investitori. A soffrirne sono state in particolare le società immobiliari".

Ritiene che questo possa essere un buon momento per riconsiderare un’esposizione sui mercati del credito?
"Siamo fermamente convinti che la strategia di acquistare rischio su mercati in ribasso consenta di ottenere solide performance a lungo termine ed è così che abbiamo affrontato con successo le principali crisi fin dalla nascita della nostra strategia multi-asset sul credito, nel 2007. Si è già verificato un significativo riprezzamento del rischio e vediamo aree del mercato che sono sempre più ipervendute se confrontate con i relativi rischi sottostanti. Il lento e costante sell-off di quest'anno ha probabilmente lasciato molti investitori inconsapevoli dell'entità del repricing e del conseguente aumento dei rendimenti futuri. Il riprezzamento del credito, unito al nostro riposizionamento sul rischio, ha aumentato lo spread della nostra strategia al livello più alto dalla crisi del Covid. Se anche da qui in poi non dovesse accadere nulla, il carry o lo spread da soli potrebbero offrire agli investitori il nostro target di rendimento nella sua parte più alta. Tuttavia è raro che non accada nulla sui mercati e riteniamo che per chi sa essere paziente questo mercato sia a buon mercato e che l'investitore beneficerà anche delle plusvalenze con il restringimento degli spread".

Considerando i timori di una recessione, gli investitori dovrebbero preoccuparsi del rischio default? "Riteniamo che gli investitori siano ora più che remunerati per il rischio di insolvenza. I mercati del credito si sono riprezzati al punto che praticamente tutte le fasce di rating investment grade e high yield offrono rendimenti sufficienti a compensare i livelli storici di default sia medi che nei casi peggiori, per cui riteniamo sia giunto il momento di aggiungere selettivamente tali asset alla nostra strategia. Il rischio di credito non è uniforme e quindi una selezione informata dei titoli, basata su approfondite capacità di ricerca sui fondamentali, e un elevato livello di diversificazione dei portafogli contribuiranno a proteggere gli investitori dall'impatto delle insolvenze in questo contesto incerto".

Quali aree del mercato del credito sono più interessanti? E qual è l’approccio migliore per accedere a questa opportunità?
"Le società immobiliari sono state in prima linea nel sell-off. Con l'aumento dei tassi e dei rendimenti obbligazionari, i rendimenti degli immobili devono necessariamente aumentare per poter attrarre investimenti e, di conseguenza, il loro valore si riduce. Quando le società immobiliari devono rifinanziare i loro prestiti, devono farlo a livelli di Loan To Value (LTV) più elevati, il che porta a classificarle come più rischiose. Sebbene condividiamo la preoccupazione per le aziende più deboli del settore, come investitori bottom-up esaminiamo ogni obbligazione o emittente per capire se i rischi siano completamente prezzati nelle valutazioni. Con LTV compresi tra il 45 e il 50% e prezzi per il debito investment grade vicini al 70% del valore nominale, il settore presenta una serie di asset a prezzi interessanti. Analogamente, il debito subordinato delle banche, in particolare il capitale bancario ‘Lower Tier 2’, offre oggi sia spread assoluti interessanti, sia spread rispetto al debito senior equivalente, livelli visti per l'ultima volta durante il picco del sell-off durante il Covid-19. Gli investitori rimangono eccessivamente cauti nei confronti del rischio bancario. Tuttavia, la capitalizzazione delle banche è nettamente migliore rispetto alla crisi finanziaria, la comprensione e la gestione del rischio sono migliorate e, con l'aumento dei tassi, sono destinate a beneficiare di margini di interesse netti più elevati e di una maggiore redditività. Prevediamo che quest'ultima cresca a un ritmo più rapido rispetto ai prestiti in sofferenza. Inoltre, crediamo che le banche più grandi e più stabili continueranno a richiamare il loro T2, offrendo così agli investitori rendimenti molto interessanti".

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