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Outlook 2023, parola d'ordine equilibrio

11/30/2022 | Lorenza Roma

Con il continuo delinearsi di questi rischi all’orizzonte, i clienti non potranno fare a meno di adottare approcci proattivi e dinamici di gestione del rischio. Parola di Norman Villamin (UBP)


Nel 2022 abbiamo assistito a drammatici cambiamenti, tra cui l’invasione russa in Ucraina, seguita dal più rapido ciclo di aumento dei tassi da parte della FED nell’ultima generazione. Poiché avevamo previsto che il 2022 sarebbe stato un anno caratterizzato da elevata volatilità sia per le azioni che per il reddito fisso, le nostre allocazioni in hedge fund hanno fornito un certo riparo dalla tempesta che ha travolto i mercati durante l’intero anno. A rivelarlo è Norman Villamin, cio wealth management di UBP, che nel corso dell'evento che si è tenuto oggi a Milano, ha delineato le prospettive di investimento per il 2023.

 

"Volgendo lo sguardo al futuro, - ha spiegato Villamin - l’agilità richiesta per navigare i mercati nel 2022 si confermerà importante nel 2023 poiché l’economia globale si muove su una linea sottile tra la recessione delle economie avanzate e il consolidamento della ripresa per quelle emergenti. Nel complesso i cambiamenti di paradigma in corso richiederanno agli investitori la ricerca di un equilibrio tra nuove opportunità e rischi correlati al processo di transizione dell’economia globale. In sintesi, nel 2023 prevediamo di continuare a fondarci su una gestione del rischio attiva e dinamica che ci aiuterà a tenere fede al nostro impegno di preservare e accrescere i patrimoni dei nostri clienti".

 

"A livello macroeconomico, nel 2023 si attende una debole crescita dell’economia globale compresa tra il 2 e il 2,5% dopo il 3% del 2022 con le economie sviluppate sull’orlo della recessione, mentre si dovrebbe confermare la ripresa in Asia ed è probabile che la Cina superi gli ostacoli emersi nel 2022. È previsto un graduale allentamento della morsa dell’inflazione, soprattutto negli Stati Uniti. Nel 2023 potrebbe rimanere al di sopra del target del 2% stabilito dalle banche centrali dei Paesi sviluppati, sebbene si attenda un trend più favorevole".

 

"Dopo l’exploit del 2022, diversi fattori sembrano poter convergere nel primo trimestre del 2023 per innescare un deprezzamento del dollaro statunitense rispetto alla maggior parte delle valute. Per quanto riguarda i metalli preziosi, prevediamo che l’oro e l’argento macineranno progressi nel 2023 sostenuti da una moderata debolezza del dollaro, dal possibile raggiungimento del picco dei tassi d’interesse e dall’aumento dei consumi".

 

"I mercati obbligazionari chiuderanno il 2022 con le perdite più pesanti degli ultimi 50 anni - ha aggiunto il cio - le obbligazioni statunitensi hanno annullato il rendimento totale accumulato dal 2017 e hanno invertito il trend discendente dei rendimenti cominciato con lo scoppio della crisi finanziaria globale del 2008. Se il rischio tassi ha costituito il principale freno ai rendimenti nel 2022, ci attendiamo che i maggiori rischi nel 2023 saranno rappresentati dal deterioramento della qualità creditizia e dall’ampliamento degli spread.

 

Le lezioni tratte dagli eventi passati hanno mostrato che le strategie d’investimento volte a sfruttare i picchi ciclici dell’inflazione, mirate alla riallocazione della spesa all’interno dell’economia e orientate al reddito, hanno sostenuto i rendimenti totali. La brusca frenata dell’economia cinese nel 2022 è dovuta alla strategia «zero Covid dinamico» che ha causato un persistente indebolimento dei consumi interni, un aumento della disoccupazione al 5,5% e una contrazione del 30% del settore dell’edilizia abitativa. Ora gli investitori devono adottare un nuovo paradigma in Cina focalizzato non solo sulle prospettive cicliche future, ma anche sul cambiamento della corporate governance e del panorama geopolitico.

 

Per raggiungere gli obiettivi dell’Accordo di Parigi, il Gruppo intergovernativo IPCC calcola che saranno necessari fino a 500 miliardi di dollari l’anno da investire in infrastrutture a basse emissioni di carbonio ed energeticamente efficienti. In termini economici, il passaggio a tassi d’interesse positivi rettificati per l’inflazione aumenta i rischi di sostenibilità del debito in un contesto in cui il rapporto debito/PIL è storicamente elevato.

 

Nel complesso, secondo Villamin, i rischi di deglobalizzazione, siano essi economici o geopolitici, rappresentano una minaccia significativa nei confronti dei sistemi che hanno guidato l’economia mondiale e gli investitori globali sin dagli anni Novanta. Con il continuo delinearsi di questi rischi all’orizzonte, i clienti non potranno fare a meno di adottare approcci proattivi e dinamici di gestione del rischio nel 2023.

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